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Piemonte: crociata (anche) contro l'Amusement: multe e sequestri di comma 7

21 ottobre 2019 - 10:10

Nella regione emblema del proibizionismo sul gioco, partono i sequestri anche di apparecchi di puro intrattenimento che mettono a rischio il settore.

Scritto da Ac
Piemonte: crociata (anche) contro l'Amusement: multe e sequestri di comma 7

Non ci sono soltanto le slot machine sotto la lente delle forze dell'ordine del Piemonte, da tempo attive con quotidianità nell'attuazione di un piano di contrasto al gioco illegale, sulla spinta delle disposizioni dettate dalla Regione “contro” il comparto del gioco pubblico, che stanno portando a una serie di sanzioni e sequestri di slot. Adesso, il rischio, è che a finire sotto assedio siano anche gli apparecchi di “puro” intrattenimento come le cosiddette “redemption”: ovvero, le macchine di cui al comma 7 del Testo unico di pubblico sicurezza, da troppo tempo vittime dell'assenza di una regolamentazione specifica e all'interno di un limbo normativo in cui si trovano ormai da troppi anni.

Succede nei pressi di Vercelli, quando nei giorni scorsi la Guardia di finanza locale ha posto i sigilli su dieci apparecchi di questo tipo posizionati all'interno di una sala giochi del posto, individuati come “ticket redemption” - ovvero quelli “richiamati nell'articolo 11 del Tupls al comma 7 letterà c-bis”, come scritto nel verbale di sequestro stilato dalla fiamme gialle – perché sprovvisti di nulla osta per la messa in esercizio. Tale è infatti l'unica “accusa” mossa dalle forze dell'ordine e la sola anomalia riscontrata nei verbali, nei quali non si fa riferimento all'eventuale utilizzo degli apparecchi o meno per campagne di accumulo punti e rilascio di premi, attraverso l'utilizzo di ticket, soffermandosi sulla sola mancanza amministrativa del titolo di carattere autorizzatorio necessario per la messa in esercizio di ogni tipologia di apparecchio da intrattenimento.

I GIOCHI NEL LIMBO - Peccato però che la realtà di alcuni videogiochi di puro intrattenimento, quali appunto i comma 7 c-bis del Tulps, sia caratterizzata (e compromessa) da una particolarissima vicenda legislativa – risalente al lontano 2013, poi rivalutata nel 2015 e di nuovo abbandonata - in virtù della quale il Legislatore aveva promesso e annunciato una regolamentazione specifica di questa tipologia di giochi, che sarebbe dovuta passare per un provvedimento normativo a cura dei Monopoli di Stato, sentite le opportune commissioni parlamentari. Proponendo, nello stesso tempo, quella che era stata definita una “sanatoria” per gli apparecchi fino a quel momento in distribuzione, introducendo però pene più severe per “chiunque produce, distribuisce o installa o comunque mette a disposizione”, apparecchi destinati “a qualunque forma di gioco anche di natura promozionale, non rispondenti alle caratteristiche di cui ai commi 6 e 7”. Individuando una sanzione amministrativa pecuniaria da 5mila a 50mila euro per ciascun apparecchio, oltre alla chiusura del pubblico esercizio, da trenta a sessanta giorni. 
Oggi, quasi quattro anni dopo dall'entrata in vigore di quella legge, non è mai stata attuata la parte normativa relativa alla corretta omologazione di questi apparecchi, rendendo quindi impossibile il rilascio di titoli autorizzatori specifici come previsto dalla legge. Anche se il resto delle disposizioni risulta di fatto in vigore, comprese quelle relative alle sanzioni. Per questa ragione le forze dell'ordine piemontesi, nel porre i sigilli alle macchine da gioco, hanno individuato la possibile sanzione da comminare nei confronti di tre soggetti (importatore, distributore ed esercente) che potrebbe superare i centomila euro cadauno. Oltre alla chiusura del locale. In attesa di ricevere ulteriore documentazione che la parte si è riservata di esibire, per valutare le regolarità degli apparecchi in relazione alle prescrizioni di legge.
In effetti, va detto, questa tipologia di macchine da gioco sono sempre state presenti nei locali pubblici italiani e sottoposte a un regime di “tolleranza” da parte delle amministrazioni, proprio in virtù del limbo normativo in cui si trova il settore: fermo restando che tali macchine, quando poste in esercizio, non vengono comunque sottratte alla tassazione, con gli addetti ai lavori che, proprio come nel caso di Vercelli, eseguono comunque i versamenti dell'Imposta sugli intrattenimenti prevista dalla legge per i giochi di puro intrattenimento. E con l'unica anomalia, dunque, rappresentata dall'assenza di nulla osta amministrativo poiché “non rilasciabile” dalle autorità competenti proprio in assenza del provvedimento attuativo di cui sopra. Per un autentico cul-de-sac dal quale scaturiscono i sequestri di questi giorni.
 
I POSSIBILI SVILUPPI - Ora però il caso di Vercelli potrebbe riaprire il dibattito attorno a questo settore e alla necessità di arrivare a una regolamentazione definitiva, pena la sopravvivenza di un comparto economico che sarà pure “di nicchia”, ma comunque esistente. E ancora più importante nel momento in cui lo Stato, come avviene da tempo, promette di voler “liberare il paese dall'azzardo”: un obiettivo che, per essere perseguito (ammesso che possa essere veramente realizzabile), necessita prima di tutto del mantenimento di un'alternativa al gioco d'azzardo che ad oggi è rappresentata unicamente dai giochi di puro intrattenimento. I quali però rischierebbero ora di sparire qualora dovesse essere intrapresa un'azione di repressione a livello nazionale come quella eseguita dalla forze dell'ordine piemontesi. Ora, dunque, sarà importante capire cosa accadrà nei giorni scorsi attorno a questa vicenda, con le fiamme gialle che, una volta acquisita tutta la documentazione del caso, potrebbero confermare o annullare il sequestro e, nel primo caso, disporre le sanzioni previste, andando a costituire un pericoloso precedente e andando incontro, probabilmente, a un contenzioso da parte degli addetti ai lavori, interessati a difendere le proprie attività. Oppure da questa vicenda potrebbe riprendere l'iter amministrativo, burocratico e legislativo necessario per la corretta e definitiva regolamentazione del settore. Magari anche sfruttando la manovra di bilancio ancora oggi in fase di definizione, per introdurre una voce specifica relativa al mercato di puro intrattenimento.

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