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Bingo, l'ora della verità: Barbieri e Marcotti: 'Servono regole certe'

02 gennaio 2018 - 12:09

Anche il bingo attraversa una fase di incertezza. Ma per Italo Marcotti (Federbingo) e Salvatore Barbieri (Ascob) c'è una possibilità di ripresa: la certezza delle regole.

Scritto da Francesca Mancosu
Bingo, l'ora della verità: Barbieri e Marcotti: 'Servono regole certe'

 

"Il bando del bingo è atteso dall’anno 2014, anno in cui venne cassato dal Tar del Lazio a causa di un errore procedurale. Il rinvio del bando 2014 ha portato la rete a dover sottostare alle limitazioni imposte dal riordino e dalle norme regionali e comunali". Si riassume nella frase di Italo Marcotti, presidente di Federbingo, la stasi in cui si dibatte il settore del bingo, stretto fra investimenti bloccati e i tagli agli orari di apertura imposti dagli enti locali, con gravi ripercussioni sull'occupazione. Una fase di interrogativi ma anche di conferme, con una sostanziale tenuta dei volumi di gioco, ma soprattutto di attesa della rigenerazione del settore, dopo l'approvazione della legge di Bilancio.

MARCOTTI "SBLOCCARE I BANDI" - "Il testo della legge di Bilancio contiene l'innalzamento del canone annuo concessorio da 60mila a 90mila euro. Non siamo favorevoli per diversi motivi", sottolinea Italo Marcotti. "Tale valore è sproporzionato rispetto alla base d’asta del bando (350.000 euro) infatti un esercizio in proroga dovrebbe valere 39mila euro e non 90mila euro. Ritroviamo, inoltre, elementi di sproporzione se paragoniamo il canone di proroga richiesto per la rete bingo terrestre e scommesse. Per il betting il canone proposto è di 6mila euro annui contro i 90mila del bingo. Dall’esercizio 2017 all’esercizio 2018 non è intervenuta alcuna motivazione di carattere economico che possa giustificare un incremento del canone di 30mila euro. Mi riferisco ad alleggerimenti fiscali che possano essere prodromici ad una maggiore redditività per i concessionari e quindi giustificare una maggiore tassazione. L’incremento di una gabella già elevata, gli attuali 60mila euro annui, non sono sostenibili per la gran parte delle società concessionarie a monosala. L’incremento del Preu di questi ultimi anni ha quasi azzerato la redditività e anche il Bingo è divenuto un’attività che necessita di grandi volumi per poter diventare redditivo. Per quanto concerne la conservazione degli scontrini, nel bingo avviene dall’istituzione del gioco, sarà un ulteriore onere operativo ma in un certo qual modo siamo preparati", afferma ancora il presidente di Federbingo.
 
 
IL FUTURO DELLE NORME LOCALI - Altro nodo da sciogliere è l'attuazione dell'intesa raggiunta in Conferenza unificata. "Ritengo che nel testo dell’accordo vi siamo parecchi punti bui. In modo particolare confligge l’uniformità della normativa a carattere nazionale con l’ottenuta autonomia dei territori. Ho però avuto l’opportunità di confrontarmi con alcuni sindaci emiliani e riscontro un’incongruenza fra la posizione di Anci e dei sindaci sui territori. Lo porto come esempio perché sintomatico del clima nel Paese. La Regione ha emanato una normativa basata su proibizionismo ed espulsione della rete legale, a tutto profitto della rete illegale, aprendo così un fronte di contenzioso amministrativo fra sindaci e rete del gioco legale. Ciò, oltre a distruggere un tessuto produttivo costituito da migliaia di attività, (sale giochi, concessionari scommesse e bingo, baristi e tabaccai) sottopone i sindaci a ricorsi amministrativi ed a richieste di risarcimento del danno economico subito oltre alla segnalazione alla Corte dei Conti per danno erariale prodotto. Tutto ciò descritto senza portare un oggettivo beneficio a chi soffre di dipendenza da Gap perché il distanziometro e le limitazioni proposte da alcuni amministratori locali se lo paragoniamo alla dipendenza da shopping compulsivo equivale a posizionare i negozi a 501 metri dai centri abitati, una follia", dice ancora Marcotti. Nonostante l'accordo, gli enti locali continuano a legiferare in ordine sparso, con tutte le conseguenze del caso. "Ritengo che il Governo debba proporre una norma a carattere nazionale che segua le indicazioni condivise dalla Conferenza Unificata. Ciò permetterebbe l’espletamento dei bandi per bingo e scommesse. Se successivamente i territori dovessero rilevare la necessità di emendare la norma nazionale potranno farlo nel rispetto dei principi dell’accordo, assumendosi l’onere di sostenere in ambito politico ed amministrativo le proprie decisioni. Una cosa mi pare certa, se la rete si dota delle misure richieste per porre oggettivamente un limite all’offerta e la stessa verrà certificata da elevati livelli di sicurezza, le limitazioni non possono essere applicate. Diversamente dovremo attendere che gli 8mila comuni italiani aggiornino il loro piano regolatore e prevedano la possibilità di creare una rete di raccolta di gioco pubblico che rispetti gli attuali investimenti, sia omogenea e non espulsiva. Operazione che potrebbe costare anni". Nel frattempo il settore del bingo però tiene botta. "Il 2017 è stato un anno di conferma, i volumi sono stabili, ma il bingo è un gioco popolare, di nicchia. Non dobbiamo dimenticare che giocare a bingo è un passatempo che costa circa 10 euro all’ora e spesso i clienti possono godere di promozioni legate alla ristorazione. Non è un gioco che può 'cambiare la vita' anche se una buona vincita può cambiare il budget mensile di un giocatore. Al bingo infatti i premi ordinari ammontano a qualche centinaia di euro mentre i jackpot arrivano a circa 1.000 euro. Il tutto è proporzionato alla spesa media giocatore /partita che ammonta a circa 1,25 euro ogni 8 minuti", conclude Marcotti.
 

BARBIERI " REGOLE SUBITO E COMUNQUE" - "Abbiamo fatto di tutto per presentare un emendamento all'articolo 90 della legge di Bilancio e bloccare la proroga onerosa delle concessioni vigenti fino alla fine del prossimo anno. Noi ad oggi paghiamo 5mila euro al mese, con il nuovo testo si arriva a 7500: reputo sia discriminante nei nostri confronti. Basterebbe aggiungere 43 euro al mese ai 13mila punti scommesse operanti in Italia fra corner e agenzie e si arriverebbe a quella somma richiesta al gioco del bingo. Per noi una cosa del genere è pesante: 43 euro in più non pesano mentre 2500 possono portare alla chiusura di una sala bingo, giù gravata dagli effetti dei distanziometri delle legge regionali e dalle ordinanze orarie dei Comuni. Abbiamo trovato la disponibilità del sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta a rendersi conto della situazione e speriamo che le nostre proposte vengano accettate", auspica Salvatore Barbieri, presidente di Ascob - Associazione Concessionari Bingo, commentando le norme in materia di giochi contenute nel testo della manovra fiscale. Quanto all'attuazione dell'accordo firmato in Conferenza unificata Barbieri non ha dubbi. "Credo non verrà fuori nulla prima di febbraio-marzo 2018. Se pensiamo che il decreto deve arrivare anche alle commissioni e ad oggi non è stato ancora presentato non credo che per la fine dell'anno si possa attuare, non ci sono i tempi tecnici. Onestamente non so cosa aspettarmi, visto cosa sta accadendo in Piemonte: se le regioni volevano essere collaborative potevano farlo. Mi auguro si arrivi ad una conclusione al più presto, comunque. Se non si trova una soluzione prima delle elezioni rischiamo di mettere sul piatto dei populisti un argomento molto complesso".
 
NESSUNA MORATORIA - Analizzando nel dettaglio l'evoluzione delle leggi regionali, Barbieri crede che la moratoria alla scadenza delle autorizzazioni di gioco decisa dalla Liguria resterà un caso isolato. "La Liguria ha un governo di centrodestra che ha preso in considerazione tale misura, ma se le regioni continuano a passarsi la palla fra le varie correnti dei partiti credo che andranno avanti nell'attuazione delle leggi approvate e non si fermeranno. Ci vuole un atto di coraggio e di forza da parte del governo centrale". Anche il presidente di Ascob ne approfitta per tentare di stilare un bilancio dell'anno appena concluso. "Di positivo non mi pare ci sia nulla. Come associazione stiamo continuando a fare i nostri studi sulla diffusione del gioco patologico, fenomeno che abbiamo sempre riconosciuto, anche con la collaborazione dell'Università di Firenze. Attraverso indagini sul suo impatto nelle sale bingo e prossimamente nelle sale Awp e Vlt ubicate all'interno delle sale bingo. Purtroppo permane l'ostilità nei confronti del gioco: qualcuno si è dimenticato che il settore nel suo complesso dà da mangiare a 130mila famiglie. Si parla tanto di occupazione anche per i giovani e tanti sono occupati nelle sale bingo secondo i contratti nazionali ma nessuno lo prende sul serio. Serve la collaborazione di tutti per risolvere il problema: facendo chiudere le attività di gioco lecito però si rischia di tornare al sommerso, all'illegale che c'era fino a 15 anni fa". Parlando di cifre poi Barbieri stima "un calo del 7/8 percento del fatturato della sale bingo per il 2017, a causa anche delle ordinanze comunali come quelle di Napoli. Come associazione siamo al fianco di 23 delle nostre sale nei ricorsi contro i limiti orari: ormai i tribunali respingono quasi tutte le istanze, seguendo la giurisprudenza che si è consolidata. Abbiamo dovuto fare tanti licenziamenti, stiamo aprendo un tavolo di trattativa nazionale con i sindacati per il rinnovo dei contatti visto che prima si lavorava su tre turni e ora al massimo su 8-10 ore, e andremo anche al ministero dello Sviluppo economico per aprire un tavolo di crisi. Noi vorremmo mantenere tutti i posti di lavoro ma ad oggi non ci sono le condizioni. E non ci saranno fino a quando non ci saranno regole che consentano agli imprenditori di fare gli imprenditori".
 

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