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Bingo, Eurispes: 'Distanziometro non riduce Gap e aumenta illegalità'

09 luglio 2020 - 09:31

Il rapporto sui rischi e prospettive del bingo, l'Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes evidenzia impatto dei distanziometri regionali su contrasto al Gap e diffusione dell'illegalità.

Scritto da Redazione
Bingo, Eurispes: 'Distanziometro non riduce Gap e aumenta illegalità'

 

C'è il rischio che una riduzione dell’offerta del gioco pubblico generi “meccanicamente” un aumento dei volumi di illegalità.

Ad evidenziarlo è il rapporto “Il bingo nella crisi del gioco legale in Italia:  rischi e prospettive dell’offerta più 'social' della galassia gioco”, stilato dall'Osservatorio Giochi, legalità e patologie dell’Eurispes e presentato oggi, 9 luglio.

Il riferimento è alla ormai ben nota “questione territoriale” e al fatto che negli ultimi anni  le legislazioni locali, emanate per contrastare i rischi connessi alle dipendenze da gioco d’azzardo hanno, loro malgrado, minato gli stessi presupposti fondanti l’organizzazione del gioco del bingo nel nostro ordinamento.

Il sistema delle distanze minime dai luoghi sensibili e la pressoché esclusione della possibilità di collocare le Sale nei centri urbani, registrata nella gran parte dei territori quale conseguenza diretta dell’applicazione della misura del “distanziometro”, hanno di fatto sovvertito l’originario impianto distributivo delle sale, senza che ciò potesse, in alcun modo, condurre ad un nuovo equilibrio economico-finanziario che ne garantisse la tenuta.
 
 
Il tutto mentre il bando di gara del 2000 ha previsto che le originarie 800 concessioni per la gestione delle sale bingo venissero ubicate sulla base di un piano di ripartizione territoriale numerica per provincia approvato con decreto del direttore generale dei Monopoli di Stato.
La ripartizione delle sale (sia delle prime 420 che delle ulteriori 380) è stata, quindi, effettuata sulla base di due criteri oggettivi – popolazione maggiorenne residente e propensione al gioco – tenendo conto delle potenzialità di ogni provincia ed al fine di rendere economicamente valide le sale da attivare.
 
Il “taglio” delle sale con l'entrata in vigore del distanziometro, secondo quanto evidenzia l'Eurispes,   sebbene possa ridurre il consumo di gioco nei giocatori “sociali”, non ha alcun effetto sul giocatore patologico; al contrario, risulta funzionale all’obiettivo di occultare al proprio àmbito relazionale e familiare i comportamenti patologici.
L’introduzione di tale strumento produce concretamente, o produrrebbe nella maggior parte dei territori, la pratica espulsione dell’offerta legale mentre la limitazione degli orari dell’offerta induce il giocatore patologico, ove non trovi altro sfogo, a concentrare in fasce ridotte le sue pulsioni, approfondendo le dinamiche compulsive in spazi temporali maggiormente omogenei per quanto riguarda le manifestazioni patologiche, e che contribuiscono a creare una dimensione di ghetto. Erga omnes, la forte riduzione dell’offerta di gioco pubblico, quando non la sua pratica espulsione ad opera del “distanziometro”, apre spazi che vengono immediatamente occupati dalle attività illegali gestite dalla criminalità organizzata – che da sempre ha nel gioco clandestino uno dei suoi core business.
 
L’analisi dell’Osservatorio su Giochi, legalità e patologie dell’Eurispes trova conforto anche dal “verdetto” espresso dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). La pubblicazione, nell’ottobre 2018, della prima importante ricerca pubblica curata dall’Iss  ha rappresentato senz’altro un momento di snodo nell’intero dibattito sulla galassia del gioco in Italia. Per l’Iss  i concittadini che giocano sono nel nostro Paese circa 18 milioni e mezzo, ovvero il 36,4 percento della popolazione. Per il 43,7 percento di essi si tratta di uomini, per il 29,8 percento di donne. Il 26,5 percento (pari a 13.435.000) rientra nella categoria del giocatore “sociale”, con differenze significative tra maschi e femmine (rispettivamente 30,2 percento vs 23,1 percento), ovvero un cittadino che gioca saltuariamente, per puro divertimento.
Esistono poi i giocatori a basso rischio, circa il 4,1 percento (2.000.000 di residenti), e i giocatori a rischio moderato, che sono il 2,8 percento (circa 1.400.000 residenti). I giocatori problematici sono il 3 percento (circa 1.500.000 residenti). Tra i giocatori problematici la fascia di età 50-64 anni è la più rappresentata (35,5 percento). Va qui precisato che l’area dei giocatori problematici non coincide con quella dei giocatori patologici, definibili così solo a seguito di una diagnosi medica.
Altro dato essenziale fornito dall’Iss  è quello dei “presi in carico”, ovvero dei cittadini cui è stata diagnosticata una dipendenza patologica da gioco d’azzardo: in Italia sono circa 13.000 e vengono assistiti dai Dipartimenti delle Dipendenze patologiche delle Asl.
È evidente che il delta tra il numero dei giocatori considerati problematici (1.500.000) e quelli diagnosticati patologici (13.000) è così estremo da portare con sé valutazioni di segno opposto. La prima è che il passaggio tra problematico e patologico sia molto raro; la seconda è che il Sistema sanitario riesce ad intercettare solo “tracce” dei comportamenti patologici legati al consumo di gioco.
 
La ricerca dell’Iss  ha, di fatto, corroborato la valutazione che l’Eurispes ha espresso sul “distanziometro”, comparando gli orientamenti delle due macro-categorie in cui si suddividono i consumatori di gioco: i “giocatori sociali” e quelli “problematici”. L’Iss  ha riscontrato le rispettive predilezioni su “vicinanza” o “lontananza” dei punti gioco dall’abitazione e dal posto di lavoro, e anche il valore che le due categorie attribuiscono alla “riservatezza”.
 
La predilezione da parte dei giocatori problematici dei luoghi lontani da casa e per quelli che garantiscono maggior privacy per quote percentuali in entrambi i casi superiori al 10 percento (mentre la lontananza dal luogo di lavoro appare meno influente), potrebbe apparire non rilevante, anche se confrontata con quella assai più bassa espressa dai giocatori sociali. In realtà questi dati “dicono” qualcosa di diverso.
Come abbiamo già detto, secondo l’Iss  i “giocatori problematici” sono in Italia 1.500.000, pari al 3 percento della popolazione. Ipotizzando che questo sottoinsieme, rappresentato dai giocatori patologici, assommi al 10 percento dei problematici, ecco che il dato della predilezione di luoghi del gioco lontani da casa o che assicurano privacy (che si attesta intorno alla stessa percentuale) potrebbe “fotografare” proprio la quota di giocatori più fortemente problematici.
 
I giocatori fortemente problematici preferirebbero, dunque, privacy e lontananza dai luoghi dove si vive quotidianamente e si è maggiormente conosciuti. L’assunto secondo cui il “distanziometro” non serve in quanto chi manifesta il disturbo non viene dIssuaso dal gioco per la distanza, viene così addirittura ribaltato: il “giocatore problematico” ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e occultano, in qualche misura, la sua condizione di difficoltà.
 
Nello specifico delle sale bingo, va segnalato che sia dalla citata ricerca dell’Iss, sia dall’analisi dell’attività di numerosi Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche che l’Eurispes ha effettuato all’interno dei già citati studi territoriali (Puglia, Piemonte, Lazio), non emergono specifici elementi che coniugano il Dga (Disturbo da gioco d’azzardo) con il consumo del gioco del bingo. Senza poter escludere che il giocatore patologico in alcuni casi frequenti anche le sale bingo, questa tipologia di offerta non è ritenuta, dai giocatori medesimi e dal personale dei Dipartimenti, foriera di comportamenti patologici.
 
CON LA RIDUZIONE DEL GIOCO AUMENTA ILLEGALITÀ -  Dalle ricerche dell’Osservatorio dell’Eurispes sono emersi molteplici elementi a conferma del rischio che una riduzione dell’offerta del gioco pubblico generi “meccanicamente” un aumento dei volumi di illegalità.
In particolare, va prestata attenzione a due dati. Il primo segnala che tra il 2015 e il 2017 il volume del gioco pubblico online è passato dai circa 17 miliardi a circa 27, con un aumento del 59,2 percento. Il secondo riguarda la “spesa” dei giocatori in questo segmento, che è “solo” di 1,376 miliardi, pari a circa il 5,1 percento del giocato: come dire, l’on line è più conveniente per i giocatori, in quanto il payout e di circa il 95 percento, contro il 70/80 percento delle altre tipologie di gioco. Al netto delle frodi, che spesso caratterizzano l’online, l’offerta illegale può assicurare un payout ancora più elevato, mancando il prelievo erariale. C’è, poi, un altro elemento che va considerato. Il giocatore in genere non sembra restio a utilizzare circuiti illegali, sia su rete fisica che nell’online, perché l’illegale “paga” di più, e assicura un maggiore livello di riservatezza.
I risultati della rilevazione dell’Eurispes del 2019 hanno messo in evidenza che il 4,7 percento del campione intervistato ha consumato gioco attraverso circuiti illegali, e questa quota aumenta di molto al Sud e nelle Isole. Con ogni probabilità questo dato sottostima la realtà, perché non può tenere conto dell’inconsapevolezza di molti giocatori che non sanno di essere incappati in reti illegali. Del resto, il volume dell’illegale in Italia è valutato intorno ai 20 miliardi annui, ovvero al 20 percento di quello del gioco pubblico.
A chi si occupa di contrastare l’illegalità, non sfugge il ruolo, anche strategico, che un sistema quale quello concessorio-autorizzatorio adottato nel nostro ordinamento possa avere nella misura in cui consente un controllo pregnante del territorio. La sfida attuale appare, quindi, quella di ottimizzarne la funzionalità ed il controllo più che quella di retrocedere alla fase precedente gli anni 2000 lasciando integralmente il campo all’esclusiva gestione criminale delle attività.
Partendo dal dato che tutto il comparto del gioco è di altissimo interesse per la criminalità organizzata, dall’analisi delle relazioni della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e della Direzione investigativa antimafia degli ultimi due anni, emerge un interesse comunque marginale per il gioco del bingo, rispetto ad altri segmenti del settore (in particolare, gioco online e apparecchi illegali).
Bingo, Eurispes: 'Distanziometro non riduce Gap e aumenta illegalità'

Nel rapporto sui rischi e prospettive del bingo, l'Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes evidenzia impatto dei distanziometri regionali su contrasto al Gap e diffusione dell'illegalità.

C'è il rischio che una riduzione dell’offerta del gioco pubblico generi “meccanicamente” un aumento dei volumi di illegalità.

Ad evidenziarlo è il rapporto “Il bingo nella crisi del gioco legale in Italia:
rischi e prospettive dell’offerta più 'social' della galassia gioco”, stilato dall'Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes e presentato oggi, 9 luglio.

 

Il riferimento è alla ormai ben nota “questione territoriale” e al fatto che negli ultimi anni le legislazioni locali, emanate per contrastare i rischi connessi alle dipendenze da gioco d’azzardo hanno, loro malgrado, minato gli stessi presupposti fondanti l’organizzazione del Gioco del Bingo nel nostro ordinamento. Il sistema delle distanze minime dai luoghi sensibili e la pressoché esclusione della possibilità di collocare le Sale nei centri urbani, registrata nella gran parte dei territori quale conseguenza diretta dell’applicazione della misura del “distanziometro”, hanno di fatto sovvertito l’originario impianto distributivo delle Sale, senza che ciò potesse, in alcun modo, condurre ad un nuovo equilibrio economico-finanziario che ne garantIss e la tenuta.

Volendo semplificare: mentre da una parte è previsto che le Sale Bingo non possano trasferirsi da un luogo all’altro, dall’altra è previsto che la Sale Bingo debbano, necessariamente, traslocare laddove poste in prossimità di un “luogo sensibile” pena l’ingiunzione di chiusura delle Sale stesse per violazione del “distanziometro”. Il tutto con evidente contraddittorietà di provvedimenti adottati a distanza di tempo tra loro.

 

Il tutto mentre il Bando di Gara del 2000 ha previsto che le originarie 800 concessioni per la gestione delle Sale Bingo venIss ero ubicate sulla base di un piano di ripartizione territoriale numerica per provincia approvato con decreto del Direttore Generale dei Monopoli di Stato.

La ripartizione delle Sale (sia delle prime 420 che delle ulteriori 380) è stata, quindi, effettuata sulla base di due criteri oggettivi popolazione maggiorenne residente e propensione al gioco tenendo conto delle potenzialità di ogni provincia ed al fine di rendere economicamente valide le Sale da attivare.

 

Il “taglio” delle sale con l'entrata in vigore del distanziometro, secondo quanto evidenzia l'Eurispes, sebbene possa ridurre il consumo di gioco nei giocatori “sociali”, non ha alcun effetto sul giocatore patologico; al contrario, risulta funzionale all’obiettivo di occultare al proprio àmbito relazionale e familiare i comportamenti patologici.

L’introduzione di tale strumento produce concretamente, o produrrebbe nella maggior parte dei territori, la pratica espulsione dell’offerta legale mentre la limitazione degli orari dell’offerta induce il giocatore patologico, ove non trovi altro sfogo, a concentrare in fasce ridotte le sue pulsioni, approfondendo le dinamiche compulsive in spazi temporali maggiormente omogenei per quanto riguarda le manifestazioni patologiche, e che contribuiscono a creare una dimensione di ghetto. Erga omnes, la forte riduzione dell’offerta di gioco pubblico, quando non la sua pratica espulsione ad opera del “distanziometro”, apre spazi che vengono immediatamente occupati dalle attività illegali gestite dalla criminalità organizzata che da sempre ha nel gioco clandestino uno dei suoi core business.

 

L’analisi dell’Osservatorio su Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes trova conforto anche dal “verdetto” espresso da un soggetto di forte rilevanza pubblica quale l’Istituto Superiore di Sanità (Iss ). La pubblicazione, nell’ottobre 2018, della prima importante ricerca pubblica curata dall’Iss ha rappresentato senz’altro un momento di snodo nell’intero dibattito sulla galassia del gioco in Italia. Per l’Iss i concittadini che giocano sono nel nostro Paese circa 18 milioni e mezzo, ovvero il 36,4 percento della popolazione. Per il 43,7 percento di essi si tratta di uomini, per il 29,8 percento di donne. Il 26,5 percento (pari a 13.435.000) rientra nella categoria del giocatore “sociale”, con differenze significative tra maschi e femmine (rispettivamente 30,2 percento vs 23,1 percento), ovvero un cittadino che gioca saltuariamente, per puro divertimento.

Esistono poi i giocatori a basso rischio, circa il 4,1 percento (2.000.000 di residenti), e i giocatori a rischio moderato, che sono il 2,8 percento (circa 1.400.000 residenti). I giocatori problematici sono il 3 percento (circa 1.500.000 residenti). Tra i giocatori problematici la fascia di età 50-64 anni è la più rappresentata (35,5 percento). Va qui precisato che l’area dei giocatori problematici non coincide con quella dei giocatori patologici, definibili così solo a seguito di una diagnosi medica.

 

Altro dato essenziale fornito dall’Iss è quello dei “presi in carico”, ovvero dei cittadini cui è stata diagnosticata una dipendenza patologica da gioco d’azzardo: in Italia sono circa 13.000 e vengono assistiti dai Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche delle Asl.

È evidente che il delta tra il numero dei giocatori considerati problematici (1.500.000) e quelli diagnosticati patologici (13.000) è così estremo da portare con sé valutazioni di segno opposto. La prima è che il passaggio tra problematico e patologico sia molto raro; la seconda è che il Sistema sanitario riesce ad intercettare solo “tracce” dei comportamenti patologici legati al consumo di gioco.

 

La ricerca dell’Iss ha, di fatto, corroborato la valutazione che l’Eurispes ha espresso sul “distanziometro”, comparando gli orientamenti delle due macro-categorie in cui si suddividono i consumatori di gioco: i “giocatori sociali” e quelli “problematici”. L’Iss ha riscontrato le rispettive predilezioni su “vicinanza” o “lontananza” dei punti gioco dall’abitazione e dal posto di lavoro, e anche il valore che le due categorie attribuiscono alla “riservatezza”.

 

La predilezione da parte dei giocatori problematici dei luoghi lontani da casa e per quelli che garantiscono maggior privacy per quote percentuali in entrambi i casi superiori al 10 percento (mentre la lontananza dal luogo di lavoro appare meno influente), potrebbe apparire non rilevante, anche se confrontata con quella assai più bassa espressa dai giocatori sociali. In realtà questi dati “dicono” qualcosa di diverso.

Come abbiamo già detto, secondo l’Iss i “giocatori problematici” sono in Italia 1.500.000, pari al 3 percento della popolazione. Ipotizzando che questo sottoinsieme, rappresentato dai giocatori patologici, assommi al 10 percento dei problematici, ecco che il dato della predilezione di luoghi del gioco lontani da casa o che assicurano privacy (che si attesta intorno alla stessa percentuale) potrebbe “fotografare” proprio la quota di giocatori più fortemente problematici.

 

I giocatori fortemente problematici preferirebbero, dunque, privacy e lontananza dai luoghi dove si vive quotidianamente e si è maggiormente conosciuti. L’assunto secondo cui il “distanziometro” non serve in quanto chi manifesta il disturbo non viene dIss uaso dal gioco per la distanza, viene così addirittura ribaltato: il “giocatore problematico” ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e occultano, in qualche misura, la sua condizione di difficoltà.

 

Nello specifico delle Sale Bingo, va segnalato che sia dalla citata Ricerca dell’Iss , sia dall’analisi dell’attività di numerosi Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche che l’Eurispes ha effettuato all’interno dei già citati studi territoriali (Puglia, Piemonte, Lazio), non emergono specifici elementi che coniugano il DGA (Disturbo da Gioco d’Azzardo) con il consumo del gioco del Bingo. Senza poter escludere che il giocatore patologico in alcuni casi frequenti anche le Sale Bingo, questa tipologia di offerta non è ritenuta, dai giocatori medesimi e dal personale dei Dipartimenti, foriera di comportamenti patologici.

 

CON RIDUZIONE DEL GIOCO AUMENTA ILLEGALITÀ - Dalle ricerche dell’Osservatorio dell’Eurispes sono emersi molteplici elementi a conferma del rischio che una riduzione dell’offerta del gioco pubblico generi “meccanicamente” un aumento dei volumi di illegalità.

In particolare, va prestata attenzione a due dati. Il primo segnala che tra il 2015 e il 2017 il volume del gioco pubblico on line è passato dai circa 17 miliardi a circa 27, con un aumento del 59,2 percento. Il secondo riguarda la “spesa” dei giocatori in questo segmento, che è “solo” di 1,376 miliardi, pari a circa il 5,1 percento del giocato: come dire, l’on line è più conveniente per i giocatori, in quanto il payout e di circa il 95 percento, contro il 70/80 percento delle altre tipologie di gioco. Al netto delle frodi, che spesso caratterizzano l’on line, l’offerta illegale può assicurare un payout ancora più elevato, mancando il prelievo erariale. C’è, poi, un altro elemento che va considerato. Il giocatore in genere non sembra restio a utilizzare circuiti illegali, sia su rete fisica che nell’on line, perché l’illegale “paga” di più, e assicura un maggiore livello di riservatezza.

I risultati della rilevazione dell’Eurispes del 2019 hanno messo in evidenza che il 4,7 percento del campione intervistato ha consumato gioco attraverso circuiti illegali, e questa quota aumenta di molto al Sud e nelle Isole. Con ogni probabilità questo dato sottostima la realtà, perché non può tenere conto dell’inconsapevolezza di molti giocatori che non sanno di essere incappati in reti illegali. Del resto, il volume dell’illegale in Italia è valutato intorno ai 20 miliardi annui, ovvero al 20 percento di quello del gioco pubblico.

A chi si occupa di contrastare l’illegalità, non sfugge il ruolo, anche strategico, che un sistema quale quello concessorio-autorizzatorio adottato nel nostro ordinamento possa avere nella misura in cui consente un controllo pregnante del territorio. La sfida attuale appare, quindi, quella di ottimizzarne la funzionalità ed il controllo più che quella di retrocedere alla fase precedente gli anni 2000 lasciando integralmente il campo all’esclusiva gestione criminale delle attività.

Partendo dal dato che tutto il comparto del gioco è di altIss imo interesse per la criminalità organizzata, dall’analisi delle relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e della Direzione Investigativa Antimafia degli ultimi due anni, emerge un interesse comunque marginale per il gioco del Bingo, rispetto ad altri segmenti del settore (in particolare, gioco on line e apparecchi illegali).

 

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