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Casinò, multifunzionalità come risposta alla mutata domanda

23 aprile 2024 - 10:24

Nei casinò italiani è sempre più presente la multifunzionalità, come forma di risposta alle mutate esigenze dei clienti.

Foto di Michael Dziedzic su Unsplash

Foto di Michael Dziedzic su Unsplash

Quello che si apprende a scuola, nel caso di specie ragioneria e tecnica bancaria, rimane come un bagaglio di nozioni senza le quali mi sarebbe stato difficile lavorare nell’ufficio di contabilità e bilancio. Questo è stato il mio primissimo incarico certamente, per fare esperienza, partendo dalla contabilità.
Una tra tutte è la sorpresa quando inizio a mettere gli occhi sui bilanci tanto per leggerne le poste e, mi ha colpito molto il non trovare, nel conto economico, la voce materie prime se non per una piccolissima quantità, probabilmente riferita a omaggi o qualcosa di simile.

A scuola nelle esercitazioni il conto materie prime era sempre presente con gli acquisti, col passaggio a conto lavorazione, con le rimanenze finali e le relative implicazioni. Qui, invece, la voce di spesa più rilevante nel conto economico era quella per il personale  escludendo, a volte, gli accantonamenti e gli ammortamenti. 
Una lunga premessa per narrare ciò che alcuni anni fa, non ero ancora in pensione, ho visto applicato per la prima volta in una casa da gioco. L’avevo visto nei supermercati e, più tardi, nelle banche: a esclusione dei capi e/o direttori nel secondo esempio, tutti erano in grado di svolgere ogni mansione compresa quella del macellaio perché i pezzi arrivavano già pronti per essere tagliati e venduti.
Insomma non era più come una volta, l’affettatrice era sufficiente con un pochino di attenzione.

Sono passati molti anni e ho ascoltato parlare di multifunzionalità che prima, in Italia, non aveva necessità di esistere stante i pochi giochi da tavola offerti: si cominciava con la roulette francese tradizionale e il trente et quarante per terminare, avendone interesse, con lo chemin de fer. 
I reparti erano due e tutto andava bene, la clientela non aveva molto da scegliere se non anche la roulette americana o la fair e le slot machines, arrivate dopo.

Poi è la volta del punto banco, il black jack, il poker con i relativi tornei e qualche novità della cui durata ben pochi si rammentano. 
In altri termini, si parla di avere impiegati addetti ai giochi in grado di poter ragionevolmente e professionalmente svolgere tutti i giochi che compongono l’offerta tenendo presente che un servizio alla clientela consiste nell’adeguarla alla domanda; si può ritenere che detto servizio sia gradito e possa comprendersi tra quelli che danno inizio alla fidelizzazione della clientela.

Considerando il divieto della pubblicità non potremmo non tenerne conto, logicamente insieme a tanto altro quali manifestazioni mirate anche se sportive o rivolte ad una particolare categoria di industria che non tramonta mai.
A questo punto non si può sottacere che il guadagno dell’impiegato di gioco consiste in un mix di retribuzione che riceve dal datore di lavoro e di mance che, invece, come si legge in una sentenza della Corte di Cassazione (n. 672/54, mi pare) riceve dai giocatori e devolve, in parte, al gestore.

Le mance erano ripartite tra due reparti: uno roulette e trente et quarante, l’altro chemin de fer. Ogni gestore conosce che le mance non sono associate in egual misura a tutti i giochi ma che dipendono anche dalla probabilità a favore del banco.
Ma i giochi non sono più tre e gli accostamenti  per reparto potrebbero creare disparità di trattamento; la situazione potrebbe creare un problema al momento del rinnovo contrattuale. 
Potrebbe avvenire quando, indipendentemente dal rinnovo, si discute della percentuale da applicare alle mance nella ripartizione tra dipendenti e gestione; non sarebbe un unicum perché è già in atto in una casa da gioco del Paese.

Ed ecco, anche questa non è una soluzione che ho pensato, ma che ho trovato applicata: il punto mancia è suddiviso, sempre approvato dalla assemblea dei dipendenti aventi causa, sulla scorta dei giochi praticati o dell’accostamento dei giochi affidati a quel reparto o in altro modo possibile.
A mio personale parere sono convinto che, se da una parte si rende un servizio alla clientela creando la reale possibilità di adeguare l’offerta alla domanda, dall’altra si potrebbe utilizzare l’impiegato per lanciare qualche gioco nuovo online e dal vivo che sarebbe utile anche in loco. Forse, ed è il caso di pensarci, potrebbe rappresentare un motivo in più di attrazione di nuovi giocatori.
A ben pensarci mi permetto una considerazione aggiuntiva: con la multifunzionalità si avrebbero, ne sono convinto, tramite l’adeguamento dell’offerta alla domanda, un migliore rapporto ore lavorate/proventi, e, quel che più conta, un calo del costo del lavoro derivante proprio dalla precedente considerazione.
Sicuramente la mia convinzione non è suffragata da risultati certi, però mi sia consentito invitare a pensarci, non costa molto, anzi nulla, il ritorno potrebbe essere anche positivo, mai negativo!

Il tutto nell’attesa che il gioco fisico trovi una sistemazione legislativa al pari dell’online e nell’indicazione della Corte Costituzionale di cui la prima, mi pare, risale al 1985.

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