skin

Pagnoncelli (Ipsos): "Su gioco patologico scarsa conoscenza di iniziative sensibilizzazione"

20 novembre 2013 - 12:04

Milano - Nando Pagnoncelli, presidente e amministratore delegato dell’Istituto di Ricerca Ipsos, fa il punto sulla ricerca condotta tra ottobre e novembre 2012 in materia di gioco, in occasione del convegno di Milano di Confindustria Sistema Gioco Italia.

Scritto da Ac
Pagnoncelli (Ipsos): "Su gioco patologico scarsa conoscenza di iniziative sensibilizzazione"

 

Si parte dall’analisi di indicatori relativi al contesto sociale economico che tengono conto delle possibilità di spesa degli italiani durante la crisi e della disponibilità di spesa e soddisfazione dei cittadini rispetto alla situazione economica generale. Tutti i dati sono in forte diminuzione. “I cittadini hanno adottato strategie di adattamento, diminuendo la spesa dapprima nei beni non indispensabili, come la spesa per il fuori casa, per poi arrivare a riflessi generali su tutti i settori. Dalla ricerca emerge che la spesa per giochi e lotterie è diminuita fortemente in tutti i soggetti, anche in quelli che non hanno subito un peggioramento della propria condizione lavorativa. Tra i giocatori potenzialmente a rischio emersi da questa indagine risultano essere prevalentemente i soggetti con un livello di istruzione medio basso e con reddito inferiore ai 30mila euro annui. Emerge, inoltre, che anche i giocatori, come il resto degli italiani, pensano che in generale la situazione economica rimarrà sostanzialmente inalterata, mentre la maggior parte dei giocatori a rischio pensa che la situazione economica peggiorerà. Per quanto riguarda la comunicazione del gioco patologico, secondo gli stessi giocatori, la maggioranza percepisce come componente principale che sia facile vincere e in modo maggiore lo fanno quelli problematici e subito dopo l’elemento che emerge è la componente di intrattenimento, anche questa prevalente tra i soggetti a rischio. Riguardo la tendenza a sovrastimare il numero di giocatori patologici, c’è anche qui una prevalenza di giocatori in pericolo nel considerare alto il rischio e la diffusione del fenomeno. Con una scarsissima conoscenza a livello generale di iniziative di sensibilizzazione sul gioco patologico”, dichiara.

 

DOTTI - “Credo che il dibattito sul gioco e le patologie ad esso connesse debba essere ricondotto in un alveo di normalità. Non possiamo pensare a una scomparsa del gioco e non avrebbe senso”. È quanto dichiara il professore Marco Dotti, docente di Professioni dell’Editoria Università di Pavia e collaboratore della rivista Vita. “Bisogna piuttosto fare in modo che chi vuole intrattenersi alla sera non si ritrovi disperato al mattino seguente, intervenendo dunque in modo costruttivo. È però evidente che si deve intervenire sminando i territori, per recuperare gli ambienti di confronto e di socializzazione facendo prevalere queste componenti”.

 

LE REALI POSSIBILITA' DI VINCITA - A Gioconews.it, Pagnoncelli aggiunge: "La priorità e la necessità che emergono chiaramente dall'indagine condotta da Ipsos riguardano l'informazione sul giocatore, perchè è scarsissima ad oggi la percezione che si ha delle reali possibilità di vincita dietro a ogni gioco. Un aspetto che va migliorato, perchè ha un riflesso diretto sulla sostenibilità del settore".

 

NOTA METODOLOGICA – I risultati della ricerca si basano su un campione di 2.015 individui rappresentativi della popolazione italiana adulta (18+) che hanno giocato ad almeno un gioco che comporta una vincita in denaro negli ultimi 12 mesi.

Il questionario è stato auto compilato nel periodo di ottobre – novembre 2012.

 

LA COMUNICAZIONE DEL GIOCO PROBLEMATICO - La maggior parte dei giocatori non presenta problematicità, gioca per divertirsi: è un bene che è stato ridotto coll’avanzare della crisi, come tanti altri acquisti d’impulso. I giocatori problematici sono una ridotta minoranza. Questi giocatori dispongono di minori strumenti interpretativi derivanti da un modesto status socio-­ economico e culturale. Allo stato attuale appaiono quindi molto esposti ai messaggi relativi alla facilità della vincita al gioco, che intercetta anche una necessità di affermazione di se e di riscatto. Fa eccezione la minoranza di giocatori ‘benestanti’ che, disponendo di strumenti interpretativi più fini e, in quanto tale più avveduti, ricordano maggiormente le informazioni relative alle regole del gioco e l’invito al gioco responsabile. Per questo motivo è di fondamentale importanza identificare un registro di comunicazione più corretto ed incanalare le energie in un tipo di comunicazione che dia un nuovo ordine di priorità ai contenuti, tenendo nella dovuta considerazione le caratteristiche socio-culturali dei giocatori più problematici. Si tratta di dotare gli utenti finali di adeguati strumenti interpretativi o quantomeno di non alimentare credenze errate con un utilizzo troppo esteso delle iperboli comunicative. Vi è un ampio spazio di manovra attraverso il quale operare per contenere il più possibile le distorsioni che originano da una comunicazione errata: la conoscenza degli enti e delle associazioni vicini alle persone con problemi di gioco è ancora piuttosto limitata; le iniziative di sensibilizzazione sui problemi che comporta il gioco eccessivo sono ignote ai più; è importante attivare la rete sociale di sostegno al giocatore potenzialmente a rischio (familiari, conoscenti, amicizie, servizi sociali…); è importante riflettere sugli effetti ‘a tutto tondo’ delle comunicazioni.

Articoli correlati