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Chiusura sala scommesse a Milano, As.tro: "Insediamento perfettamente lecito"

12 febbraio 2014 - 12:54

La mancata conoscenza dei contenuti esatti del provvedimento comunale, unitamente alla risaputa levatura giuridica del primo cittadino di Milano impediscono commenti sul merito dell’atto che ha fatto molto scalpore, ovvero una sospensione di attività per un insediamento perfettamente lecito-autorizzato-operante senza violazioni di norme, motivato da ragioni di salute pubblica. Così il direttore generale di As.Tro, Silvia Taraddei, commenta l'ordinanza con cui il Comune di Milano ha sospeso l’attività di una sala scommesse autorizzata dalla Questura lo scorso gennaio, ritenuta un atto necessario per la tutela dei cittadini dal sindaco Giuliano Pisapia.

Scritto da Redazione GiocoNews
Chiusura sala scommesse a Milano, As.tro: "Insediamento perfettamente lecito"


"RINCORSA AL CONSENSO" - Tuttavia, prosegue Taraddei, "valutazioni politiche e considerazioni da 'cittadino', possono e devono essere espresse per evidenziare la rincorsa al consenso che sul gioco lecito si sta attuando, arrivando persino a concepire un esercizio del potere amministrativo di repressione che possa  essere attuato a prescindere dall’Osservanza dell’ordinamento giuridico. Se la Giunta regionale vieta per l’avvenire, il Comune capoluogo 'rilancia' sul pregresso, prospettando la tesi che un’area del territorio sia preda di un inquinamento ambientale da ludopatia, meritevole di un intervento sanitario che – sino ad oggi – nemmeno l’incidenza di eclatanti emergenze ambientali aveva reso configurabile come dovere amministrativo".

 

 

"PROFILASSI SOCIO-SANITARIA?" - La Giustizia Amministrativa, ricorda ancora il direttore generale "avrà presumibilmente modo di appurare la continenza dell’iniziativa rispetto ai poteri dell’Amministrazione e quindi non è 'di diritto' che ci si vuole occupare, ma dell’evanescenza dell’azione politica di prossimità  rispetto alla percezione dei reali bisogni dei cittadini amministrati. Il messaggio politico che con tale iniziativa si veicola è che la chiusura di un insediamento di gioco legale (e ottemperante alle norme), costituisce profilassi socio-sanitaria senza la quale la cittadinanza corre pericoli. Oltre all’ovvia considerazione attinente agli esercizi che il gioco o le scommesse le offrono al pubblico in violazione conclamata delle leggi (non risulta infatti che il Comune controlli i centri di scommessa non autorizzati e ne segnali la presenza alla Guardia di Finanza), ciò che politicamente dovrebbe affermarsi è la prospettazione del 'dopo'. Dopo che si è chiusa la sala, quante vite si sono salvate? , quante malattie sono state evitate ? ma soprattutto quanti degli ulteriori problemi dell’area urbana circostante sono stati risolti? Speriamo tutti!"

 

PENSARE ALLE ALTRE PRIORITA' - Infine Taraddei si chiede: "Deviare l’impegno politico, dalle difficili criticità a cui l’Amministrazione locale dovrebbe dare quotidiana risposta, alla sola cacciata del vizio del gioco (ma solo quello legale) può sembrare una facile scorciatoia, ma prima o poi paga dazio: ai cittadini di quel quartiere rimarrà il ricordo della sala scommesse chiusa, o avrà la meglio la permanenza dei quotidiani disagi che esistevano prima del 'nuovo sindaco' e tali rimasti, se non peggio, alla fine del suo mandato? Basterà l’essere stato sacerdote dell’anti-gioco per giustificare l’utilizzo della demagogia e l’utilizzo del panico morale sul gioco ? Sono già in tanti che si chiedono quando si metterà mano ai problemi del Paese, delle città, delle aziende, dei lavoratori, e che attendono la chiusura del 'capitolo gioco', che accalora tanti intellettuali, ma che non migliora i servizi pubblici, non crea posti di lavoro, non genera Pil, e soprattutto minaccia anche quel 'poco' che l’Erario ha oggi a disposizione per far fronte alle esigenze di cassa.
Più che alle promessa fatte alle Iene, auguriamo ai cittadini lombardi, che le loro Amministrazioni diano seguito agli impegni presi nei loro confronti per migliorare le condizioni di vita e di lavoro, e che non si limitino al solo contrasto del vizio del gioco".

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