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Il gioco delle donne: inchiesta di Gioco News sul ruolo femminile nel settore

28 giugno 2014 - 08:15

L’universo femminile, si sa, ha il suo bel da fare quando si parla di lavoro e pari opportunità. E l’Italia, in tal senso, ha ancora molta strada da percorrere prima di raggiungere la piena parità. Nell’industria italiana (considerando però anche l’edilizia, un settore tradizionalmente poco femminile), nel quarto trimestre 2013, erano occupati secondo i dati Istat 6.194.00 persone: 4.890.000 uomini e 1.304.000 donne.

Scritto da Sara Michelucci e Francesca Mancosu
Il gioco delle donne: inchiesta di Gioco News sul ruolo femminile nel settore

Le donne rappresentano dunque il 21 percento del totale. E nel settore del gioco la situazione com’è? Secondo l’indagine condotta da Gioco News, tra i concessionari che hanno aderito all’iniziativa, le donne impiegate sono in media circa il 41%. Un dato, quindi, decisamente positivo rispetto al panorama industriale generale, mentre per quanto riguarda i casinò la percentuale, complice il fatto che quello del croupier è un mestiere necessariamente associato anche a lavoro notturno, scende al 24%. Anche se le posizioni dirigenziali, ugualmente nel comparto giochi, continuano a essere ricoperte in prevalenza dagli uomini, nonostante due mosche bianche: Susanne Zimmer che è amministratore delegato di Adria Gaming e Barbara Beltrami, Country manager per l’Italia di Pokerstars.

 

Il ‘valore D’ di Gtech Italia - Nel 2012 l’occupazione femminile di Gtech Spa Italy era composta da 543 unità su 1.537 e rappresentava il 35,3 % del totale dei dipendenti dell’azienda, percentuale che alla fine del 2013 è rimasta pressoché invariata. Se nel 2012 la presenza delle donne in posizioni apicali vede una percentuale del 18,3% tra i dirigenti, alla fine del 2013 questa percentuale ha subìto una leggera flessione senza variazioni di particolare rilievo rispetto agli anni passati. Quali iniziative sono state messe in campo per promuovere le quote rosa? “L’azienda tutela la componente femminile del personale, che gode di opportunità di carriera relativamente superiori rispetto al benchmark di riferimento. Gtech Spa cerca di favorire la rappresentanza femminile ai vertici dell’impresa e per questo motivo aderisce all’associazione ‘Valore D’. Questa associazione persegue le finalità di supporto alle aziende nello sviluppo dei percorsi di crescita per i loro talenti femminili, sostiene le donne nella carriera verso il vertice aziendale e cerca di promuovere il cambiamento supportando la discussione pubblica sulla leadership femminile. Nel 2013 c’è stata inoltre l’adesione a un programma di mentorship interaziendale  in cui sono state coinvolte due dirigenti donne del Gruppo in qualità di mentor e mentee. Il programma  di mentorship cross aziendale, mettendo in contatto senior manager donne con Ceo e prime linee di altre aziende, ha l’obiettivo di offrire un supporto, attraverso una prospettiva esterna indipendente, per massimizzare il potenziale e le abilità necessarie per realizzare i propri obiettivi di carriera”, sottolineano dal concessionario.

Claudia Ricchetti, direttore Legal e European Regulatory Affairs di Gtech Spa Italy, è un esempio in tal senso: “Non è il settore del gioco ad essere molto maschile, ma tutti i settori. Nelle posizioni chiave le donne sono ancora molto poche, non dimentichiamoci che per riconoscere il valore dato dalla diversità di genere, è stato necessario introdurre per legge l’obbligo, per società quotate e pubbliche, di destinare alle donne un certo numero di posizioni all’interno dei consigli di amministrazione. Speriamo che il futuro sia più roseo e rosa e che il buon esempio dato dagli ultimi due governi in termini di presenza femminile possa essere seguito. In aggiunta a questo, il gioco è un settore nel quale non solo le imprese che vi operano hanno più personale maschile che femminile, ma anche tra i consumatori, a differenza che in altri settori, la presenza maschile è maggiore di quella femminile, come dimostrano anche gli studi effettuati nel corso degli anni”. Che valore aggiunto può dare una donna a questo settore? “La diversità è sempre sinonimo di più costruttivo confronto. Avere una presenza adeguata di donne all’interno delle aziende, aiuta quindi ad assumere decisioni più consapevoli, diciamo a 360 gradi, che nel caso specifico del settore del gioco aiuta ed aiuterebbe a fare delle scelte più orientate al gioco responsabile, alla protezione dei consumatori e dei minori”.

Un piano di sviluppo triennale per Sisal - In Sisal sono più di 850, il 44% della popolazione totale, le donne impiegate e 8 detengono una posizione dirigenziale. Il dato è cambiato rispetto al passato e in due anni si è passati dall’11% al 18%, mentre i quadri in tre anni sono passati dal 30% al 35%. Il ruolo di maggior livello detenuto da una donna in Sisal è ricoperto dal direttore Marketing e Comunicazione, Simonetta Consiglio. Quali iniziative avete messo in campo per promuovere le quote rosa nella vostra azienda? “Lo sviluppo professionale e di carriera delle donne non viene considerato dall’azienda in termini di ‘quote rosa’, ma promosso con uno piano di sviluppo a tre anni che ha l’obiettivo di ridurre e appiattire il gap retributivo tra i manager, che ad oggi registra già un differenziale inferiore alla media nazionale; valorizzare il merito e il potenziale delle donne posizionate in diversi livelli organizzativi all’interno di un modello di leadership inclusivo e concretizzare il valore e la diversity delle persone, elementi che ad oggi fanno parte anche del piano di valutazione professionale di tutto il management, indipendentemente dal genere”, aggiungono dal concessionario.

Barbara Rosà, Responsabile Sviluppo Risorse Umane e Comunicazione Interna di  Sisal, è una delle manager che compongono il panorama femminile di una delle aziende più rilevanti del panorama gaming. Laurea in Psicologia a Padova e Master in Formazione degli Adulti, ha sviluppato la sua carriera nell’ambito delle Risorse umane di diverse aziende, coniugando la vita professionale con il ruolo di mamma di due adolescenti (una ragazza di 18 anni e un maschio di 14): è addirittura stata nominata direttore Risorse umane di una importante azienda multinazionale quando suo figlio aveva pochi mesi. In Sisal si occupa da quattro anni di Sviluppo delle persone, inteso sia come Organizzativo (programmi di change management e cambio di passo nel modello culturale di riferimento) sia come Individuale (training, assessment, empowerment,coaching), sia come strumenti di comunicazione interna.

Tra le iniziative che in questi ultimi due anni sono state promosse, partito in seguito all’analisi del sentiment aziendale realizzata con l’importante istituto Great Place to Work, c’è indubbiamente WiSe, acronimo per Women in Sisal Experience, l’iniziativa nata per valorizzare i talenti e le professionalità del Gruppo e sostenere l’inclusione e l’avanzamento professionale femminile. 

WiSe è tra i primi programmi in Italia a coinvolgere sia gli uomini che le donne, promuovendo un nuovo modo di lavorare dove la diversità di genere rappresenta un valore e un’opportunità di crescita. WiSe è un’iniziativa che si sviluppa su differenti direttrici: oltre a quella professionale, si è lavorato ampiamente su quella culturale (ad esempio, introducendo la ‘carta per la valorizzazione della diversità’ e diverse opportunità di formazione manageriale), sulla promozione di iniziative di work and life balance (con l’introduzione di programmi di welfare aziendale dedicati alla flessibilità e incontri formativi in ambito salute), senza dimenticare la comunicazione: oltre ad aver costituito un team dedicato (il WiSe team appunto), Sisal si impegna a favorire una cultura aziendale delle pari opportunità e ad informare in modo costante le persone sui progetti intrapresi e i risultati conseguiti, così da promuovere un vero e proprio cambiamento diffuso di cultura aziendale. Ma cosa significa per una donna e quali sono le difficoltà di avere un ruolo dirigenziale nel settore del gioco? “Tutti i settori in origine – afferma Rosà - erano prettamente maschili e non penso ci siano grandi differenze tra le difficoltà incontrate dalle donne per emergere in questo settore rispetto ad altri. Considerate poi che io lavoro in un settore professionale come quello delle risorse umane dove storicamente la capacità delle donne di acquisire posizioni di vertice e dirigenziali si è sviluppata con maggiore rapidità e successo. Nonostante questo, in passato e in un settore completamente diverso, ho potuto sperimentare in prima persona cosa vuol dire non trovare più una scrivania al rientro dalla maternità. Sisal, da questo punto di vista, si è dimostrata sempre un’azienda molto attenta e sensibile”. Che valore aggiunto può dare una donna a questo settore? “Sarebbe facile e forse anche corretto rispondere ‘lo stesso di un uomo’. In generale, posso affermare che la motivazione al clima e alla ricaduta sociale è un driver tutto femminile. Forse in più possiamo portare le nostre esperienze di genere: la maternità, ad esempio, ci porta a saper coniugare la tutela, l’accudimento con la necessità di dare autonomia e fiducia per crescere. Vedo in questo delle analogie con le tematiche di Csr e di gioco sostenibile: le aziende devono sviluppare delle politiche di tutela dei giocatori, ma che passino anche attraverso l’educazione e la formazione a saper vivere il gioco in modo adulto e consapevole”.

La metà rosa di Codere Italia - Le donne impiegate in Codere Italia sono 415, su 880 dipendenti. Due sono dirigenti e 12 occupano una posizione tra manager e quadri funzionali. Il dato è rimasto invariato tanto in riferimento a dirigenti e quadri funzionali quanto nella proporzione uomo/donna sul totale dipendenti. Il ruolo di maggior livello è la dirigenza ed è ricoperto dal direttore Tecnologie e Servizi informativi e dal direttore Risorse umane. Codere non ha mai attivato particolari iniziative per la promozione delle quote rosa, “vista la percentuale di lavoratrici donne in azienda. Le candidature femminili, in sede come nelle sale gioco, sono tenute in considerazione allo stesso modo di quelle maschili”, dicono dal concessionario.

Imma Romano, responsabile Relazioni istituzionali e Comunicazione, sottolinea: “Lavorare in questo settore è senz’altro molto stimolante, ma credo che molto dipenda dall’azienda nella quale operi e quanto questa creda veramente nel ruolo che ti ha delegato. Io ho la fortuna di lavorare al fianco sia del Country manager che dell’Ad, entrambi uomini di grande competenza e dai quali si può imparare molto, ma molte mie colleghe di altre aziende non possono dire lo stesso. Il più delle volte la tendenza è di lasciare noi donne un passo indietro e favorire i colleghi maschi. Le difficoltà ci sono evidentemente e sono legate proprio alla grande presenza di uomini che a volte mal digeriscono di venire guidati da una donna ma, se questa è in grado di mostrare competenza e fermezza, il riconoscimento del ruolo è assicurato”. Una donna che quid in più riesce a dare? “Certamente stiamo parlando di donne che hanno mantenuto le loro caratteristiche e non di quella categoria che ha snaturato la propria essenza, vero? Creatività e sensibilità consentono di affrontare le problematiche con un approccio diverso e questo rappresenta spesso la chiave di volta per andare in una direzione meno rigida e scontata di quella che comunemente si seguirebbe. Con ciò non voglio dire che è tutto è rose e fiori, ma l’atavica capacità delle donne di mediare lascia spazio a soluzioni tanto vincenti quanto inaspettate. E per questo non servono quote rosa, ma solo competenza, efficienza e credibilità”.

G.Matica: “Donne meno condizionate dal potere” - In G.Matica sono 29 le donne impiegate, pari a circa il 31% del totale dei dipendenti e il dato è rimasto più o meno invariato rispetto al passato. La carica più alta è ricoperta da Giulia De Rosa, direttore della Divisione business. “È indiscutibile che le aziende – afferma De Rosa - che operano nel settore degli apparecchi registrano una forte prevalenza maschile in tutte le attività che attengono agli aspetti commerciali, esercitati ‘porta a porta’ negli esercizi commerciali. Attività di tipo organizzativo, contabile e amministrativo, al contrario, vedono una discreta presenza femminile. L’attività ‘su strada’, soprattutto quella connessa all’incasso, presenta notevoli disagi e rischi, mentre quella di ‘backoffice’ richiede soprattutto organizzazione e accuratezza, per cui è comprensibile questa ripartizione di ruoli”. Che valore aggiunto può dare una donna? “Quello che dà in qualsiasi altro contesto produttivo: equilibrio, passione, intelligenza, determinazione, creatività, tutte doti che si sono rafforzate nel tempo proprio perché occorreva sostenere la battaglia contro i pregiudizi e la difesa a oltranza esercitata dagli uomini nei riguardi delle posizioni di potere. E forse è proprio questo che dovrebbe contribuire a incrementare la presenza femminile nelle posizioni apicali delle aziende: il fatto che le donne sono meno condizionate degli uomini da logiche di potere e più inclini a perseguire risultati concreti nel rispetto della componente umana dell’azienda. In poche parole, non solo ‘numeri’. E in momenti di crisi come quello attuale, credo che tutto ciò rappresenti un patrimonio prezioso da valorizzare”.

B Plus, donne all’80 % in area commerciale - La presenza femminile in B Plus è pari a circa il 40% dell'intero organico aziendale. Questa percentuale, sebbene pressoché costante in molte funzioni, riscontra valori più alti in alcune aree, come nel back office commerciale e nel recupero crediti, con una presenza femminile pari all’80%. Un valore che scende al 10% nelle aree Informatica e Tecnica (installatori di apparecchi). Sebbene al momento non siano presenti veri ruoli dirigenziali, molte aree hanno come responsabile una donna: Risorse umane, ufficio Marketing, ufficio Acquisti, recupero crediti, customer care commerciale. Inoltre, è molto alta e qualificata la presenza femminile negli uffici legale e amministrazione/contabilità (in quest’ultimo la presenza femminile prevale col 60%). L’azienda, inoltre, per venire incontro alle esigenze delle lavoratrici madri, ma più in generale di tutti i lavoratori con figli, offre gratuitamente un servizio di asilo nido, presso una struttura vicina all'azienda.

Cogetech, la metà dei dirigenti è donna - La percentuale ‘femminile’ è ormai superiore al 30%: cifra che sale al 50% fra i dirigenti. Nella cosiddetta ‘prima linea’, tolto l'amministratore delegato Fabio Schiavolin, ci sono infatti cinque uomini e cinque donne: al vertice di ufficio legale, risorse umane, service e logistica sul territorio, business unit, business development e scommesse. “La nostra – racconta Chiara Polselli, responsabile Bu Web & Betting - non è un’azienda che ha bisogno di politiche ‘rosa’. Le cosiddette pari opportunità ci sono sempre state, e chi lavora qui, uomo o donna che sia, ha sempre vissuto dei propri risultati guadagnati sul campo. Le donne rendono bene come manager perché garantiscono flessibilità, una pronta reazione agli stimoli, facilità di adattamento”. Polselli è in Cogetech dal 2007, dopo un’esperienza nel settore delle pay tv. “Un anno dopo, ero già responsabile della Business Unit, e io sono cresciuta insieme all'azienda, cercando sempre nuove sfide”.

Le fa eco Laura Campopiano, direttore Business development. “Sono entrata nel settore nel 2000, ma lavoravo in una società concorrente, diventando dirigente dopo nove anni. Cogetech mi ha dato un ruolo di maggiore responsabilità, la possibilità di mettere a frutto l’esperienza fatta e di gestire tutte le fasi di start up dei progetti aziendali, dalle game machine al retail online betting, prodotti e servizi, per attività non di prodotto puro”. (Fm)

Turrini (Bmm Testlabs): “Esigenti prima di tutto con se stesse” - Anche gli enti di certificazione come Bmm Testlabs hanno posizioni dirigenziali femminili. Marzia Turrini ricopre infatti la carica di senior vice presidente, Europa del Sud. “Il settore del gioco – afferma - è storicamente al maschile, ma negli ultimi anni ho avuto il piacere di riunirmi con qualche donna in più”. Turrini aveva avuto già in passato un ruolo di alto livello nel settore del gioco, come direttore generale di Betstone Italia. “A mio avviso bisogna essere forti indipendentemente dal settore. La donna dirigente deve essere molto esigente soprattutto con se stessa. Le difficoltà sono quelle di sempre e non sono legate al settore del gioco. Conciliare una vita professionale intensa con la vita privata richiede una buona dose di sacrifici. Ma essendo un settore al ‘maschile’, un profilo professionale femminile può apportare un modo diverso di analizzare situazioni e problematiche. Un sano mix di Venere e Marte è una combinazione sempre vincente”. Quante donne sono impiegate in Bmm? “Una a Macao, nessuna a Singapore, in Australia sono diciassette nel technical, cinque nel settore finance e amministrativo. Sette in Sud Africa, due in Canada e diciannove negli Usa”. Quante detengono una posizione dirigenziale? “Wendy Anderson è Chief of Staff di Bmm International; Alisha Ray è Vp Regulatory e Compliance; Anna Fernando è Vp Operations Australia, Asia-Pacifico”.

Gli: in Italia la business manager è una donna - Lo scorso dicembre, la Gaming Laboratories International (Gli), società di consulenza tecnica e verifica del settore del gioco elettronico, ha nominato Simona Dutto nuovo Business Development Manager dell’azienda in Italia. Una delle 233 donne impiegate nella multinazionale, 19 delle quali in posizione di vertice: quattro ‘executives’ (due vicepresidenti e due senior director, nove manager e sei supervisori. Gli promuove la Go Red Campaign per la American Heart Association, la corsa podistica per la sensibilizzazione sul cancro al seno attraverso la American Cancer Society, e la Global Gaming Women, forum che riunisce e supporta le donne che lavorano nell'industria internazionale del gioco. “Ho iniziato a lavorare nel mondo dei casinò nel 1999 – ricorda Dutto - all'epoca era davvero raro trovare figure commerciali femminili in quel settore. Ho sempre e solo avuto colleghi maschi (sempre parlando del team commerciale) e non ho mai avuto problemi a relazionarmi con loro. L’importante è mantenere sempre la serietà e il rigore, sempre (o quasi) con il sorriso sulle labbra”.

Vne, una donna in tutti i settori - Dieci donne su 51 dipendenti, fra cui un ingegnere informatico. È lo staff della Vne, azienda nel comparto delle macchine cambiamonete. “Naturalmente – racconta Erica Marfè, responsabile dell’amministrazione e membro del consiglio direttivo nazionale di As.Tro – la maggior parte degli addetti sono uomini, visto che la produzione dei nostri macchinari richiede anche una discreta forza fisica. Ma abbiamo donne in tutti i settori: un commerciale estero, un avvocato, una commercialista. È bello constatare che il settore del gioco sta cominciando a non discriminare più come in passato, visto che le capacità e le competenze fra uomini e donne sono identiche”.

MarPro, il regno delle sorelle Procacci - Al vertice della MarPro, produttrice di schede grafiche per giochi da intrattenimento e Comma 6a, ci sono due donne: Claudia e Cesarina Procacci. “La nostra azienda è stata fondata da mio padre oltre 30 anni fa e fin da piccole abbiamo lavorato al suo fianco, occupandoci soprattutto del commerciale e della contabilità”, ricorda Claudia. A quei tempi “di donne se ne vedevano davvero poche in questo settore, ma ora per fortuna la situazione sta cambiando, anche se ogni tanto mi capita di sentirmi chiedere ‘dov’è il titolare uomo?’, nonostante sia io. Il nostro organico conta un 25 % di donne, fra contabili e operaie”.

As.Tro: ‘No alla parità per legge’ - “Riconoscere la ‘parità’ per legge è frustrante. Dovrebbe essere implicito, nelle teste degli esseri umani, non stabilito da un legislatore”. A parlare è Silvia Taraddei, direttore generale di As.Tro, associazione che rappresenta gli operatori del gioco lecito. “Qui da noi non si può parlare di ‘quote rosa’. Le donne presenti in As.Tro si sono fatte avanti lavorando bene e da noi ci sono sempre state pari opportunità. È naturale che sia un comparto prettamente maschile, ma quando As.Tro è stata costituita, nel 2007, le donne erano già una realtà in crescita in molte aziende. Senza nulla togliere agli uomini, forse noi siamo meglio organizzate, probabilmente abbiamo un modus vivendi per sua natura più manageriale”.

Sapar: “Dietro ogni grande uomo c'è una grande donna” - “La maggior parte delle donne associate alla Sapar – che nel suo direttivo conta 3 donne su 40 membri - spesso e volentieri sono le mogli e le compagne di proprietari di ditte del settore. Le titolari sono ancora poche, almeno ufficialmente”. A dirlo è Milena Andreoli, consigliere regionale per la Toscana di Sapar. “Io stessa sono entrata in questo mondo grazie a mio marito, Paolo Maggiaioli, che nel 1971 fondò l’omonima azienda. L’ho sempre seguito, e dal 1998 sono entrata in Sapar. Il nostro valore aggiunto? Garantire affidabilità. E per quanto riguarda le ‘quote rosa’, non ritengo ce ne sia bisogno; non sono mai stata discriminata solo per il fatto di essere donna”. 

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