skin

Sgravi Irap e gioco, gli esercenti: "Misure simboliche, incentivi pari a 200 euro l'anno"

19 gennaio 2015 - 09:40

Negli ultimi due anni, in quasi tutte le leggi regionali anti-Gap sono stati introdotti sgravi fiscali sull'imposta regionale sulle attività produttive (nota come Irap) pari allo 0,92 % per gli esercenti che decidono di disinstallare le slot dai propri locali. Ma cosa ne pensano i commercianti? E soprattutto, quanto realmente può incidere tale percentuale sul bilancio annuale di un locale? Gioconews lo ha chiesto ai rappresentanti delle principali associazioni di settore.

Scritto da Fm
Sgravi Irap e gioco, gli esercenti: "Misure simboliche, incentivi pari a 200 euro l'anno"

 


CONFCOMMERCIO: "200 EURO L'ANNO DI INCENTIVI" - "Se prendiamo un esercizio commerciale di medie dimensioni, con un fatturato di 100mila euro l'anno, e quindi un utile di 20mila, tenendo contro che l'importo da versare è pari al 3,90% della base imponibile, con una riduzione dello 0,92% si ha un 'risparmio' equivalente a 180-200 euro l'anno. Un po' poco per incentivare un esercente a togliere le slot, se magari da queste ha un guadagno mensile di 200 euro". Bastano queste parole, pronunciate dal vice presidente di Unione Confcommercio Milano, Carlo Alberto Panigo, a chiarire la reale 'portata' della misura spesso più pubblicizzata delle recenti normative regionali sul gioco. "Si tratta – prosegue Panigo – di una misura simbolica, che non ha molto senso se poi c'è una legge nazionale che incentiva l'installazione di apparecchi".


GIAMPAOLI (FIEPET) "SEGNALE IMPORTANTE, MA RISPARMIO LIMITATO" – Gli sgravi sull'Irap, così come quelli sulle tasse comunali (dalla Tasi alla Cosap) sono "misure che non incidono significativamente sul bilancio di una impresa del settore ma che rappresentano un segnale per disincentivare il gioco patologico" anche per Esmeralda Giampaoli, presidente nazionale della Fiepet, il sindacato pubblici esercizi di Confesercenti. "I provvedimenti di sgravio adottati in diversi comuni a fronte dell'eliminazione delle macchine per gioco sono sicuramente uno degli strumenti che possono contribuire ad arginare il fenomeno del gioco patologico. Spesso gli esercenti dei pubblici esercizi hanno introdotto strumenti per il gioco nelle loro aziende a fronte di una progressiva perdita di competitività dovuta ad una eccessiva proliferazione di bar. Il gioco si è dimostrato essere un elemento di forte attrattività per i pubblici esercizi e, in questo senso, non ci sentiamo assoluitamente di mettere in dubbio la libertà di scelta dell'imprenditore", sottolinea Giampaoli.
"Ferma restando la libertà dell'imprenditore di autodeterminare la propria azienda caratterizzandola come meglio crede ben vengano iniziative, magari anche più significative dal punto di vista di un reale ritorno economico, tese ad arginare il fenomeno del gioco patologico. Dall'entità percentuale degli sgravi si capisce chiaramente che il risparmio atteso è veramente molto limitato anche se riteniamo possa rappresentare uin primo interessante provvedimento".

 

PASTORINO (STS-FIT): "UNICO SCOPO: FARE CASSA" – Altrettanto decisa la presa di posizione di Giorgio Pastorino, presidente della Fit – Federazione italiana tabaccai. " È noto che lo Stato, attraverso l’ente regolatore, ha rilasciato apposite concessioni all’installazione delle newslot a seguito di bandi di gara europei. Il prodotto è perciò perfettamente legale e regolato da leggi e regolamenti nazionali. L’idea di disincentivarne l’installazione attraverso premi sulle imposte non fa che evidenziare la profonda spaccatura tra governo centrale e enti locali sul tema. Nelle realtà in cui alla riduzione delle imposte locali per chi rinuncia alle slot si affianca un aggravio delle stesse per chi decide di mantenerle installate, è logico pensare che lo scopo reale sia di fare cassa. Le entrate derivanti dai giochi finiscono all’Erario, da cui l’idea di Regioni e Comuni di applicare la tassazione disponibile per recuperarne una parte. In ogni caso, è difficile comprendere quale effetto tali soluzioni possano avere nel limitare i comportamenti compulsivi dei giocatori. I numeri relativi ai ludopatici continuano ad essere molto contenuti e nulla fa pensare che la questione non possa essere affrontata con la dovuta razionalità. L’accanimento degli enti locali contro attività che operano dietro autorizzazione dello Stato è quanto meno inappropriato, tanto più che la storia dimostra come al retrocedere del gioco legale, l’illegalità tenda a riappropriarsi del settore. Se così sarà, parlare di prevenzione e cura risulterà molto complicato".

 

CURCIO (SAPAR) - "Siamo certamente contrari a questo tipo di iniziative perché creano una sperequazione tra gli esercizi commerciali, una diseguaglianza che non è accettabile e che ho forti dubbi possa essere accettata in ambito comunitario", evidenzia Raffaele Curcio, presidente dell'Associazione Nazionale Sapar - Sezione apparecchi per le pubbliche attrazioni ricreative. "Continuiamo a ripetere che l'approccio delle regioni e delle amministrazioni locali al problema del contrasto del gioco d'azzardo patologico non è corretto: serve una risposta dello Stato che deve arrivare con la Delega Fiscale, in modo da riformare in maniera organica tutta l'offerta di gioco. Gli effetti del proibizionismo sono ormai conclamati: lo spazio per il gioco legale diminuisce, calano le risorse incassate dallo Stato e molte aziende escono dal mercato, proliferano gli apparecchi completamente illegali e non si risolve in alcun modo il problema del contrasto del Gap".


SBORDONI (UTIS): "INTERVENGA LO STATO" - L'intervento sull'Irap è solamente un escamotage per Stefano Sbordoni, segretario generale dell'Utis - Unione totoricevitori italiani sportivi: "In merito a tale questione, dovrebbe valere solamente una regola: 'ognuno faccia il suo ma tutti rispettino le competenze proprie e quelle degli altri. Lo Stato, dal canto suo, dovrebbe intervenire e dettare regole che siano rispettate da tutti. Una guerra fra le varie componenenti dello Stato è assurda. Le regioni utilizzano l'escamotage della salute pubblica per normare su un settore che in realtà non è di loro competenza, un trucchetto misero ed inaccettabile".

 

Articoli correlati