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Asl Milano traccia il profilo del giocatore patologico: maschio e coniugato

24 agosto 2015 - 11:23

L’Osservatorio sulle dipendenze dell’Asl di Milano ha tracciato un profilo dei giocatori patologici che si sono rivolti alle sedi dei Servizi Dipendenze afferenti al Dipartimento stesso. I DATI - “Sono prevalentemente di sesso maschile – afferma il dottor Carlo Riccardo Gatti - le donne mediamente hanno circa 7-8 anni in più.

Scritto da Sm
Asl Milano traccia il profilo del giocatore patologico: maschio e coniugato

Nel 2015 l’utente più giovane è un maschio di 22 anni, mentre il più anziano è un maschio di 80 anni. Il giocatore d’azzardo si distribuisce nelle fasce d’età tra i 45 anni ed i 64. Accede ai nostri servizi in forma spontanea. È di nazionalità prevalentemente italiana e tendenzialmente non ha mai avuto problemi giudiziari. L’utenza in carico nel primo semestre del 2015 risulta in circa la metà dei casi ‘coniugata’ e risulta avere per più della metà dei casi un ‘lavoro stabile’ ed anche una situazione ‘abitativa stabile’”.

 

GIOCHI - Per quanto riguarda i prodotti di gioco, “il primo gioco dichiarato, maggiormente diffuso, è quello delle slot machine". Osservando i dati regionali “è fondamentale tenere presente che fino al 2013 non esisteva nessun flusso istituzionale per la raccolta dati sul gioco d’azzardo patologico, pertanto è possibile che vi sia una sottostima dei dati che precedono quell’anno. A ciò si aggiunge anche il fatto che il Gap non era Lea-correlato. Pertanto i numeri che indicano il moltiplicarsi dei casi presi in carico è influenzato anche dal fatto che è stato facilitato l’accesso alla cura dall’introduzione del voucher di cura (anno 2014) prima e, in seguito, dalla possibilità di accesso diretto ai Servizi, e messo in evidenza   dalla nascita e dal perfezionamento di rilevazioni istituzionali di dati che precedentemente non erano rilevati”, conclude.

Per quanto riguarda Milano, "se paragoniamo il 2014 e il 2015 potrebbe sembrare che vi sia un enorme incremento di problemi riferiti all’uso di slot-machine (39% vs 67%). In realtà non è così. La spiegazione è dovuta al fatto che nel 2014 la modalità di raccolta dati era differente. L’operatore che raccoglieva informazioni, poteva avvalersi di voci molto generiche come la dicitura ‘altro per gap’, ‘dipendenza da gioco’. Voci che di per sé non indicano un gioco specifico. Nel 2015 si è posto rimedio togliendo queste voci generiche e permettendo di segnalare il gioco specifico”.

Nel 2014 gli utenti sono stati 334. Per il primo semestre del 2015 sono 185, di cui 82 che accedono per la prima volta.

“Va segnalato – prosegue Gatti – che le persone che si rivolgono ai servizi sono solo una parte di quelle che hanno un problema, quindi il dato non va generalizzato. Sarebbe, anzi, auspicabile che chi inizia ad avere un approccio patologico con il gioco arrivasse alla nostra attenzione prima possibile. In tempi relativamente brevi è possibile riacquisire un miglior controllo della situazione: è solo l’inizio di un percorso ma i risultati sono visibili e molto positivi per chi lo intraprende”.

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