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Carabinieri Palermo, operazione contro estorsioni a sale giochi e scommesse

02 novembre 2015 - 10:56

Ci sono anche sale giochi e scommesse fra le attività sottoposte al 'pizzo' scoperte dai Carabinieri di Palermo

Scritto da Francesca Mancosu
Carabinieri Palermo, operazione contro estorsioni a sale giochi e scommesse

 

 - Guarda il video dell'operazione Reset
Sale giochi, centri scommesse, supermercati, negozi di mobili e di abbigliamento, attività all’ingrosso di frutta e di pesce, bar: sono le vittime di circa 50 estorsioni documentate scoperte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, che nella mattinata del 2 novembre hanno dato esecuzione a 22 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento a seguito di incendio.

 

Le indagini, avviate nel maggio 2013, ovvero all’indomani dell’operazione 'Argo', condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo e della Compagnia di Bagheria con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, sono in parte confluite nell’operazione Reset (con cui nel giugno 2014 venne disarticolata l’ultima compagine del sodalizio mafioso bagherese) e in parte negli odierni arresti che evidenziano la pervicace pressione estorsiva esercitata da temutissimi capi mafia, ad oggi detenuti e taluni prossimi alla scarcerazione che, dal 2003 al 2013, si sono succeduti ai vertici del sodalizio mafioso.

 

Una cinquantina le estorsioni documentate anche grazie alla dettagliata ricostruzione fornita da 36 imprenditori locali che hanno trovato il coraggio, dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al giogo del 'pizzo'.

 

Tra questi rientra la drammatica vicenda di un imprenditore edile che racconta di aver iniziato a 'mettersi a posto' già negli anni ’90 e di non essere più riuscito a non pagare, vedendosi addirittura costretto per 10 anni a versare 3 milioni di lire al mese alla famiglia del reggente del mandamento mentre era in carcere, oltre a dover pagare al sodalizio significative percentuali dell’importo degli appalti aggiudicati. Da lì l’inizio di un’odissea che ha ridotto sul lastrico la vittima costringendola a cessare l’attività e a vendere anche la propria abitazione per far fronte alle perduranti richieste estorsive. Lo scenario delle imposizioni si presenta estremamente ricco e variegato in quanto, se pur particolarmente attento al settore dell’edilizia, incideva su ogni remunerativa attività economica locale. un sistema criminale che non risparmiava nessuno al punto di spingersi anche a chiedere il 'pizzo' ad un privato aggiudicatario di un appartamento all’asta giudiziaria.
 

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