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Taranto, operazione Gdf contro clan mafioso: sequestrata sala scommesse

15 giugno 2016 - 13:30

Il sequestro di un'agenzia scommesse, di varie aziende e 38 arresti: è il risultato di un'operazione della Gdf contro clan mafioso di Taranto.

Scritto da Redazione
Taranto, operazione Gdf contro clan mafioso: sequestrata sala scommesse

 


C'è anche un'agenzia di giochi e scommesse fra i beni sequestrati dalla Guardia di finanza Comando Provinciale di Taranto, unitamente al Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Lecce, nell'ambito dell'operazione 'Feudo' che ha dato esecuzione nel capoluogo jonico e nei comuni di Statte e Massafra, 38
ordinanze di custodia cautelare, delle quali 30 in carcere ed 8 ai domiciliari.


I provvedimenti di arresto sono stati disposti dal Gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura della
Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.


"La specifica attività d’indagine, durata tre anni, è scaturita da un controllo eseguito nei confronti di un professionista titolare di uno studio contabile, nel corso del quale è stata rinvenuta una copiosa documentazione attestante una elevata esposizione debitoria verso una persona che gli aveva concesso dei finanziamenti ad un tasso di interesse usurario che oscillava dal 37 percento al 306 percento annuo. L’approfondimento delle indagini documentali, bancarie e tecniche delegate dall’Autorità Giudiziaria competente, hanno consentito di appurare che quel caso di usura era da inquadrarsi nell’alveo di una più ampia strategia criminale attuata da una pericolosa consorteria connotata da marcati caratteri di mafiosità", si legge in una nota della Guardia di Finanza.

 

Le ulteriori e capillari operazioni di intercettazione telefonica ed ambientale "consentivano di accertare
l’esistenza dell’associazione mafiosa, di individuarne i componenti, di svelare le attività illecite e di verificare l’esistenza di un consolidato accordo tra il clan mafioso operante in Statte e l’imponente sodalizio mafioso operante in Taranto retto dal noto boss Giuseppe Cesario, alias Pelè, deceduto nel marzo 2014, sodalizio che, peraltro, aveva stretto solidi rapporti di collaborazione con altre storiche frange della criminalità organizzata tarantina, quali quelle riconducibili ai noti boss Orlando D’Oronzo e Nicola De Vitis. L’articolato sodalizio mafioso oggetto di investigazione appariva dunque finalizzato alla commissione di una serie indeterminata di delitti, concernenti non solo il traffico organizzato di stupefacenti (attività dalla quale il sodalizio ricavava ingenti proventi anche grazie alla stabile collaborazione con esponenti del clan ‘ndranghetista Bonavota di Sant’Onofrio), i delitti di usura ed estorsione, i delitti in materia di armi, non disdegnando il ricorso alla violenza ed alla minaccia allo scopo di realizzare profitti e vantaggi ingiusti nonché il traffico organizzato di sigarette di contrabbando per almeno 230 chili, consumato in frode nell’anno 2013", recita ancora la nota.


"Affiliato al clan era un noto imprenditore tarantino, E.G., incensurato, con il compito di sovrintendere alla generalità degli investimenti in attività economiche apparentemente lecite da ricondursi all’organizzazione, frutto del reimpiego dei proventi illeciti derivanti dai delitti posti in essere in esecuzione del programma criminoso. Così, le indagini facevano luce su importanti investimenti in tal senso nei più disparati settori dell’economia legale, potendosi ricondurre al sodalizio la gestione, sovente per interposta persona, di redditizie attività di impresa, quali la gestione di una pizzeria, un’agenzia di pompe funebri, un esercizio di vendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, la gestione di una società di giochi e scommesse ed una ditta individuale operante nella vendita di profumi, detersivi e sapone. E’ emerso come i vertici di quel sodalizio non abbiano disdegnato il ricorso a gravi episodi intimidatori, con armi ed esplosivi, allo scopo di scoraggiare qualsivoglia forma di collaborazione con le pubbliche autorità, così da preservare l’esistenza in vita dell’associazione; allo stesso modo, le acquisizioni probatorie hanno denotato il costante clima di assoggettamento ed omertà nella generalità della popolazione residente nel territorio in cui vive ed opera la compagine", conclude la nota.

 

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