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Istituto Friedman: 'Proibizionismo fa crescere gioco illegale'

20 aprile 2019 - 07:17

Il punto su gioco patologico e gioco irregolare nel convegno organizzato da Istituto Friedman e Siipac a Bussolengo (Vr) venerdì 19 aprile.

Scritto da Redazione
Istituto Friedman: 'Proibizionismo fa crescere gioco illegale'

"Il gioco patologico é una patologia psicologica di cui in troppi parlano senza cognizione di causa. Il gioco d’azzardo patologico, una patologia che dal 2013 è stata inserita nella categoria delle ‘dipendenze comportamentali’, viene troppo spesso affrontata con divieti e proibizionismi, con i quali si ottiene spesso l’effetto opposto. Altro fenomeno di cui si è occupato negli ultimi anni il nostro Istituto, quello del gioco irregolare, che cresce tanto più vengono adottate misure proibitive e proibizioniste, così come sta accadendo in questo periodo storico in Italia, senza veder risolto il problema del gioco patologico, anzi, vedendolo talvolta peggiorare ed accrescendo i proventi della criminalità organizzata”.

Così Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell'Istituto Milton Friedman, ha aperto i lavori del convegno “Gioco patologico e gioco irregolare. Le sfide di ieri, oggi e domani”, organizzato insieme con il Siipac - Società italiana per gli interventi sulle patologie compulsive venerdì 19 aprile a Bussolengo (Vr).
 

"Mentre in Italia tutti pensano alle limitazioni orarie come una soluzione per combattere il problema della dipendenza da gioco d'azzardo i ricercatori dell'università di Sydney hanno dimostrato che interrompere un giocatore davanti ad una macchina comporta una maggiore compulsività. In pratica lo si induce ad aggravare la sua dipendenza. La vera soluzione per contrastare il fenomeno della dipendenza è sempre la prevenzione, insieme alla formazione. Una formazione che sia diretta sicuramente agli operatori sanitari ma anche che aiuti i giovani, fin dalle scuole, a prevenire la perdita del controllo in una attività che fa parte della natura umana", ha dichiarato Cesare Guerreschi medico e fondatore del Siipaac.
 
"Conosco anche direttamente casi di giocatori patologici e forse, proprio per questo, ho capito che il divieto non serve ad evitare questi problemi ma piuttosto rischia di aggravarli. In quella agenzia, si accettavano puntate in contanti per importi superiori al consentito dalla legge sul riciclaggio. Ma se non ci fosse stata l'attività di scommesse legalizzata è probabile che la persona che gestiva quell'agenzia avrebbero operato ugualmente ma in maniera clandestina, rendendo molto più difficile o forse impossibile individuare una attività come quella se non quando qualche giocatore avesse prosciugato il proprio conto in banca", ha aggiunto il sindaco di Bussolengo Roberto Brizzi, riportando anche l'esperienza come amministratore di una sala scommesse chiusa per irregolarità.
 
 
Anche scondo il responsabile della Croce Rossa di Verona, Alessandro Ortombina, l'attività ludica era considerata alla base della stessa formazione di ogni persona. "Il nostro principio ispiratore é quello della neutralità - ha detto - che non interviene nelle libere scelte dell'individuo ma lo aiuta a prevenire le conseguenze negative. La nostra esperienza Veronese nell'affrontare le dipendenze da gioco con lo sportello sociale è diventato un modello nazionale. La Croce Rossa Italiana adesso sta replicando questo approccio in tutta Italia".
 
 
Luigi Nevola, fondatore dell'associazione La Sentinella di Bolzano, ha riportato dei numeri per dimostrare come il proibizionismo porti alla diffusione dell'illegale e questo allo sviluppo delle patologie.
"Quando nel 2013 l'assessore alla salute della provincia di Bolzano intervenne con un provvedimento che di fatto eliminò il gioco da tutto il territorio, io, come insegnante e come educatore, appoggiai quell'iniziativa. Dopo appena due anni, scoprì che dei ragazzi della mia scuola giocavano nei casinò online, si trovavano negli stessi bar dove prima c'erano le slot legali. Era evidente che questa situazione risultava molto più pericolosa perché, essendo illegali, non comportavano alcun controllo da parte delle autorità e nessuna limitazione e quindi nemmeno il divieto ai minori. In queste condizioni la dipendenza si sviluppa con molta più facilità di quanto succede da quando il gioco è controllato".
 

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