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Online: la stretta dello Stato contro il gioco illegale

28 aprile 2014 - 10:22

Qualcosa sta cambiando nel gaming online italiano. Nonostante la brusca frenata conosciuta da questo settore nel corso degli ultimi mesi (o forse proprio per questo), per gli operatori del segmento digitale del gioco pubblico si intravedono prospettive confortanti, grazie alla nuova strategia adottata dai Monopoli sul fronte istituzionale, mirata a sconfiggere il gioco non autorizzato.

Scritto da Alessio Crisantemi
Online: la stretta dello Stato contro il gioco illegale

Nonostante gli enormi progressi compiuti negli ultimi anni dal mercato, con la continua evoluzione di prodotto e la graduale regolamentazione di nuove modalità di gioco, il gaming virtuale italiano è divenuto sempre più competitivo e in grado di attrarre un numero crescente di giocatori, ma senza mai spostare definitivamente su di sé i 'veri' giocatori online, ovvero quello zoccolo duro di player che continuano ancora oggi a spendere il proprio denaro sui siti 'punto com', per il semplice fatto che, in queste sedi, si può vincere di più. E anche se si tratta di una offerta meno sicura e meno controllata, proprio perché non autorizzata nel nostro paese ma comunque ancora presente, i giocatori incalliti continuano a praticarla. Per una concorrenza sleale nei confronti degli operatori italiani, che continuano a investire in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, pur trovandosi con le mani legate rispetto alla raccolta illecita. Una situazione ben nota a Piazza Mastai dove, non a caso, si sta cercando, e da tempo, di arginare il problema, migliorando l'offerta lecita e cercando strumenti mirati a sconfiggere definitivamente la raccolta senza concessione.
E ora, dopo mesi (forse anni) di attesa, qualcosa sta cambiando. Come annunciato nelle scorse settimane dal responsabile dell'online dell'Agenzia delle Dogane e Monopoli, Francesco Rodano, l'amministrazione è riuscita a raggiungere un accordo con i principali fornitori internazionali di giochi online, per una collaborazione mirata a stanare le 'punto com' attive sul mercato italiano o interessate ai nostri player. E dopo l'annuncio di qualche mese fa del colosso Playtech, arriva ora quello della svedese Net Ent, leader in Europa e nel nostro paese nello sviluppo di giochi online: entrambe non forniranno più i loro giochi alle punto com, per confermare il sodalizio con il sistema italiano e con i suoi operatori (leciti). Uno sforzo tutt'altro che banale per le società, tenendo conto che i rispettivi fatturati sono comunque positivi grazie anche ai clienti punto com, ma che consentirà un rafforzamento concreto della propria posizione nel nostro mercato e probabilmente anche in quegli altri contesti europei in via di sviluppo, dove le regole derivano sostanzialmente dal nostro modello, basante quindi sulla cooperazione con partner affidabili.
Questa è dunque la vera buona novella per gli operatori italiani dell'online che rappresenta, probabilmente, anche l'ultima spiaggia. Sì, perché se l'idea della corsa all'oro che ha accompagnato il settore dell'online nel suo debutto è svanita ormai da tempo, oggi il tema reale diventa quello della sostenibilità per gli addetti ai lavori di un mercato sempre più in affanno, sopravvissuto grazie al fattore novità che ha spinto i nuovi prodotti: prima il poker, poi il cash game e i casinò online, quindi le slot e infine le virtual races. E ora che i nuovi giochi nel cassetto dei Monopoli sono terminati (con il recente debutto anche del betting exchange), è arrivato il momento del consolidamento. In questo senso va premiato lo sforzo del regolatore da un lato, e delle società produttrici dall'altro, di remare in direzione della messa in sicurezza del settore, dal punto di vista della filiera.
A proposito di sicurezza peraltro – ma pensando questa volta dal lato dei consumatori -, è bene evidenziare che il gioco online rappresenta il segmento del gioco pubblico meglio controllabile sotto ogni punto di vista. Fiscale, amministrativo e in termini di prevenzione del gioco problematico. In questo senso, pertanto, è opportuno più che mai preservare tale mercato, perché è da qui che si potrà costruire il futuro dell'intero comparto. Non a caso in Parlamento Europeo si studia da qualche anno una armonizzazione delle regole in ambito comunitario di questo segmento e non di quello del gioco fisico. Nonostante gli strali lanciati troppo spesso da politica e media contro l'online e i presunti rischi in termini di accessibilità da parte dei minori, in realtà, per poter accedere a un sito di gioco di un concessionario italiano è necessario registrarsi inserendo i propri dati personali dimostrando la maggiore età, fornendo i documenti personali e attivando un conto di gioco a cui legare un conto bancario o una carta di credito personale. Con tanto di invio di una copia dei propri documenti alla società. E tanto basterebbe a tenere lontani i minori da questa forma di gioco. In più, attraverso l'online, il concessionario  - e, quindi, volendo ,anche lo Stato – ha visione di tutte le transizioni che un giocatore effettua attraverso il portale di gioco, riuscendo a intercettare anche un comportamento potenzialmente a rischio, anche se la norma italiana non prevede ancora oggi nessuna azione o intervento conseguente. Per non parlare, poi, della tracciabilità di ogni operazione effettuata da ogni giocatore, che è quello che cerca di ottenere, almeno in teoria, l'amministrazione finanziaria in vari settori dell'economia nazionale e che, al momento, il gioco online è già in grado di garantire.
Tutto questo per dire che il gioco online è – e deve essere considerato – una risorsa per il comparto del gioco pubblico e un modello da mettere sì a punto, e in fretta, ma da perseguire nel tempo. Come del resto stanno facendo i vari paesi europei che si sono affidati o ispirati proprio al nostro modello di regolamentazione, e che sembrano crederci oggi molto più di noi.

 

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