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Il gioco pubblico come valore: un cammino difficile, ma avviato

16 giugno 2014 - 10:13

Forse non è poi così lontano il momento in cui il gioco pubblico potrà essere iniziato a considerarsi un valore per il nostro paese. Una risorsa, e non soltanto a livello contabile, ma più in generale: come un asset industriale, che risulti strategico per i volumi di occupazione che è in grado di offrire, sia nel pubblico che nel privato,  ma anche e soprattutto, quale baluardo della legalità. Sì, perché nonostante il settore debba ancora oggi fare i conti con una immagine tendenzialmente negativa agli occhi dell'opinione pubblica, qualcosa sta cambiando, e una volta tanto in positivo, nei confronti di politica e istituzioni, con una prima presa di coscienza del fatto che soltanto attraverso una offerta di gioco legale e controllato (per quanto scomoda possa sembrare, aggiungiamo noi) si può colmare quel giro di affari sommerso che è rappresentato ancora oggi dal gioco illegale, e figuriamo ci a quali volumi potrebbe arrivare qualora dovesse sparire il sistema del gioco pubblico.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il gioco pubblico come valore: un cammino difficile, ma avviato

Un ravvedimento, seppure ancora parziale e comunque agli arbori, che scaturisce probabilmente anche dai primi report che emergono da quei territori intervenuti, in maniera autonoma, con una legiferazione sul gioco introducendo alcuni divieti (o forti restrizioni, che poi si traducono come tali), dai quali si riscontra un riacutizzarsi dell'offerta illecita, spesso attraverso i cosiddetti 'totem' per il gioco online (non consentito nei pubblici esercizi italiani in nessuna forma).
Ma allo stesso risultato si arriva anche guardando il settore delle scommesse, che rappresenta una delle principali offerte di gioco pubblico sul territorio e uno degli intrattenimenti più apprezzati dagli italiani. Finalmente, anche in questo caso, si è riusciti a comprendere che solo attraverso un'offerta di gioco rigidamente disciplinata e controllata dallo Stato, si può evitare il rischio di truffe e alterazioni delle competizioni sportive internazionali che non sarebbe mai possibile attraverso circuiti di gioco sconosciuti e molto spesso gestiti dalla criminalità. Soprattutto in Italia, dove il sistema di controllo del gioco pubblico e, in particolare, della rete (quella autorizzata, però) di scommesse risulta essere uno dei più rigidi e scrupolosi attraverso una procedura assai rigorosa e una tecnologia  all'avanguardia, che permettono il monitoraggio costante e un intervento rapido in caso di anomalie.
Una tesi a cui sono giunti anche in Parlamento Europeo e (probabilmente di conseguenza) anche in quello italiano dove, di concerto con il governo, si è deciso di affrontare il tema del match fixing, che non a caso sarà oggetto di lavoro, addirittura, della presidenza italiana a Bruxelles.
Sul punto è intervenuto nelle scorse ore anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, durante un’audizione alla Commissione Cultura della Camera, nella quale ha spiegato come l’impegno sul tema della lotta alle partite truccate, sia uno dei temi di grande interesse dell'attuale Esecutivo. E lo sarà a maggior ragione, anche in funzione della stipula della Convezione Internazionale sul match fixing prevista per il prossimo 18 settembre, nell’ambito della XIII Conferenza dei Ministri dello sport del Consiglio d’Europa.
Un evento che, oltre a un significativo risvolto sul fronte dell'integrità dello sport, potrebbe rappresentare un cambiamento di approccio anche rispetto alla materia 'gioco pubblico', la quale necessita sì di vari aggiustamenti, forse anche molti, ma che non può essere certo abbandonata dallo Stato, per non essere riconsegnata all'illegalità.

 

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