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La stretta dello Stato sul betting: che sia la volta buona?

18 agosto 2014 - 10:34

Le recenti azioni repressive messe in atto dalle Forze dell'ordine nei confronti delle agenzie di scommesse non autorizzate e Centri trasmissioni dati, proprio mentre il governo si preoccupa di adottare una strategia per combattere il match fixing e i reati di frode sportiva, evidenziano una volontà, da parte dello Stato, di mettere in sicurezza il settore riappropiandosi – finalmente – della raccolta di scommesse, fino ad oggi parzialmente relegata alla rete illegale o a quella non autorizzata. Volontà ancora più evidente se si pensa che, di pari passo con i sequestri sul territorio e le azioni legislative, si sta muovendo anche la magistratura, con almeno un paio di Procure (Lecce e Roma su tutte) che stanno portando avanti dei procedimenti contro gli operatori attivi sul territorio italiano senza una regolare concessione.

Scritto da Alessio Crisantemi
La stretta dello Stato sul betting: che sia la volta buona?


Se si trattasse di un film o di un romanzo, il titolo più adeguato, preso in prestito da altre produzioni, sarebbe, probabilmente “Risvegli”. A evidenziare come la presa di coscienza rispetto al fenomeno della raccolta irregolare di scommesse, con le conseguenti mancate entrate per lo Stato e i maggiori rischi per i giocatori, sia da considerarsi piuttosto tardiva, tenendo conto che l'esistenza del fenomeno e il suo progressivo acuirsi era stato denunciato dagli addetti ai lavori già diversi anni fa, senza assistere fino ad oggi a nessuna iniziativa davvero efficacie. Al punto che di agenzie non autorizzate e simili se ne contano oggi oltre 5mila sul territorio nazionale.
Battute a parte, tuttavia, è bene prendere atto dell'iniziativa, politica e istituzionale, messa in atto dai vari organi dello Stato in materia di scommesse, che potrebbe risolvere una volta per tutte il problema principale che da anni affligge, prima di ogni altra cosa, la rete del betting italiano.
Tanto più che il giro di vite avviene – e non a caso – proprio a ridosso del riordino sul settore previsto dal Legislatore per il prossimo 2016, quando andranno a scadenza tutte le concessioni ora in vigore e i Monopoli di Stato saranno chiamati a emanare una nuova gara.
Ma non è tutto. Sì, perché il quadro viene reso ancora più chiaro dal Piano di azione stilato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per il triennio in questione che prevede un milione e duecentomila controlli, con un potenziamento dell’attività di intelligence e un ampio ricorso all’informatica, proprio per “aumentare il livello di vigilanza e di presidio anche nel settore dei giochi”. alla convenzione siglata a fine luglio con il Dipartimento delle Finanze. Un'attività ulteriore – si badi bene – rispetti agli almeno 4mila controlli sugli esercizi che effettuano la raccolta delle scommesse normalmente eseguiti. E anche se il piano riguardo il settore in generale (e, anzi, va detto, l'azione di contrasto è generalmente concentrata attorno agli apparecchi da intrattenimento), nel mirino dei controlli dovrebbero finire in maniera molto più significativa i centri trasmissione dati (Ctd) non autorizzati alla raccolta delle puntate, alla riscossione delle poste di gioco e alla liquidazione delle vincite. Per un'azione completa e ad ampio raggio che potrebbe rimettere in sesto il settore e la rete italiana delle scommesse sportive. Prima che sia troppo tardi. Che sia davvero la volta buona?

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