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Il gioco riscrive la geografia economica: e l'Italia non resti a guardare

25 agosto 2014 - 09:38

Quando l'Italia avviava la regolamentazione del comparto del gioco pubblico e, in particolare, quello degli apparecchi da intrattenimento - ormai dieci anni fa - con il rilascio delle prime concessioni statali, in molti vedevano nel futuro lo spettro dei giganti che avrebbero cannibalizzato il settore. Come a indicare una volontà 'oscura' o un celato obiettivo politico, di affidare il settore a pochi grandi gruppi, in sostituzione alla frammentazione che caratterizzava il mercato, affidato a una moltitudine di operatori (gestori, produttori e distributori oltre che concessionari). Un passaggio che, in realtà, non è mai avvenuto. Anzi, al contrario, col passare del tempo, si sono andate affermando anche le altre figure professionali che compongono la filiera, in un percorso completato dall'emanazione, nel 2011, dell'Elenco degli operatori new slot da parte dei Monopoli di Stato.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il gioco riscrive la geografia economica: e l'Italia non resti a guardare

Oggi però il panorama è cambiato e il mercato del gioco ha assunto una dimensione globale. E se l'Italia, all'epoca, rappresentava una sorta di battitore libero introducendo una delle prime regolamentazioni sul gioco in Europa, adesso non è più così. Basta guardarsi attorno per osservare quello che sta accadendo sui vari mercati e come sta cambiando la geografia economica del gioco. Con la concentrazione di alcuni mercati attorno ai colossi del settore, autentici 'top player' nei rispettivi business. Ad avviare il processo è stata forse l'americana Scientific Games, già leader nei segmenti di online e gioco land based, che ha acquisito dapprima un'azienda storica come la Williams (Wms), specializzata nel settore delle slot da casinò, per poi rilevare un altro gigantedel calibro di Bally Technologies, leader indiscusso nel settore dei casinò, ma con forte esperienza, ormai, anche nei segmenti di videolottery, online e mobile gaming. Una risposta a questa operazione colossale è arrivata proprio dall'Italia, con il colosso di origine tricolore Gtech (al secolo Lottomatica) che quasi a rivendicare il proprio ruolo di leader nel mercato globale dei giochi (e, soprattutto, a garantirsi un ruolo da protagonista su quelli mericani, dove sta concentrando lo sviluppo attuale) con l'acquisizione da parte dell'azienda del gruppo De Agostini dell'altro leader di casinò e social gaming Igt (International Game Technology) con sede a Las Vegas. Per un gruppo risultante dalla fusione che avrebbe più di 6 miliardi di dollari di ricavi e più di 2 miliardi di dollari di Ebitda. E siccome il gioco, oggi, non è più soltanto 'a terra', le operazioni non mancano neppure nell'online, dove a segnare il colpo più grande della storia è stato il gruppo Amaya Gaming, rilevando Rational Group e con esso i brand di punta PokerStars e FullTilt, leader in tutto il mondo nel settore del poker online. Insomma, il settore sta cambiando, a livello internazionale. E i numeri che caratterizzano queste operazioni rivelano, da un lato, l'importanza economica di questa industria, mentre dall'altro evidenziano come la competizione diventi ogni giorno più difficile rendendo sempre più ardua la sfida per le aziende a rimanere sul mercato.
Tornando in Italia e concentrandosi su quello che avviene entro i nostri confini nazionali, lo scenario non cambia poi di molto, come si può osservare sfogliando i quotidiani economici o guardando ai movimenti in Borsa. Oltre al grande passo di Gtech, ha fatto parlare molto, nelle scorse settimane, il salto tentato (e non riuscito) da Sisal a Piazza Affari, ma anche, e soprattutto, la partita che si sta giocando in casa Cogetech, vicino a un cambio di proprietà, e in Gamenet, che proprio su questa sorte potrebbe avere un ruolo da protagonista. Come pure bisogna osservare l'evoluzione del gigante Novomatic nel nostro paese, entrato dapprima con un'azienda del gruppo sul territorio, che oggi ha ripreso anche il nome dalla casa madre (con Adria Gaming che ha ceduto il posto a Novomatic Italia), assumendo, nel frattempo, anche il controllo di una concessionaria di Stato, oltre a portare avanti il proprio sviluppo sul mercato italiano di slot, vlt e gioco online.
E' evidente, dunque, che il business del gioco è in una fase di consolidamento a livello globale. Un passaggio inevitabile che impone alle aziende di sfruttare appieno ogni possibilità. E dovrebbe imporlo, al tempo stesso, anche ai paesi chiamati a governare tali mercati, adeguando i propri piani normativi e le politiche di sviluppo economico alla realtà del mercato. Per evitare di ritrovarsi, come del resto già avviene in molti campi, con il mercato illegale che corre più veloce di quello legale. Non farlo sarebbe un duplice delitto: non solo per l'occasione (e i denari) persa non cogliendo l'opportunità, ma anche per il futuro negato a quelle aziende che hanno investito sul settore e lo stanno ancora facendo. Da italiani, per esempio, non possiamo non guardare con un pizzico di invidia e una sorta di risentimento alla novità lanciata negli States del jackpot condiviso a livello internazionale sulla rete dei casinò, dal Nevada al New Jersey. Per una sorta di liquidità internazionale applicata al gioco fisico. Quella di cui noi italiani (e non solo) parliamo da tempo e auspichiamo di veder partire, ma che dall'altra parte dell'oceano ha segnato un primo, importante passo. Certo, va detto, la partita europea è ben diversa da quella statunitense nel raccordare le varie regolamentazioni e nell'attuare progetti comuni. Ma pensando al nostro paese, è triste osservare come quella politica avanguardista di qualche anno fa, che aveva portato alla (coraggiosa) regolamentazione del mercato online prima, e delle vlt poi, sembra essere ormai abbandonata e sepolta da un pezzo. Colpevolmente, però. Perché un'industria così importante e innovativa, non può vivere di soli ricordi, ma ha bisogno, al contrario, di una manutenzione continua. Che non significa necessariamente creare nuovi giochi, quanto, piuttosto, adeguare l'offerta attuale sfruttando le nuove opportunità. Ma ci vuole coraggio, oltre a una chiara visione del presente e a una minima visione del futuro.

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