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Verso un gioco davvero responsabile

08 settembre 2014 - 09:59

Finalmente si inizia a guardare al gioco responsabile – o, volendo, a quello patologico – in maniera concreta. Compiendo azioni efficaci e andando oltre le mere parole degli ultimi anni. Un processo che richiede anzitutto un passo in avanti, per superare vecchie ideologie e inevitabili pregiudizi, affrontando la materia con l'attenzione che merita. In ambito economico e politico, ma anche in quello sociale, medico e sanitario. Provando, da un lato, ad abbandonare l'antica scuola proibizionista, ormai stantia e senz'altro inefficace, e dall'altro – quello cioè dell'industria – evitando un approccio iperprotezionistico, troppo sbilanciato sul profitto e non abbastanza sulla responsabilità sociale.

Scritto da Alessio Crisantemi
Verso un gioco davvero responsabile

Un obiettivo teoricamente ambizioso e reso ancor più difficile, nei fatti, dai ripetuti scontri – intellettuali, si intende – degli ultimi anni e dagli arroccamenti nelle rispettive posizioni delle varie parti sociali e dei rappresentanti del settore. Eppure, qualcosa si sta muovendo in questi ultimi mesi. E alle prime prove di disgelo, sta facendo seguito un nuovo percorso di dialogo e di confronto all'insegna della sostenibilità. Ispirato, probabilmente, dalla presa di coscienza della politica, che attraverso la Legge delega ha messo nero su bianco la necessità di trovare una quadratura del cerchio rispetto al gioco pubblico, e orientato all'individuazione di un futuro stabile, poiché in grado di dare certezze ai cittadini, ma anche alle imprese che in questo settore vi operano.
E se il 2014 potrebbe essere l'anno della svolta, con i primi decreti di attuazione della delega che dovrebbero arrivare entro la fine dell'anno, e con il lavoro dell'Istituto Superiore di Sanità anticipato da GiocoNews.it la scorsa settimana che potrebbe avviarsi nello stesso periodo, settembre si presenta un mese significativo in questo cammino. Con la settimana corrente che gioca un ruolo chiave in termini di confronto, ma anche di e di proposte. Quando i riflettori si sposteranno dapprima in Finlandia (in quella patria nota propria per lo sviluppo di un modello di gioco pubblico sostenibile), a Helsinki, dove la conferenza sul gioco responsabile promossa dall'Easg (a cui partecipa anche GiocoNews, con un relatore illustre come il professor Riccardo Zerbetto, fondatore del progetto Orthos) offrirà un interessante occasione di dibattito per mettere a confronto le diverse realtà nazionali in uno scambio di idee tra politica, industria, regolatori e terzo settore, proprio sul tema delle patologie e sui rispettivi ruoli in chiave di protezione e cura dei soggetti a rischio. Un ottimo spunto che ci si augura possa essere colto anche dal Parlamento, dove gli stessi temi sono oggetto di dibattito ormai costante tra i lavori di attuazione delle delega e quelli di definizione del Dl sul gioco patologico, non ancora accantonato.
Un altro spunto degno di nota arriverà invece sul finire della settimana da Spoleto, nel cuore dell'Umbria (dove peraltro si sta attuando un'altra legge sul gioco, di carattere regionale), dove il dibattito e la riflessione sulla materia vengono proposti in una chiave del tutto diversa e dall'impatto assicurato. Merito del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto e del drammaturgo e regista, Marco Martinelli - cofondatore del Teatro delle Albe di Ravenna- che metteranno in scena due rappresentazioni che andranno a delineare le due facce del gioco d’azzardo. Quella 'dannata' che può coinvolgere e sconvolgere la vita di un individuo facendo affiorare i lati peggiore dell’essere', e  la parte 'acquasanta', cioè in grado di creare cose positive come impiego di risorse e divertimento. Uno spettacolo dedicato al gioco e alla sostenibilità, appunto, anticipato però da un dibattito dal titolo “Azzardo di Stato - Tra 'azzardopatia' e costruzione del bene comune: chi vince e chi perde”, promosso da Libera Umbria e che metterà a confronto le varie parti in causa. Tutte occasioni per cercare di individuare quel bene comune che forse è ancora possibile riscoprire anche nelle attività di gioco. Sia pure con qualche sacrificio per gli addetti ai lavori, ma in nome della sostenibilità e alla ricerca di un futuro stabile, e non solo responsabile.

 

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