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Alla faccia del bene comune

20 ottobre 2014 - 11:06

Probabilmente è soltanto una questione di punti di vista. E senza dubbio, una diversità di opinioni. Fatto sta che la scorsa settimana - la più difficile, forse, nella storia del comparto del gioco pubblico – alla potenziale disfatta confezionata dal governo nei confronti della filiera, ha fatto da contraltare la potenziale buona notizia racchiusa nel protocollo di intesa siglato tra Sistema Gioco Italia di Confindustria e il Coordinamento nazionale 'Mettiamoci in gioco'. Salvo poi rivelarsi una notizia positiva soltanto sulla carta – almeno dal lato delle parti sociali – finendo col sollevare un polverone anche più grande di quanto non sia riuscito a provocare l'annuncio del governo rispetto all'aumento delle tasse sui giochi.

Scritto da Alessio Crisantemi
Alla faccia del bene comune

Al punto che ancora oggi si alternano atti di accusa e prese di distanza rispetto a tale protocollo delle singole componenti del Coordinamento che si è rivelato assai meno coordinato di quanto si potesse immaginare.
Eppure in quell'unione di intenti compiuta allo scopo di arrivare a una legge quadro sul settore del gioco, in grado di garantire adeguati livelli di tutela dei cittadini e dei soggetti più deboli, si dovrebbe ravvisare un chiaro segnale di maturità da ambo le parti. Con l'industria che decide di prendersi carico in maniera concreta dei problemi sociali (e, va detto, probabilmente anche in modo più esplicito di quanto gli sia richiesto, visto che l'impegno della filiera si è portato avanti rispetto alle volontà e alle richieste del Legislatore), e con le sigle del Terzo settore che decidono di abbandonare le vecchie ideologie proibizioniste in cerca di un compromesso che consenta, sia pure machiavellicamente, di portare a casa il prezioso risultato della tutela dei cittadini.
Peccato però che solo in pochi – e a quanto pare, la minoranza – nel coordinamento, abbiano visto con favore la decisione di trattare con l'industria. Una reazione forse prevedibile, ricordando le levate di scudi dei mesi precedenti, ma che si rivela del tutto insolita dopo i recenti sviluppi che avevano portato a un confronto ripetuto e a un dialogo ormai costante tra i due fronti, con tanto di dibattiti pubblici e un'apertura al evidentemente soltanto annunciata (in perfetta analogia, del resto, con la situazione politica attuale). Solo qualche settimana fa, le due parti, insieme alla politica, si trovavano d'accordo nella ricerca della “costruzione di un bene comune”, che sembrava possibile dopo il confronto di Spoleto, e oggi si rivela del tutto impraticabile se le parti in causa non riescono neppure ad accettare un confronto continuo e un tavolo di lavoro con la filiera sul tema del gioco patologico. Senza doversi necessariamente convincere che il gioco può anche rappresentare una risorsa - addirittura un valore per il proprio paese, se opportunamente disciplinato - ma anche più semplicemente turandosi il naso in un collaborazionismo mirato esclusivamente a quel bene comune di cui si parlava nei giorni addietro.
Di fronte a questa nuova presa di posizione – autentico passo indietro sotto il profilo politico e istituzionale – viene da sorridere ripensando ai tanti dibattiti e confronti in cui tutti si dichiaravano anti-proibizionisti, in uno slogan politically correct al quale soltanto in pochi, evidentemente, credono fino in fondo. Perché se non si accetta il dialogo con il settore, vuol dire rifiutarne l'esistenza. O, meglio, preferire la sua assenza. Anche se ciò significherebbe ritrovarsi, in futuro, a confrontarsi con la criminalità, che diventerebbe l'unico soggetto indicato alla gestione del gioco qualora di decidesse di renderlo illegale. Al quale sarà difficile chiedere interventi contro le dipendenze o percorsi di prevenzione. Ed è proprio questa la riflessione e la presa di coscienza scaturita all'interno di Mettiamoci in gioco che ha portato al dialogo con gli operatori. Per la costruzione di un'opportunità e il conseguimento di una legge che possa davvero tutelare la cittadinanza, raggiungendo così l'obiettivo con cui lo stesso coordinamento era stato creato. Ma che non si potrà mai raggiungere se si tornano ad erigere queste barricate. Alla faccia del bene comune.

 

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