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Stabilità, #lavoltabuona non per il gioco, né per i giocatori

22 dicembre 2014 - 09:39

Indietro non si torna. Con queste parole il premier Matteo Renzi ha dichiarato conclusi i giochi sulla Legge di Stabilità dopo la nottataccia (per i senatori e per la nostra democrazia) di venerdì scorso, quando il senato ha dato il via libera alla manovra fiscale. Esprimendo parole di soddisfazione, su Twitter, per una partita davvero difficile”. Con tanto di hashtag ‘#lavoltabuona’. A fargli eco il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, forse ancora più ottimista nel dire non solo che: nel 2015 i conti pubblici miglioreranno e questo consentirà di dimostrare ai partner europei e ai mercati che l'Italia è un Paese affidabile”. Ma anche, e soprattutto, che “con questa legge, abbiamo messo in campo un significativo abbattimento delle tasse che ha pochi precedenti nella storia del Paese.

Scritto da Alessio Crisantemi
Stabilità, #lavoltabuona non per il gioco, né per i giocatori

Una posizione netta, ma al tempo stesso, piuttosto coraggiosa. In primis, perché di veri abbassamenti delle imposte non se ne scorgono affatto, nella norma. Specie se dovranno attuarsi le clausole di salvaguardia promesse a Bruxelles. Inoltre i buoni auspici del titolare di via XX Settembre non tengono conto, ancora una volta, di un settore economico del nostro paese, qual è (che ci piaccia o meno) quello del gioco pubblico. O, quanto meno, non viene considerato quando si pretende di affermare che tale manovra abbasserà le tasse, perché ciò non avverrà per gli addetti ai lavori, sempre più figli di un Dio minore rispetto al resto del paese. Per loro, al contrario, la manovra riserva un trattamento d’eccezione con una serie di rincari che rischiano di rendere difficilmente sostenibile l’attività. Un problema che non è soltanto della filiera e di quella che si vuole continuare ad additare come “l’industria dell’azzardo” o, peggio ancora, “la lobby del gioco”, ma che presto si rivelerà una preoccupazione per l’intero paese e, di nuovo, per il governo. Per una manovra che non sarà affatto indolore. Anzi. L’instabilità che si prepara a scaturire dall’attuazione delle nuove norme potrebbe avere effetti devastanti nel comparto, rischiando di compromettere gli equilibri faticosamente raggiunti nel corso degli anni tra le diverse categorie che costituiscono la filiera. Per questo, le gatte da pelare saranno soltanto all’inizio per gli addetti ai lavori, ma ben presto anche per l’esecutivo, quando i conti pubblici registreranno il primo declino della raccolta, che potrebbe rivelarsi già nel primo semestre del nuovo anno. L’eccesso di oneri e la complessità ormai estrema di un sistema già all’apice del manierismo burocratico e dalla tassazione spinta (si ricorda che da gennaio aumenterà comunque il Preu sulle new slot al 13 per cento), in una situazione di crisi economica tutt’altro che estinta, porteranno qualche esercente ad accettare anche altre offerte di gioco alternative a quella statale. Per un problema che diventa a quel punto anche di carattere pubblico e sociale. Alla faccia dei buoni propositi in termini di prevenzione. E tutto questo avverrà perché nella definizione assai cervellotica e convulsa delle nuove norme incluse nella Stabilità, il governo non ha optato per l'introduzione di strumenti che consentissero sistemi e strategie di controllo più efficaci e diffuse per prevenire le forme di illegalità sui territori. Che già si rendevano necessarie da tempo, e lo saranno ancor più nei prossimi mesi. Ma il governo, ormai, ha preso la sua decisione, evitando - volutamente - ogni punto di contatto con l’industria, che pure aveva dimostrato un chiaro segno di maturità, evitando di alzare barricate di fronte alla richiesta di ulteriori fondi dai giochi. E offrendo la propria collaborazione nel reperire le risorse necessarie, in una modalità che potesse rivelarsi sostenibile. Ma invano. Il risultato, è una legge che rischia di scontentare tutti. E che renderà presto necessario correre ai ripari (magari già con la delega?), prima che sia troppo tardi. Ad essere sbagliato, quindi, non è soltanto il principio con cui si interviene sui giochi, ma il mezzo. Con una doppia rivoluzione improntata nei settori di scommesse e slot machine, con effetti sostanziali nelle rispettive fiscalità, proprio quando la stessa materia doveva essere affrontata con la legge delega, già nelle prossime settimane. E allora, che sia quella la volta buona del gioco pubblico. Se non altro per limitare i danni.

 

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