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Un settore allo sbando. E in nome della Legge

19 gennaio 2015 - 10:10

Ormai è innegabile. E non si può più fare finta di nulla. Il settore degli apparecchi è allo sbando. Ma la vera nota dolente è che tutto questo non avviene per l'incapacità dei singoli attori che compongono il comparto (o, almeno, non solo e non direttamente, evitando di risparmiare critiche), bensì per quella del Legislatore, che per fare cassa, ancora una volta, introduce una modalità di prelievo aggiuntiva: assai dubbia sotto il profilo della legittimità e quasi assurda da riuscire ad applicare.

Scritto da Alessio Crisantemi
Un settore allo sbando. E in nome della Legge

Con un nuovo sistema di fiscalità che oltre ad essere difficilmente sostenibile stravolge l'attuale assetto operativo del comparto e la sua fiscalità. Finendo col compromettere, per giunta, gli equilibri faticosamente raggiunti negli anni tra gli attori della filiera. Besti pensare al versamento della totalità degli incassi delle slot che i gestori dovranno eseguire ai concessionari i quali, a loro volta, riverseranno le rispettive spettanze di nuovo agli stessi gestori e quindi agli esercenti. Andando così a svilire l'attività di gestione e quella figura professionale che rimane comunque  titolare delle macchine attraverso cui si genera la raccolta. E che tiene in piedi il sistema. Ma non è tutto. Anzi, la parte probabilmente più difficile potrebbe essere proprio l'altra, ovvero quella commerciale. E ancora una volta le vere vittime rischiano di essere i gestori, chiamati a ridiscutere gli accordi con gli esercenti provando a spiegargli che stavolta dovranno rinunciare a qualcosa anche loro. Ma è pur vero che il concessionario, dal canto suo, è il soggetto più esposto finanziariamente visto che i denari chiesti dallo Stato dovrà versarli proprio lui, in un modo o nell'altro. E il fatto che lo stesso concessionario debba proporre al "suo" gestore nuove condizioni, e per forza di cose meno favorevoli rispetto a ieri, presenta il rischio che quel gestore possa trovarsi una nuova casa, lasciando al precedente partner gli oneri dell'attività di un anno prima. E aprendo il via libera a una competizione sfrenata tra i titolari delle reti. Insomma, un autentico delirio. Perciò non si può fare a meno di concludere che la manovra economica del governo Renzi è stata una follia. Almeno riguardo ai giochi. Ancor più se a tutto questo caos del comparto slot si aggiunge il buco nell'acqua compiuto con la sanatoria proposta, vanamente, ai Ctd.
L'esecutivo ha fatto una scelta chiara evitando ogni tipo di confronto con l'industria in fase di stesura della riforma, e non a caso, forse, proprio in quei mesi così delicati per il settore c'è stata una lunga vacatio della delega ai giochi. E il risultato è peggiore anche rispetto alle più nefaste delle aspettative della vigilia. Perché chi conosce un minimo la storia del gioco non esiterà ad affermare che una situazione di questo tipo non conosce precedenti. Ed è proprio questo a spaventare di più gli addetti ai lavori, che dal primo dell'anno continuano a navigare a vista, in attesa di chissà cosa. Certo quello che aspettano, ora, è la proposta del concessionario di fiducia per capire come impostare i prossimi mesi di lavoro. O se prendere un'altra direzione. Che sarebbe pure utile, in teoria, per aumentare la competitività sul mercato, ma che non ha fatto altro, in realtà, che compromettere i rapporti di collaborazione - o, almeno, di buon vicinato - sui quali si era costruita la nuova filiera. Gli effetti li stiamo vedendo giorno dopo giorno con i movimenti interni a Confindustria e le prese di posizione di tutte le categorie, fino agli accenni di rivoluzione.
Ma come in tutte le guerre (perché di questo, ahinoi, si tratta), ci dovrà essere, prima o poi, una resa. Dalla quale scaturiranno nuovi equilibri. Alcuni cambiamenti si intravedono già oggi con la collaborazione tra alcuni organismi che prima non si erano neppure mai incontrati. Perché la crisi porta spesso a toccare il fondo, ma poi impone anche una ripartenza. E il settore dovrà farlo subito. É già il momento di pensare al Domani

 

 

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