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Tra i fallimenti della Stabilità e gli eccessi della Delega

23 marzo 2015 - 12:18

Che la Legge di Stabilità si sia rivelata (almeno finora) un fiasco totale per il nostro paese, non è più mistero. E nonostante i tagli per circa 10 miliardi di euro nell’anno in corso, non è riuscita a fermare la crescita della spesa pubblica. Al punto che si stanno già facendo i conti sugli effetti che questo fallimento potrà portare nei prossimi mesi ed anni, se non ci sarà un'inversione di rotta, visto che nella clausola di salvaguardia che si attiverebbe automaticamente qualora venissero mancati gli obiettivi di finanza pubblica promessi dall'esecutivo, ci sarebbe anche un ulteriore aumento dell'Iva. E il gioco pubblico è ancora una volta, la cartina al tornasole delle politiche economiche di questo paese.

Scritto da Alessio Crisantemi
Tra i fallimenti della Stabilità e gli eccessi della Delega

In questo settore la Stabilità ha evidenziato un approccio estemporaneo e pressoché approssimativo del governo rispetto alla materia economica e fiscale, con lo stravolgimento di un'intera filiera, rompendone gli equilibri con l'istituzione di una sorta di “prelievo forzoso” mascherato da “riduzione degli aggi”, e finendo col racimolare al massimo (e con estrema fatica, tenendo conto del contenzioso in atto) una cifra inferiore a quel miliardo di euro che era stato messo a bilancio a fine 2014. Tutto questo, orbene, senza neppure risolvere i problemi di bilancio nazionale. E se nelle prossime due leggi di Stabilità (per il 2016 e 2017,) il governo non riuscirà a ridurre il deficit di 17-18 miliardi circa in ciascun anno, scatterebbe automaticamente l'aumento dell’imposta unica, con effetti macroeconomici che potrebbero essere devastanti, uccidendo sul nascere anche la mini-ripresa di cui si parla in questi giorni. Un fenonemo, anche questo, di cui bisogna tenere conto, anche nel comparto dei giochi: visto che - c'è da scommetterci – il governo ricorrerà senz'altro (ancora una volta) a questo settore per racimolare parte dei preziosi denari di cui necessita.

Anche per questo, probabilmente, la legge delega vuole intervenire in maniera profonda sul settore: non solo per una messa in sicurezza generale orientata al cittadino e alla tutela pubblica, ma anche per introdurre una certezza di “controllo fiscale” sul settore degli apparecchi, che oggi continua a sfuggire, o comunque, risulta incompleto. Il governo ne ha avuto contezza proprio in fase di stesura della Legge di stabilità per il 2015, quando veniva introdotto un aumento del prelievo erariale di quattro punti percentuali, da far ricadere sul payout dei giochi, salvo poi scoprire (sic!) che un tale ritocco avrebbe reso necessaria la completa sostituzione del parco macchine, a causa delle procedure di dismissione e omologazione previste dall'attuale sistema di gioco fisico. Un sistema inaccettabile, se si vuole intervenire in maniera repentina sulla tassazione dei giochi, come i precedenti governi hanno già fatto ma sull'altra rete di apparecchi, vale a dire le vlt, dove questo aggiornamento si può fare, e in maniera istantanea.

Ecco quindi che nella riforma del settore si introduce il “controllo da remoto” delle slot, che dovranno presentare caratteristiche simili alle vlt. Ma non nei parametri di puntata e vincita (“altrimenti saremo dei criminali!”, come precisa il sottosegretario Baretta), con le macchine che funzioneranno come le attuali slot, ma nel controllo del gioco, che dovrà avvenire a distanza. Un modo per ridurre le possibilità di alterare le macchine, andando ad eliminare le schede dentro alle slot (oggi oggetto di clonazioni e manomissioni varie), e per consentire eventuali aggiornamenti nella gestione dei giochi.
Certo, va detto, il sottosegretario all'economia ha anche precisato, più volte, che la riforma del settore Awp si rende necessaria per “rispondere a un'emergenza sociale” che, in quanto tale, impone allo Stato di cambiare l'approccio sui giochi, facendo passare l'interesse erariale in secondo piano. Ma se lo scopo fosse davvero quello della sicurezza, la domanda che ci si pone è la stessa che il settore si è posto in occasione della Stabilità: vale davvero la pena stravolgere un intero comparto, per inseguire la chimera del maggior controllo? Quando tutti sanno che, una volta messa in piedi una nuova rete, ci sarà probabilmente anche una nuova modalità di frodare il fisco, per chi già oggi opera nell'illegalità e vorrà continuare a farlo, non essendo possibile la “sicurezza totale” in un sistema informativo. La risposta è no, se si pensa alla sola “tutela dell'ordine pubblico”. Diverso è invece se di prova a considerare anche questo ulteriore aspetto del controllo del payout da remoto. In ogni modo, quello di cui bisogna davvero tener conto e che rientra tra le preoccupazioni del governo, è che il sistema attuale non starebbe più in piedi così com'è: perché senza un intervento risolutivo, il mercato degli apparecchi andrebbe a morire, in buona parte della Penisola, tra qualche anno, in virtù delle varie leggi regionali. O, meglio, quello che sparirebbe sarebbe soltanto il mercato legale degli apparecchi, non il gioco in generale, perché di offerte alternative se ne troverebbero a bizzeffe. E se questa è una delle riflessioni che l'esecutivo ha fatto nell'imbastitura del decreto attuativo della Legge delega, sarà bene che la stessa considerazione venga estesa anche al caso in cui una parte del settore dovesse 'rifiutare' la nuova generazione di slot. E se gli addetti ai lavori devono considerare che il mantenimento dello status quo, in questo caso, non vorrebbe dire salvezza, ma soltanto agonia, per l'escutivo la riflessione da fare è la possibile ricaduta nell'illecito. Perché il rischio di una riforma non pienamente sostenibile è quello di ritrovarsi totem e videopoker nei locali (come già iniziato sui territorio 'no-slot') invece delle future slot da remoto, o 'mini-vlt' che dir si voglia.
Un messaggio, quest'ultimo, uscito forte e chiaro dalla recente fiera di settore, e che il governo – ci auguriamo – saprà raccogliere e trasferire nella legge. Lo stesso vale per l'altro grido di allarme lanciato dall'industria dell'amusement e del videogame, che chiede un intervento per scongiurare la scomparsa del settore, che sarebbe un delitto per la comunità, e un non senso politico, visto che nella logica di contrastare l'azzardo si dovrebbe puntare sul rilancio del gioco senza contro indicazioni, invece di ostacolarlo.

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