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Più fiducia dalle imprese, maggiore sconforto nel gioco pubblico

30 marzo 2015 - 10:52

Questa settimana italiana si apre all'insegna della fiducia, sulle pagine dei quotidiani nazionali. Con il rinfrancante dato proveniente dall'Istat di cui il paese (o, meglio, il governo) aveva tanto bisogno: quello cioè relativo all'indice complessivo sulla fiducia delle imprese italiane che a marzo è salito a 103 punti dai 97,5 punti di febbraio, tornando così ai livelli massimi del 2008. Ma se il miglioramento del clima di fiducia – scrive l'Istat - “coinvolge tutti i principali settori”: da manifattura a costruzioni, da servizi di mercato a commercio al dettaglio, con tanto di indice del clima di fiducia che sale in tutti i principali raggruppamenti di industrie, lo stesso non si può certo dire per il comparto del gioco pubblico.

Scritto da Alessio Crisantemi
Più fiducia dalle imprese, maggiore sconforto nel gioco pubblico

E per le sue imprese, che in totale controtendenza rispetto alle altre che costituiscono l'economia nazionale, oltre a non registrare aumenti nel fatturato e nemmeno sulle previsioni di entrata (per un segnale che potrebbe essere visto, dall'altra parte, come positivo, ragionando in termini di costi sociali), si distinguono dal resto dell'industria proprio per quanto riguarda l'indice di fiducia. Forse mai così in basso come in questo momento, non tanto per la cattiva congiuntura economica, quanto piuttosto per via dell'instabilità normativa e degli scenari che si potrebbero delineare con l'attuazione della Delega fiscale.
Se la riforma del gioco pubblico, lo abbiamo detto più volte, rappresenta una vera e propria sfida per gli addetti ai lavori, in un'ottica di sostenibilità futura e di uno spiraglio di stabilità per i prossimi anni, il prezzo da pagare per il riassetto del comparto potrebbe essere davvero troppo alto per una parte della filiera. Con tutti i rischi del caso. Per questo, oltre all'inevitabile clima di tensione che si respira tra gli addetti ai lavori, l'ottimismo tra le imprese comincia a diventare una chimera. Figuriamoci, quindi, la fiducia nelle politiche economiche adottate dal paese (e dall'esecutivo).
Nel frattempo però questa stessa settimana potrebbe segnare la storia del comparto dei giochi, e per vari motivi. Una data da segnare sul calendario è sicuramente quella del primo aprile, con qualche “scherzo” destinato ad arrivare da due tribunali: quello amministrativo della Capitale, chiamato ad esprimersi sulla pioggia di ricorsi presentati dagli addetti ai lavori contro la Legge di Stabilità e quella norma sul “prelievo” (mascherato da riduzione degli aggi) di 500 milioni imposto alla filiera, e quello civile di Bologna, che è destinato a far tornare alta l'attenzione sui traffici di slot machine illegali. Uno scenario, quest'ultimo, che finirebbe col prestare il fianco a un'accelerazione del progetto governativo di rivoluzione del parco macchine new slot, da sostituire – come recita la delega nelle prime stesura – con una versione più “evoluta” (almeno sulla carta) di apparecchi aggiornabili e controllabili da remoto.
Entrambi gli scenari, tuttavia, dovrebbero essere letti anche dal punto di vista opposto e con maggiore attenzione, specialmente dal Legislatore che è chiamato ad attuare l'attesa riforma: se la diatriba in atto al Tar del Lazio (con possibilità di sfociare davanti alla Corte Costituzionale) potrebbe insegnare che l'agire di urgenza sul settore, premendo sempre più sulla leva fiscale, può portare a effetti deleteri, l'indagine di Bologna, dal canto suo, rivelerebbe (o, meglio, ricorderebbe) che esiste ancora oggi, e in maniera assai diffusa, una zona d'ombra e un'illegalità diffusa, nel paese, che non aspetta altro che un passo falso della legge, e un pertugio nel circuito legale, per infilarsi con i propri tentacoli e un sistema alternativo a quello lecito. Sottraendo denaro allo stato e con tutti i rischi legati alla diffusione di un'attività illecita in questo settore, trattandosi di gioco e, quindi, di prodotti con riflessi sulla salute pubblica.
Per questo è opportuno che il governo, fresco di questa iniezione di fiducia rivelata dall'Istat, faccia tesoro dei segnali provenienti dalla base e dalla magistratura, prima di attuare una rivoluzione nel comparto che, nel bene o nel male, sarà un processo inevitabilmente irreversibile.

 

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