skin

Il governo incassa e il settore spera

04 maggio 2015 - 10:41

Il 4 maggio è arrivato e con esso i duecento milioni per le casse dello Stato con il governo che oltre alla cifra imposta al settore degli apparecchi, incassa pure la fiducia da parte di Bruxelles rispetto alle proprie politiche economiche. O, almeno, questo è l'auspicio del premier e dei titolari del dicastero dell'Economia, che sul gioco pubblico hanno commesso un vero azzardo.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il governo incassa e il settore spera

Lo abbiamo visto nei movimenti dell'ultima ora e nella prolungata (e non solo allargata) concertazione che il Ministero ha concesso alla filiera, finendo poi col promettere un intervento correttivo attraverso il prossimo decreto di attuazione della Legge Delega che servirà a risolvere (questo è l'intento) la situazione di totale incertezza scaturita dall'applicazione della Stabilità e dalla ripartizione di quei 500 milioni, rispetto alla quale il governo non aveva intenzione di pronunciarsi, salvo poi ricredersi ed assumersi l'impegno davanti alla filiera di una definizione della ripartizione. Per un atto questo sì di responsabilità, e alla pari di quello richiesto agli addetti ai lavori esortandoli al versamento dei duecento milioni.

Ma ora che il governo ha ottenuto – in un modo o nell'altro – ciò che voleva dal comparto, e non senza sacrifici (almeno da una parte della filiera), il passo successivo sarà quello di riorganizzare le fila del settore. Vale per lo stesso Esecutivo, chiamato a disegnare la nuova struttura del comparto attraverso la Delega, ma vale anche per gli addetti ai lavori e le rispettive associazioni di categoria, che dovranno necessariamente scendere a compromessi, e questa volta tra loro, se vorranno arrivare davvero alla definizione di un futuro sostenibile.
Lo spauracchio del 30 aprile del default sfiorato dal settore ha reso ben visibile a tutti il baratro che si celava dietro a quella scadenza non solo contabile, e che ha rappresentato il punto di non ritorno per l'intero comparto. Il redde rationem per la filiera, chiamata a mostrare il proprio grado di affidabilità agli occhi di quello stesso governo che ne vuole – più o meno manifestatamente – stravolgere i connotati, come si è appreso dalle prime stesure del decreto collegato alla delega. Da questo punto di vista, nonostante l'obiettivo sostanzialmente raggiunto del 30 aprile, non si può certo parlare di un successo per il settore che ha dimostrato tutte le lacune di una filiera disgiunta, disgregata e ancora una volta incapace di arrivare a una soluzione di sistema. Così all'indomani di una tempesta che si è protratta per settimane, gli addetti ai lavori si ritrovano in una quiete soltanto apparente, a sperare in un intervento risolutivo del governo, del ministero o di chi ne farà le veci, che sia in grado di sbrogliare quella matassa che l'industria non ha saputo districare da sé, pur essendo stata messa chiaramente alla prova e invitata più volte a un atto di responsabilità. Che non è mai arrivato e difficilmente arriverà. Almeno, non in modo unanime, e mai in un'ottica di sistema. E allora non rimane che sperare.

 

Articoli correlati