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La rinuncia alla Delega, la fine dei giochi (leciti)

29 giugno 2015 - 09:04

Alla fine, la delega non è arrivata. Almeno, non entro i termini previsti dal governo, con la riforma del gioco pubblico, promessa e perseguita negli ultimi mesi, che dovrà ancora aspettare. Come minimo, la prossima Legge di Stabilità, dove potrebbero trovare posto molte delle norme fino a ieri ipotizzate e contenute nelle varie stesure preliminari di quel mai ultimato decreto legislativo.

Scritto da Alessio Crisantemi
La rinuncia alla Delega, la fine dei giochi (leciti)

Ma aldilà dei correttivi che potrebbero scaturire dall'ennesima manovra economica chiamata ad intervenire (anche) sui giochi, la sensazione è che sia stato definitivamente accantonato il progetto di quel Codice dei Giochi più volte sbandierato dall'Esecutivo, con la promessa di dare stabilità a un comparto finora in balia degli eventi e di pseudo-regolamentazioni - straordinarie o locali – attraverso la stesura di un Testo Unico. Le ragioni di questa nuova impasse le ha spiegate il premier Matteo Renzi, dribblando una domanda specifica sul tema durante il Consiglio dei Ministri di venerdì. “Non ci sembrava il caso di aprire un decreto legislativo su questo singolo tema”, ha detto, poiché “non era ancora maturo il dibattito sulla materia”. Una risposta che non può certo consolare gli addetti ai lavori, che ormai vedevano nella Legge delega e nel Codice dei giochi l'unica via di salvezza per il comparto per uscire dal declino, nonostante i vari punti critici del testo che non avrebbero certo fatto sconti al settore. Anzi. Ma se non erano davvero maturi i tempi per questo tipo di riforma, dopo circa un anno di lavori e di alcune convergenze ottenute nel tempo, allora forse non lo saranno mai. E' impossibile fare a meno di notare l'atteggiamento duplice del governo Renzi di fronte al tavolo delle riforme: inarrestabile su scuola, legge elettorale e altri argomenti, e attendista di fronte al gioco pubblico. E non ci vengano a dire, ora, che il gioco rappresenta un tema assai meno rilevante rispetto agli altri affrontati dal governo (scuola a parte, dando precedenza d'ufficio all'istruzione). Perché la riforma del comparto era - e doveva essere - una ristrutturazione generale non solo del comparto ma di un pezzo di società. Uno strumento per avviare un cambiamento di mentalità e una evoluzione culturale non solo all'interno dell'industria, ma anche e soprattutto nella società civile. Nel tentativo di ricostruire quel bene comune troppe volte messo in discussione da un sistema inefficace di prevenzione e assistenza ai cittadini, pensando al tema delle dipendenze, e da una eccessiva o poco ragionata distribuzione di prodotto, che ha portato a squilibri di vario genere sui territori, arrivando al Far West delle leggi regionali e delle norme di carattere comunale. Tutto questo mentre gli operatori devono ancora fare i conti con una concorrenza illecita rappresentata dall'offerta illegale o non autorizzata sul territorio, destinato a rimanere, anche questo, un tema irrisolto. Sì, perché la Legge delega e quell'articolo 14 dedicato ai giochi si erano dati questo ambizioso pacchetto di obiettivi, che avrebbero avuto, come unico risultato, quello di rimettere in sesto un comparto, garantendo sostenibilità alle imprese che vi operano, ricostituendo il rapporto tra industria, cittadini ed enti locali che è venuto meno in questi anni. E nonostante la promessa di nuovi interventi sui giochi nei prossimi mesi, a partire dalla Legge di Stabilità, senza lo strumento della Delega e i suoi buoni propositi, a mancare sarà proprio quel cambiamento culturale più volte annunciato – e fortemente auspicato - dal sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta. Preoccupandosi, piuttosto, di risolvere le emergenze del momento, che certo non mancano, nel settore. Dalla ridistribuzione dei 500 milioni di euro previsti dalla scorsa Stabilità – con la seconda (insostenibile) tranche in scadenza il prossimo ottobre – alla questione territoriale che minaccia la scomparsa totale del gioco pubblico (cioè di quello legale) da alcuni territori, come Lombardia, Liguria e altri che si stanno accodando. Con più facilità, se la delega verrà davvero accantonata, e del tutto. Con un sentito ringraziamento da parte del mercato illegale.

 

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