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L'instabilità del gioco pubblico in attesa della Stabilità

06 luglio 2015 - 10:29

Ci risiamo. Dopo la fumata nera della Legge Delega e il dietro front del governo sul riordino del giochi, il settore è di nuovo in preda a una situazione di totale instabilità. Non che gli ultimi mesi siano stati caratterizzati da un clima di certezze: anzi, al contrario, l'intero primo semestre appena andato in archivio è stato condizionato in tutto e per tutto dal versamento dei 500 milioni imposto ai concessionari delle slot machine dalla Legge di Stabilità per il 2015 e dai contemporanei lavori di preparazione alla legge delega che avevano creato un clima di estremo fermento e una serie di punti interrogativi che attendevano risposte.

Scritto da Alessio Crisantemi
L'instabilità del gioco pubblico in attesa della Stabilità

Ma se fino a qualche giorno fa il settore era comunque guidato dalla speranza (e, soprattutto, dalla promessa) di arrivare a un Testo Unico dei giochi in grado, nel bene e nel male, di garantire certezze su cui costruire un futuro, adesso che questo scenario non risulta più realizzabile, torna a regnare lo sconforto. E i punti interrogativi si moltiplicano. In maniera talmente esponenziale che diventa difficile individuare le priorità. Di certo va risolta, e subito, la questione dei 500 milioni. Prima di fine ottobre, quando scadrà la seconda date per il versamento da parte dei concessionari che non sarebbero in grado, questo volta, di farsi carico da soli dell'intero esborso. Per questo, nonostante sembra evidente l'intenzione del governo di rimandare le discussioni attorno al gioco pubblico alla prossima manovra finanziaria per il 2016, quello dei 500 milioni rimane un tema da affrontare comunque prima. Ad aiutare l'Esecutivo nel prendere una decisione potrebbe essere l'atteso verdetto del Tar del Lazio dopo la discussione nel merito dei ricorsi presentati dalla filiera contro un esborso ritenuto illegittimo o comunque mal disciplinato da tutti gli operatori. E se il rischio concreto è che, ancora una volta, a disciplinare il settore dovrà essere un tribunale in sostituzione di governo e parlamento, una pronuncia risolutiva potrebbe rappresentare, se non altro, un palliativo per scongiurare il default del comparto.
Ma non si tratta certo dell'unico punto critico per la filiera. Anzi. Sul tavolo delle riforme guidato dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta erano finiti fin troppi argomenti che meritano una risposta. O, meglio, che necessitano di una soluzione. Prima che sia troppo tardi. E' evidente anche ascoltando le voci fuori dal coro degli addetti ai lavori visto che ormai tutti confidavano nella Legge Delega per trovare indicazioni concrete su come risolvere i problemi di anni. Enti locali compresi. Per una situazione divenuta ormai insostenibile per l'industria ma anche per le istituzioni e il Terzo Settore.

 

L'impegno assunto dal governo, su incarico del Parlamento, di riformare il settore non può essere ignorato. E pur non essendo senza dubbio la priorità del Paese e del premier Matteo Renzi, è necessario trovare risposte quanto prima. Prima che il gioco legale venga definitivamente espulso dal territorio nazionale - a partire dalle regioni che hanno già adottato regolamenti iper-restrittivi – perché questo significherebbe riportare alla luce un circuito illegale e un mercato nero senza alcuna garanzia per i consumatori. E senza alcuna entrata né per l'Erario né per gli Enti locali. Per questo l'intervento legislativo sul gioco pubblico è un dovere nei confronti della cittadinanza, non solo verso le imprese che hanno investito in prodotti dello Stato.
Fino a ieri parlavamo di vietare la pubblicità dei giochi come ritocco a una riforma totale del mercato, oggi torniamo a parlare del baratro a cui sono di nuovo prossimi gli operatori del settore. Per un ritorno all'instabilità generale che non può portare a niente di buono, per nessuno. E non sarà certo un intervento raffazzonato dell'ultima ora, inserito nella Legge di Stabilità per il 2016, in perfetto stile italico, a ridare slancio e mettere in sicurezza un settore. Non è mai accaduto, in nessuna industria. Figuriamoci in quella dei giochi. Si parla tanto di vietare l'offerta in Italia: ma forse è soltanto la politica che dovrebbe smetterla di giocare.

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