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L'occasione per riaprire i giochi sul territorio

31 agosto 2015 - 10:03

Nella crisi, un'opportunità: il governo deve ridefinire il rapporto tra Stato ed Enti locali. Occasione per parlare anche di gioco.

Scritto da Alessio Crisantemi
L'occasione per riaprire i giochi sul territorio

Con l'abbandono della Legge Delega e della riforma del gioco pubblico in essa contenuta, per il comparto, lo abbiamo detto più volte, tornano a proporsi una serie di vecchi problemi. Primo su tutti quello relativo alla cosiddetta 'questione territoriale', che vede ormai contrapporsi le amministrazioni comunali e regionali all'industria dei giochi. Una problema mai risolto – e, a dirla tutta, neppure affrontato - dagli ultimi governi che si sono succeduti alla guida del paese e che è finito col soffocare le capacità di un'intera filiera produttiva, compromettendone, addirittura, il prossimo futuro. E non solo in termini di possibili sviluppi, minacciandone prima di tutto la sopravvivenza. Non è un mistero, per gli operatori, che l'applicazione di alcune leggi regionali oltre a limitare l'esercizio dei giochi in questo momento, porterà alla totale scomparsa di questi prodotti (e solo di quelli leciti, ovviamente), una volta trascorsi i termini previsti dai singoli provvedimenti. Una situazione già oggi insostenibile per l'industria e che presto lo diventerà anche per l'Esecutivo. Tenendo conto che, nonostante svariati annunci – non ultimi, quelli che hanno accompagnato la stesura delle Legge delega negli ultimi mesi –, anche quello guidato dal premier Matteo Renzi, in perfetta continuità con i precedenti, ha dimostrato di non saper rinunciare alle entrate provenienti da questa attività. E a quegli otto miliardi di 'minimo garantito' portato dal settore dei giochi ogni anno.

Per questa ragione il gioco non potrà sparire dal territorio. Almeno, non in questo modo e non in maniera completa e definitiva. Senza contare, poi, che oltre al buco economico ci sarebbe un enorme 'vuoto di legalità', con la maggior parte delle zone oggi coperte dall'offerta di gioco lecito che troverebbero inevitabilmente una diversa copertura da una nuova offerta illegale. Quindi, senza voler essere ripetitivi, non controllata, tutt'altro che sicura, e che sottrae guadagni allo Stato invece di alimentarli. Ma il governo, nonostante gli imbarazzi politici e istituzionali, conosce bene la materia e sa di non potersi permettere uno scivolone di questo tipo. Sia pure con tutte le difficoltà che un intervento su questo settore comporta. Non a caso, tra i punti principali della riforma promessa dalla Legge delega c'era proprio quello del rapporto con i territori sul quale ci si proponeva di intervenire. E forse proprio per questo e per le difficoltà sopra citate, la riforma è sfumata.
Adesso però il governo avrebbe l'opportunità per trovare la quadratura del cerchio tra giochi ed enti locali. Come noto, Palazzo Chigi è chiamato a rivisitare le regole dettate dal precedente esecutivo per attuare il pareggio di bilancio previsto dalla Costituzione anche agli enti territoriali che sta mettendo in difficoltà diverse amministrazioni, con il rischio, per lo Stato, di ritrovarsi con un buco di almeno 9 miliardi di euro. Per questo è allo studio un disegno di legge che modifica radicalmente la Legge 243 (quella cioè che prevede che Regioni e Comuni siano tenuti a rispettare l’obbligo di un 'saldo non negativo' sia nel bilancio preventivo che in quello consuntivo, sia di cassa che di competenza, sia in rapporto alle entrate e alle spese finali che in rapporto a quelle correnti, e per le Regioni, distintamente, anche per i conti della sanità”. Ma oltre ad allentare le maglie nei confronti degli enti, si dovranno trovare i denari necessari ad arginare la situazione. E quale migliore soluzione se non quella di disciplinare il gioco pubblico – in maniera virtuosa, per lo Stato e le Regioni prima di tutto – con una nuova distribuzione degli utili oltre che dei prodotti che lo riguardano? Fino ad oggi, tuttavia, si parla di multe stradali, di sanatorie e di altri aggiustamenti per far quadrare i conti e non di giochi. Eppure la riscritture delle normi sugli enti locali rappresentano una opportunità politica concreta per riscrivere anche le normi sui giochi e ridefinire le regole. Ma è pur vero che la riforma, già in sé, non sarà facile. Anche senza occuparsi di giochi. Per via dei tempi strettissimi (dovrebbe essere varata necessariamente prima della legge di Stabilità) e perché, per essere approvata, ha bisogno della maggioranza assoluta dei membri di Camera e Senato. Servirebbe (e basterebbe), però, un po' di coraggio. Proprio quello che è mancato in occasione della Legge Delega e di tante altre riforme mancate.

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