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Giochi, è tempo di bilanci... e di rilanci

30 novembre 2015 - 15:01

A un mese dalla fine del 2015, in piena Legge di Stabilità, è tempo di bilanci.

Scritto da Alessio Crisantemi
Giochi, è tempo di bilanci... e di rilanci

 

A meno di un mese dal giro di boa, e in vista della stesura definitiva della Legge di Stabilità per il 2016, che si concretizzerà in queste settimane alla Camera, è tempo di fare i bilanci rispetto alla realtà del gioco pubblico italiano. Anche se i dati ufficiali sulla raccolta effettuata durante il 2015 non arriveranno prima dell'inizio del prossimo anno, le stime che provengono dalle reti del gioco fisico e di quello online permettono già ora di fare opportune riflessioni. In un momento in cui si continua a gridare allo scandalo per via di una “distribuzione selvaggia” dei prodotto di gioco sui territori, con particolare riferimento alle slot machine, intanto, non si può fare a meno di notare come, in realtà, sia diminuito drasticamente il numero di apparecchi in attività, con il numero di slot che raccolgono giocate che è del 10 percento in meno rispetto all'anno precedente.

Come pure, dal punto di vista dei controlli, mentre continua ad affermarsi la tesi che non vengano effettuati in numero significativo in un settore ritenuto ad alto rischio illegalità, scopriamo invece che, ad oggi, sono stati controllati quasi il 50 percento degli esercizi che ospitano al loro interno prodotti di gioco. Un dato che – come evidenziato dal direttore dell'ufficio accertamento dei Monopoli di Stato, Armando Iaccarino – trova difficilmente riscontro in qualunque altro comparto dell'economia nazionale, eppure si continua a parlare di “settore fuori controllo” in vari dibattiti, se non addirittura in alcuni ambienti politici.
Le riflessioni più interessanti, tuttavia, si potrebbero (e dovrebbero) fare rispetto al fatturato dei giochi, per ricavare qualche spunto degno di considerazione. Provando a guardare (o, meglio, ad analizzare, come raramente viene fatto per questo settore), per esempio, il settore del gioco online che rappresenta il benchmark più interessante dal punto di vista gestionale. In cui si è assistito, negli ultimi anni e, in particolare, durante quello corrente, a un progressivo fenomeno di emersione dovuto al duplice lavoro di regolamentazione e repressione realizzato dai Monopoli di Stato, che dall'esterno appare difficile capire, e proprio per questo è opportuno evidenziare. Da un lato (quello della regolamentazione), il fatto di aver ampliato l'offerta di gioco aprendo alla possibilità di offrire nuove opportunità ai giocatori – come il betting exchange, le slot virtuali e altri giochi – ha reso il gioco legale più competitivo rispetto a quello illegale, portando una serie di operatori a spostarsi dal 'punto com' verso il sistema concessorio italiano. Dall'altro lato (quello della repressione), l'accordo siglato tra l'amministrazione italiana e le software house internazionali che forniscono le piattaforme di gioco ai principali operatori mirato a interrompere la fornitura di giochi alle piattaforme illecite in Italia, pena l'esclusione dal nostro mercato, ha consentito il vero salto di qualità. E i dati parlano chiaro, con una raccolta che potrebbe aumentare, a fine anno, di oltre il 22 percento, e un contributo erariale destinato a salire di oltre il 28 percento. Ma senza 'rovinare' gli italiani, come potrebbe immaginare qualcuno, bensì spostando semplicemente le puntate che una parte dei nostri giocatori faceva sui siti illegali, verso il circuito statale.
Per questo è opportuno approfondire la conoscenza del comparto per affrontare la materia con la giusta attenzione, evitando soluzioni apparentemente facili, ma deleterie. Come quella introdotta per il settore delle slot dalla precedente Legge di Stabilità, nella quale il mero dato analitico dei 500 milioni di euro da prelevare dal settore come ulteriore contributo, è stato visto come un guadagno immediato, salvo poi non essere mai arrivato in toto, e col rischio di essere addirittura disapplicato. Il frutto di un intervento miope e decisamente scomposto del Legislatore, che non ha tenuto conto degli aspetti sopra citati i quali, al contrario, non andrebbero mai dimenticati, quando si parla di gioco. Ovvero: l'esistenza di un'offerta illegale, sempre più presente e agguerrita, e della domanda dei giocatori, sempre più esigente e qualificata. Due facce della stessa medaglia che impongono una presenza ferma e vigile dello Stato, e al passo con i tempi. Mantenendo l'offerta altamente sicura, ma al tempo stesso competitiva, pena la migrazione dei giocatori su altri circuiti.
E non si tratta di un fenomeno che interessa soltanto l'online, ma l'intero comparto dei giochi. Il 'caso Bolzano' e la denuncia di una forte presenza di 'totem' nei bar della Provincia, in sostituzione delle slot statali, è il risultato di una regolamentazione troppo rigida e male organizzata. E lo stesso sta accadendo su altri territori, come Lombardia, Liguria e presto in altre regioni, se il governo non interverrà una volta per tutte. Intanto, però, anche l'Esecutivo ci sta mettendo del proprio, stilando una Legge di Stabilità per il 2016 addirittura peggiore (ammesso che sia possibile) rispetto a quella del 2015, introducendo un ulteriore inasprimento della tassazione per gli apparecchi mantenendo i 500 milioni della discordia. Un regime completamente inattuabile che vorrebbe dire la scomparsa del gioco lecito, annullando di fatto i margini di impresa, prima ancora che la competitività del prodotto, e riportando in auge l'offerta illegale. Ma i giochi, è il caso di dire, non sono ancora fatti e il governo ha ancora tempo di invertire la rotta proponendo in Stabilità una soluzione praticabile che possa essere in grado di garantire le risorse che servono all'Erario, ma in maniera sostenibile per la filiera (per esempio, bilanciando l'aumento del prelievo con un intervento sul pay-out). Ma solo come ulteriore intervento di cassa, per poi affrontare la materia in maniera seria e definitiva come solo una riforma generale del settore potrebbe fare.

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