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Tra riduzione dei giochi e aumento dell'Iva, meglio una soluzione concreta

25 luglio 2016 - 08:38

Le riforme tardano, l'economia è in stallo e il deficit cresce. E il rischio è una nuova manovra lacrime e sangue per il comparto giochi.

Scritto da Alessio Crisantemi
Tra riduzione dei giochi e aumento dell'Iva, meglio una soluzione concreta

Il riordino dei giochi tarda ad arrivare. Come pure l'accordo tra governo ed enti locali, che continua ad essere oggetto di lavoro in Conferenza unificata, dalla quale si potrebbe (e dovrebbe) invece uscire anche con un semplice accordo: non necessariamente con La Riforma completa, che dopo anni di attesa potrebbe anche attendere qualche mese in più, in attesa di momenti (politici) migliori. Basterebbe soltanto uscire da quel tavolo con il minimo risultato: quanto basta per scrivere i nuovi bandi di gara per il rinnovo delle concessioni - attesi dallo scorso giugno – e far ripartire il settore. Insieme – almeno in parte - all'economia nazionale, che ancora oggi dipende molto dai giochi. Ma proprio questo è il punto dolente. A pochi giorni dalla pausa estiva l'economia nazionale torna a destare preoccupazione: tra gli effetti del Brexit, il terrorismo internazionale, la crisi turca, la frenata del commercio mondiale, l'Italia torna a viaggiare col freno tirato.

Con un Pil più basso, meno entrate e più deficit. Per una serie di conseguenze più disastrose che mai, visto che i margini del governo Renzi per anticipare la riduzione delle tasse, scongiurare l'aumento di due punti dell'Iva e per le altre misure messe in cantiere si fanno strettissimi. In questo scenario, già piuttosto deprimente, si aggiunge il mancato accordo tra governo ed enti locali sui giochi, che rischia di compromettere l'ingresso di almeno 500 milioni di euro nelle casse dello Stato, sui quali si era già fatto affidamento. Per un ulteriore 'buco' da tappare con la prossima manovra e uno scenario ancora più complesso da affrontare per l'Esecutivo e per il titolare dell'Economia.
Quando a settembre quando il ministro Padoan dovrà ricalcolare le stime del Pil e gli obiettivi della manovra, si troverà di fronte un conto salato: nonostante la flessibilità concessa da Bruxelles, dovrà trovare almeno 8 miliardi per disinnescare il temutissimo aumento dell'Iva (già previsto dalle precedenti manovra), e se vorrà mantenere fede ai vari annunci degli ultimi mesi, dovrà arrivare almeno a 20 miliardi. E se uno scenario di questo tipo lascia già intravedere l'avvento di nuove misure sui giochi, come la storia del nostro paese ci ha sempre insegnato, figuriamoci cosa ci si può attendere con un ulteriore ammanco proveniente proprio dallo stesso settore.
E' del tutto evidente, quindi, che la partita dell'Esecutivo si giocherà tutta nei prossimi sessanta giorni, nel tentativo di modificare le sorti dell'economia nazionale. La legge di Stabilità dovrà essere presentata il 12 ottobre e il referendum costituzionale dovrebbe svolgersi a cavallo di quella stessa data, o al più tardi a novembre. Mentre Bruxelles farà una ulteriore verifica sul nostro debito e vorrà sapere, per concederci ulteriore flessibilità di bilancio nel 2017, quali tagli alla spesa si intendono apportare. E con il primo impegno, ribadito nelle scorse ora da Padoan, di evitare l'aumento dell'Iva di due punti, le risorse sembrano ridotte al minimo e la partita di autunno sempre più complicata.
Certo, va detto, per quanto riguarda i giochi, non è ancora arrivata la fine dei lavori. La Conferenza unificata ha fissato il prossimo incontro per il 3 agosto, in risposta alle esigenze manifestate dagli enti locali, per una riunione che oltre ad essere con tutta probabilità l'ultima della stagione, potrebbe rivelarsi anche risolutiva. Anche se gli strali lanciati dalla Lombardia dal governatore Roberto Maroni appaiono tutt'altro che incoraggianti: ma ciò significa che il governo dovrà cedere qualcosa in più se vorrà portare a casa il risultato, per una coperta che si fa sempre più corta.
In effetti, nonostante la proposta governativa preveda la destinazione di risorse agli enti locali, in cambio del coinvolgimento delle polizie locali per le azioni di controllo e contrasto all'evasione sui territori, l'emersione del mercato sommerso che ancora oggi risulta diffuso nella Penisola, porterebbe nuove entrate che in linea di massima dovrebbero compensare la destinazione a livello locale dei proventi. Per una riforma tecnicamente (e sperabilmente) a costo zero, almeno nel medio-lungo periodo. A preoccupare è invece la parte relativa alla distribuzione dei giochi e, in particolare, degli apparecchi. Ad oggi, tra gli 8,7 miliardi di euro di entrate erariali provenienti dai giochi, quasi 6 miliardi si devono proprio agli apparecchi, con oltre quattro 'raccolti' dalle sole Awp: quelle cioè che il tavolo di lavoro della Conferenza unificata vorrebbe eliminare o, almeno, ridurre in maniera quasi totale. Ma se l'incidenza erariale di un 30 percento delle macchine attualmente in esercizio potrebbero trovare, a regime, altre compensazioni, diverso sarebbe lo scenario in caso di una riduzione più drastica, fino all'80 percento come invocato da alcuni. In quel caso, calcolatrice alla mano, verrebbero a mancare più di due miliardi e mezzo l'anno nelle casse dell'Erario, che difficilmente potrebbero essere compensati in altro modo. Se non con ulteriori rincari e altre forme di “clausole di salvaguardia” di cui tutti faremo volentieri a meno, tenendo conto che già con le solite entrate erariali si era reso necessario prevedere un'Iva al 24 percento per compensare gli ammanchi. E chissà cosa potrebbe accadere con l'introduzione di altre perdite.
Per questo occorre molta prudenza, in questa fase, nell'affrontare il tema del riordino dei giochi, con la Conferenza unificata che dovrebbe essere partecipata con il massimo pragmatismo  possibile. Arrivando sì a soluzioni certe e a uno scenario sostenibile per il paese, ma che risulti tale anche da un punto di vista economico, per non accrescere i disagi, invece di superarli.

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