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La difficile ripresa, per i giochi e per l’economia

22 agosto 2016 - 07:48

Dopo la pausa estiva si preannuncia una difficile ripresa dei lavori per la riforma dei giochi: ma ben più preoccupante è la ripresa economica.

Scritto da Alessio Crisantemi
La difficile ripresa, per i giochi e per l’economia

Mentre continua a impazzare la polemica fra governo e opposizione sul tema delle tasse - che il premier Matteo Renzi ha detto di voler continuare a ridurre, mentre il Movimento 5 Stelle ha evidenziato di non averle mai viste scendere – a preoccupare (e non poco) gli addetti ai lavori del gioco pubblico, oltre al mancato accordo tra l’Esecutivo e gli Enti locali sulla riforma del comparto, sono gli ormai imminenti lavori sulla prossima manovra finanziaria che non promette nulla di buono per il settore. 

In un Paese come il nostro in cui il debito pubblico viaggia attorno al 130 percento del reddito nazionale, i dati sulla crescita zero nel secondo trimestre hanno inevitabilmente riavviato il dibattito sull’uso della leva fiscale per alimentare il rilancio dell’economia in attesa delle misure della prossima Legge di stabilità. Con i timori maggiori che si registrano proprio all’interno del comparto visto che, se la riduzione delle tasse effettuata dal governo sembra essere molto meno tangibile di quanto espresso dal premier e dalla sua squadra, quello che si può affermare con certezza è che il mondo del gioco, al contrario, ha subito un forte aumento della tassazione, e questo, al contrario, decisamente tangibile. E lo sanno bene gli addetti lavori. Specie quelli del segmento degli apparecchi da intrattenimento, che hanno subito un rincaro del Prelievo erariale di 4,5 punti per le slot e di un ulteriore mezzo punto per le Vlt. Per un comparto industriale sempre più contro corrente, ed i suoi addetti ormai abituati ad essere considerati figli di in Dio minore.
Ma il clima generale promette di scaldarsi ulteriormente in vista dei lavori su una manovra 2017 caratterizzata da un menu fiscale ricco ma ancora da decifrare e da definire in base alle compatibilità economiche e al quadro di finanza pubblica che sarà delineato nelle prossime settimane dalla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. E dalla ‘flessibilità’ da cercare in Europa.
Quello che è certo, però, è che oltre al taglio Ires ribadito dal Mef e già scritto (quindi finanziato) con la manovra dello scorso anno, ci sarà lo stop alle clausole di salvaguardia rimbalzate dall’ultima legge di Stabilità: per 15,1 miliardi legati all’aumento delle aliquote Iva dal 10 al 12 percento e dal 22 al 24 percento (con un altro punto in più previsto dal 2018). Un ‘costo’ che rende queste clausole inevitabili protagoniste del capitolo fiscale della manovra, con tutti gli esponenti del governo che hanno ribadito l’intenzione di evitare un incremento Iva che darebbe un colpo grave alla ‘crescita’. Ma ciò potrebbe significare, come al solito, un altro ricorso alla tassazione dei giochi per trovare nuove entrate. E a quanto pare, ci sarebbero già i primi movimenti in ambiente ministeriale per iniziare a ragione sul come e dove prendere nuovi fondi dal settore.
Anche se il governo prova a gettare acqua sul fuoco dopo il deludente dato sul Pil fermo a zero nel secondo trimestre, definendo “prive di fondamento ipotesi e cifre sulla prossima manovra”, inizia a farsi largo l’ipotesi di una nuova stangata sui giochi. Nessuno può dire, ad oggi, se per il 2017 serviranno 20-25 o addirittura 30 miliardi di euro, spiega lo staff di Pier Carlo Padoan. E tutto dipenderà, come detto, dalla Nota di aggiornamento del Def, che sarà presentata entro il 27 settembre. Ma a ben vedere una traccia di come dovrebbero essere corrette le previsioni sta già nello stesso Def, che contiene una sorta di stress test sui conti pubblici. I cui risultati sono molto preoccupanti. Nelle simulazioni del Mef è previsto uno ‘scenario base’, che è definito dalle stime usate dal governo per costruire il Def, uno ‘scenario di maggiore crescita’, dove il Pil sale ogni anno di mezzo punto in più rispetto all’ipotesi base, e uno ‘scenario di minore crescita’, dove invece il Pil è più basso di mezzo punto. Quello che ci interessa, ahinoi, è proprio quest’ultimo, perché si avvicina molto a quanto potrebbe accadere dopo la battuta d’arresto del Pil nel secondo trimestre. Questo scenario dice che se la crescita nel 2016 fosse dello 0,7 percento, il deficit salirebbe appunto al 2,9 percento, 0,6 punti in più rispetto all’obiettivo del governo (2,3 percento) il che imporrebbe già quest’anno una manovrina di aggiustamento dei conti pubblici. Che però al ministero dell’Economia escludono. Non solo perché ritengono che la crescita sarà vicina all’1 percento, ma anche perché ci sono poste di bilancio, dalle spese per interessi sul debito alle entrate tributarie, che potrebbero andare meglio del previsto. Per ora, quindi, non rimane che sperare in qualche segnale positivo. E dovranno farlo, in particolare, gli operatori del gioco. Con l’auspicio che si possa innanzitutto concludere la partita con gli Enti locali già a settembre, in modo da concretizzare una riforma che permetterebbe di affrontare con maggiore serenità anche la prossima manovra finanziaria che, come noto, dovrà essere presentata già a metà ottobre. Con il riordino del comparto – qualunque siano i principi alla base eventualmente stabiliti dalla Conferenza unificata – si potrebbe, intanto, bandire le gare per il rinnovo delle concessioni che porterebbero le entrate già messe a bilancio dall’Esecutivo e scongiurando così un ulteriore ‘buco’ nei conti pubblici. Oltre a garantire la tanto agognata stabilità per il settore e magari ragionare anche in termini più evoluti rispetto a prima, magari iniziando a pensare anche a meccanismi diversi, anche in termini di tassazione. Per esempio introducendo un prelievo sul margine anche per il gioco fisico, come già stabilito con la precedente manovra sia per le scommesse che per il gioco online, che forse rappresenterebbe l'unico modo per provare a ricavare nuove entrate dal settore. Un percorso che necessiterebbe però di una certa maturità per essere affrontato seriamente e in tempi così brevi (si fa per dire, essendo argomento di dibattito ormai da anni), che forse continua a mancare. Una prima prova, comunque, l’avremo già il 15 settembre, quando tornerà a riunirsi la Conferenza unificata. Sempre ammesso che vi partecipino tutti, almeno questa volta (a proposito di maturità). Staremo a vedere.

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