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Dopo un anno di attese, è il momento della svolta

27 dicembre 2016 - 11:44

Si chiude il 2016: un anno di grandi aspettative per il gioco pubblico, tutte rimandate. Ma ora il 2017 sarà l’anno della verità.

Scritto da Alessio Crisantemi
Dopo un anno di attese, è il momento della svolta

 

Doveva essere l’anno della svolta, invece è stato un anno di attese. E di continui rinvii. Il 2016 che si appresta ad andare in archivio è stato un anno decisamente anomalo per gli operatori del gioco pubblico, che ha tradito in toto le (enormi) aspettative che tutti vi riponevano alla vigilia. Un anno che avevamo segnato sul calendario, durante le stagioni precedenti, come quello decisivo, per via delle importanti scadenze che portava con sé, tenendo conto dei rinnovi delle concessioni che si sarebbero dovuti discutere durante gli ultimi dodici mesi, per un primo e parziale allineamento delle attività di gioco nel nostro paese. Ma non lo è stato.

Andando ad assumere col tempo un significato diverso - creando, per giunta, ulteriori aspettative - tramutandosi nell’anno del riordino: dopo che il governo aveva fissato per il 2016 la conclusione dei lavori della Conferenza Unificata dal quale si sarebbe dovuti uscire con un accordo necessario alla riorganizzazione dell’offerta sul territorio e propedeutico all’emanazione dei bandi di gara. Invece, nulla di tutto questo. Al punto che al momento di voltare l’ultima pagina del calendario, ci si trova esattamente come un anno fa: in attesa delle gare, come pure del riordino. E, peggio ancora, di un mero segnale di cambiamento da parte della politica. Sempre più alla ricerca della tanto agognata stabilità, che per gli addetti ai lavori continua ad essere una vera e propria chimera.
Stavolta però lo scenario appare assai meno limpido rispetto al passato e il 2017 dovrà essere necessariamente l’anno della svolta. Nel bene o nel male, ma comunque decisivo.

Ulteriori rinvii non sono più ammissibili: anche se non sarà la Conferenza unificata a indicare la soluzione, un rimedio dovrà comunque arrivare, pena la scomparsa del gioco (legale) dai territori. Se il governo non ha ancora trovato una via d’uscita alla sempre più complessa ‘Questione Territoriale’, la matassa si è ancora più intricata negli ultimi mesi, con una serie sempre più lunga di Regioni e Comuni che hanno continuato a legiferare in maniera indipendente sul gioco - applicando restrizioni di vario genere – e, soprattutto, con quei territori che si erano mossi per primi contro il settore dove scadranno a breve le autorizzazioni vigenti per le varie attività, promettendo la scomparsa pressoché totale dell’offerta. Ovviamente, soltanto di quella lecita. Ma tant’è.
Per questo la situazione si rivela sempre più urgente e, stavolta, improrogabile. Per un finale di stagione dai troppi lati oscuri, di fronte al quale gli operatori del comparto non avranno affatto voglia di brindare. Ma il dovere di imprenditori – e la logica del mercato – impone di guardare avanti e di provare a scorgere le possibile strade da intraprendere nel prossimo futuro. Anche se ad oggi si scorgono soltanto sentieri tortuosi e apparentemente senza uscita. Una strada, però, ci dovrà senz’altro essere. Magari molto meno comoda di quelle percorse in passato, ma comunque utile a proseguire un cammino che, in un modo o nell’altro, continua a svolgersi da ormai più di tredici anni: dalla regolamentazione del gioco pubblico, che ha avuto il merito di dare il via a un processo di professionalizzazione del comparto che, nonostante tutto, non si è mai arrestato. E che dovrà necessariamente proseguire.

 

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