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Il governo riparte dal riordino (e dalle promesse)

02 gennaio 2017 - 11:06

Il ritrovato Sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, ritiene che siano “maturi” i tempi per l'atteso riordino del gioco pubblico. Intanto, però, il settore è ancora fermo a un anno fa.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il governo riparte dal riordino (e dalle promesse)

Se il 2016 è andato in archivio con il consueto saluto del Presidente della Repubblica, che ha inviato al paese un autentico messaggio di speranza, per il comparto del gioco pubblico il calendario ha voltato l'ultima pagina con un altro ricorso alla speranza, operato, in questo caso, dal Sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, subito dopo aver ricevuto la conferma dello stesso incarico già ricoperto nel precedente Esecutivo, dal neo premier Paolo Gentiloni. Secondo Baretta, il nuovo governo “Riparte dalla consapevolezza che siamo chiamati a concludere il lavoro di riforme iniziato in questa legislatura", aggiungendo però una considerazione decisamente importante rispetto alle politiche sui giochi, spiegando che, a suo giudizio, “È maturo il clima politico e sociale per procedere al riordino del settore giochi”, tenendo conto che la proposta dell'esecutivo “elaborata insieme alle Regioni e agli Enti locali, risponde alle sollecitazioni di riformare un settore strategico per la nostra economia, ma che necessita di tutele sociali e culturali per i cittadini".

Da qui il ricorso alla speranza, per gli addetti ai lavori del comparto, dopo un anno di grandi promesse, come quello appena trascorso, che si è concluso con un nulla di fatto su tutta la linea. Almeno per i giochi.
Nonostante le parole più che ottimistiche del sottosegretario, è impossibile non notare come gli stessi buoni auspici venivano già proposti esattamente un anno fa, quando il governo dell'allora premier Matteo Renzi includeva nella manovra finanziaria un 'pacchetto' di misure rivolte espressamente al mercato del gioco, imponendo (almeno sulla carta) la concertazione con gli Enti locali attraverso lo strumento della Conferenza unificata. Oggi però quell'accordo non è mai arrivato e il settore è chiamato a fare i conti con la realtà, che al di là delle speranze appare tutt'altro che rosea, tenendo conto che, questa volta, nella manovra finanziaria non c'è addirittura alcun riferimento al settore. Nonostante le numerose esigenze della filiera, sia in termini tecnici che burocratici. Anzi, peggio ancora, neanche il decreto milleproroghe ha incluso alcuna misura relativa al gioco pubblico: neppure la correzione dei termini relativi al rilascio dei nulla osta per gli apparecchi da intrattenimento – che anche al Mef veniva data per certa – che si rendeva necessaria dopo l'errore di scrittura della precedente Stabilità 2016. Anche in questo caso sono dovuti correre ai ripari i Monopoli di Stato, attraverso un provvedimento amministrativo mirato a dare continuità al mercato ed evitare l'interruzione totale della produzione di apparecchi (visto che, anche nel gioco, si ha a che fare con imprese e con una manifattura, anche se spesso tendiamo a dimenticarlo).
Ora, anche se l'ultima indicazione (e l'ennesima promessa) proveniente da Palazzo Chigi vedrebbe l'uscita di alcuni provvedimenti ad hoc mirati a risolvere le varie questioni in sospeso sui giochi – prima su tutte: l'anticipazione della riduzione del tagli alle slot – già nella prima metà di gennaio, il tema centrale continua ad essere il riordino del comparto e, quindi, la conclusione dei lavori in Conferenza unificata, a cui il sottosegretario guardava con fiducia (e con speranza).
Prima, però, bisognerà vedere a chi verrà assegnata la delega ai giochi e, soprattutto, se il governo avrà intenzione di assegnarla. Nonostante la linea del nuovo premier orientata alla totale continuità col passato lasci intendere che la competenza di questo mercato (insieme a quello dei tabacchi) possa essere assegnata nuovamente allo stesso Baretta, è pur vero che il precedente esecutivo aveva indicato un passaggio di consegne sui giochi tra l'ex sindacalista e l'altro sottosegretario all'Economia, Paola De Micheli, anche lei confermata nella squadra di Gentiloni. Così un passaggio di competenze tra i due potrebbe comunque rappresentare, in qualche modo, una forma di continuità, nonostante il passaggio, allora, fu soltanto scritto ma mai attuato: in attesa della Legge Delega prima, e della Conferenza, poi. Intanto, durante la prima settimana dell'anno, vedremo quale sarà la decisione del 'nuovo' governo sui giochi visto che, come detto, non vi è alcun obbligo nel prevedere una delega specifica relativa a questo mercato, alla quale, per esempio, già rinuncio il precedente governo guidato da Mario Monti, pur intervenendo comunque su vari fronti rispetto al settore. In questo, caso, tuttavia, l'obbligo sembra essere quasi morale, e comunque 'politico', per il governo Gentiloni, in virtù del lavoro intavolato per vari mesi con la Conferenza Unificata che qualcuno dovrà pur portare a termini. Tanto più sei tempi sono davvero 'maturi' come indicato da Baretta. Per tale ragione, dall'annuncio delle deleghe di questi giorni, avremo una prima indicazione su quella che potrà essere la nuova linea politica sui giochi. O, meglio, se lo Stato intendere davvero rimettere in sesto questo settore, rendendolo pienamente sostenibile, o continuare a farlo galleggiare, visto che le entrate le continua comunque a produrre. Ma a queste condizioni, non potrà più farlo per tanto.

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