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Giochi e territori: si può dare di più

26 giugno 2017 - 09:05

Il rapporto tra gioco pubblico ed enti locali è destinato a schiarirsi, soprattutto dopo il risultato delle elezioni amministrative, ma anche grazie al confronto.

Scritto da Alessio Crisantemi
Giochi e territori: si può dare di più

 

Il gioco pubblico può dare - e, soprattutto, fare - qualcosa di più. Anche sul piano dei rapporti con gli enti locali e, quindi, in vista della tanto agognata soluzione della cosiddetta “questione territoriale”, che rappresenta senza dubbio il principale (e, solo apparentemente, insormontabile) scoglio con cui si scontra quotidianamente l'industria, per un impatto vieppiù devastante. E' questo il messaggio - e la consapevolezza - con cui si è usciti, nei giorni scorsi, dal (maxi) confronto tra industria, istituzioni e politica andato in scena a Milano, alla presenza di amministratori locali, parlamentari, eurodeputati e dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Una riflessione (e, forse, un messaggio di speranza) emersa chiaramente dalle parole del vice direttore generale della stessa Agenzia, Alessandro Aronica, il quale nel ribadire la necessità di riportare il dibattito attorno al tema del gioco pubblico entro un perimetro di ragionevolezza e credibilità (basandosi cioè su dati reali e concreti, evitando distorsioni e rappresentazioni errate ormai tipiche nella trattazione della materia), non ha risparmiato una strigliata al settore, spiegando come la filiera possa (e, soprattutto, debba) comunque fare di più, specialmente dal punto di vista della prevenzione. Per questa ragione, ha spiegato il leader dei Monopoli, già dallo scorso anno l'Agenzia ha imposto un contributo ulteriore da parte delle società concessionarie – aggiuntivo rispetto al milione di euro investito da ciascuna, ogni anno, per campagna di gioco responsabile – da investire in ricerca e sviluppo.

Nell'evidente obiettivo di rendere sostenibile, una volta per tutte e sotto ogni profilo, l'esistenza di un circuito legale del gioco pubblico.
L'altro messaggio emerso dal confronto di Milano, più implicito ma comunque evidente, è che si possa davvero fare qualcosa di più dal punto di vista del confronto istituzionale, avendo avuto la prova che affrontando la materia in maniera aperta, scientifica (cioè dati alla mano) e da un punto di vista industriale, la politica non può fare a meno di valutare le ragioni di un comparto economico e i risvolti in termini occupazionali di determinate misure e restrizioni. E' evidente anche dalle parole del deputato della Lega Nord, Gianluca Pini, che nell'intervista rilasciata a GiocoNews.it, evidenzia come la “mancanza di coraggio e consapevolezza” da parte del governo rispetto all'urgenza del riordino del gioco, “ha comportato una parcellizzazione delle regole per la raccolta del gioco, che non è presente in nessun altro paese d'Europa”. Sottolineando peraltro come “Il gioco non è solo Awp e Vlt, ma anche tutto il resto”, invocando una “norma nazionale prima che si chiuda la legislatura, perché la frammentazione continua è un rischio sia per chi investe che per i consumatori". Parole sante, verrebbe da dire, tanto più se provenienti da un illustre esponente di quello stesso partito che – attraverso uno dei suoi massimi rappresentanti, ovvero il governatore della Lombardia, Roberto Maroni – è autore del maggiore ostruzionismo in sede di Conferenza Unificata, e non solo.

Ma è proprio questo il punto nevralgico e il tema centrale emerso in quella sede. Visto che non solo Pini, ma anche altri esponenti dello stesso gruppo politico, hanno espresso un punto di vista “aperto” sulla materia Al punto che l'euro-parlamentare leghista, Angelo Ciocca, si è lasciato andare in una promessa di intervento sulla legge regionale lombarda, ricordando come era stato lo stesso Maroni ad annunciare la possibile “rivedibilità” della legge nel momento della sua prima stesura.
Buono a sapersi, per l'industria, non c'è dubbio. Soprattutto oggi, all'indomani delle elezioni amministrative (i cui effetti sul gioco, sono analizzati qui) che hanno visto riemergere il centro-destra in una serie di comuni italiani, grazie all'asse tra Forza Italia e Lega Nord, rispetto al quale non si può non osservare, guardando i fatti dal comparto del gioco, come la linea “forzista” rispetto al tema del gioco si sia rivelata molto più ragionevole rispetto a quella (decisamente confusa) del Partito democratico o a quella (addirittura “demoniaca”) del Movimento 5 Stelle. Come è emerso chiaramente dalla Liguria, dove il governatore “azzurro” Giovanni Toti, aveva chiesto un maggiore approfondimento sulla materia, prima di mettere a repentaglio un intero settore attraverso una norma restrittiva come quella precedentemente introdotta dalla sua regione.
E' quindi evidente, ancora una volta, quanto sia importante il confronto con politica e istituzioni, soprattutto per riuscire a portare sul tavolo delle istituzioni dati reali e concreti che rappresentino l'industria e il suo impatto sui territori, anche a livello sociale. Oltre al fatto – comunque non secondario – di quanto sia sempre più necessario presentarsi attraverso una visione d'insieme del comparto, evitando divisioni e separazioni tra segmenti o categorie che non possono far altro che minare le fondamenta sulle quali si è faticosamente costruito, in questi ultimi quindi anni, il comparto del gioco lecito. Che continua a mostrare crepe un po' ovunque, mantenendo (seppure a stento) un equilibrio sempre più labile, preannunciando un crollo che sembra(va) inevitabile, ma che può ancora essere evitato.

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