skin

Cardia: ‘Distanziometri, orari e divieti strumenti non efficaci nel gioco’

02 febbraio 2017 - 09:24

Il legale Geronimo Cardia, autore del libro 'La Questione territoriale' ribadisce nell'incontro di Bologna la non efficacia di alcuni strumenti nel gioco.

Scritto da Vg
Cardia: ‘Distanziometri, orari e divieti strumenti non efficaci nel gioco’

Bologna – “Sono da sempre convinto che nel dibattito sul gioco pubblico sia necessaria un’operazione culturale che possa permettere di sgombrare il campo da equivoci conducendo la discussione verso orizzonti concreti”. Inizia così il suo intervento, il legale Geronimo Cardia, nel convegno ‘I territori del gioco lecito’ organizzato dalla Fondazione Forense Bolognese e dedicato alla cosiddetta ‘Questione territoriale’ all’interno del quale è stato presentato e discusso il volume realizzato dallo stesso Cardia e dedicato proprio a questa materia. “Quando parliamo di gioco pubblico – prosegue il legale - e della sua regolamentazione entrano inevitabilmente in ballo alcuni principi costituzionali che risultano imprescindibili e, proprio perché tanti, inopinabili. Ognuno può dare l’ordine di importanza che preferisce, è evidente, ma nessuno di questi può essere dimenticato. Il primo principio – almeno, nell’ordine in cui mi sento io di enunciarli – c’è il diritto alla salute, rispetto al quale non si può essere favorevoli o contrari ma tutti noi non possiamo che essere favorevoli. Il gioco, quindi, deve essere offerto in maniera idonea a garantire tale principio. Un altro principio è quello del risparmio e anche qui siamo tutti d’accordo che un cittadino non debba essere ‘ripulito’ di tutti i suoi averi da parte di nessuna attività.

 

Poi c’è l’ordine pubblico, la cui tutela è sacrosanta: quindi, ancora il gettito erariale, che anche questo deve essere garantito per il bene dello Stato. Poi c’è il diritto di impresa, troppo spesso messo da parte ma rispetto al quale non si può non essere d’accordo pensando che se ci sono aziende che partecipano a una gara pubblica per diventare titolari di un diritto ad offrire un servizio per conto dello Stato, queste aziende devono vedersi garantito tale diritto fino allo scadere del titolo che hanno acquisito. Infine c’è il diritto al lavoro, perché non è pensabile che un ente locale introduca una norma che provoca, tra i vari effetti, la perdita di posti di lavoro a un cittadino, qualunque sia lo scopo, anche il più nobile, come accade per il gioco. Nella regolamentazione del gioco spesso questo aspetto non viene considerato ma chissà cosa diremo se un ente vietasse l’esercizio delle pasticcerie sul proprio territorio per tutelare il dilagare del diabete nella popolazione”.

 

Dopo questa premessa, Cardia passa poi a spiegare i dettagli che caratterizzano la Questione Territoriale che sono anche oggetto del libro proposto al pubblico presente alla Fondazione Forense di Bologna. Spiegando le criticità legate all’impiego dei tre strumenti più impiegati dagli enti locali per limitare la diffusione del gioco sui territori e che portano però a un proibizionismo di fatto: ovvero, i ‘distanziometri’, le limitazioni degli orari e i divieti di pubblicità. Tre strumenti, secondo il legale, non idonei a raggiungere gli scopi che gli stessi enti si sarebbero proposti, come la riduzione della ludopatia e la tutela dell’ordine pubblico, tenendo conto degli effetti proibizionisti che causano la scomparsa dell’offerta legale che viene inevitabilmente rimpiazzata da quella illecita.

 

Articoli correlati