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Prevenzione e cura Gap, il modello italiano fa scuola all’Easg 2014

13 settembre 2014 - 08:10

Il decimo Congresso europeo su Gambling Studies and Policy Issues: What’s next? Who’s next? New directions in Gaming and Gambling tenutosi a Helsinki in Finlandia dal 9 al 12 settembre 2014, ha rappresentato un’importante occasione di scambio e di confronto tra concessionari delle attività di gioco e operatori che si occupano di gioco patologico non solo in Europa, ma anche in Canada, Usa, Australia e Asia.

Scritto da Riccardo Zerbetto
Prevenzione e cura Gap, il modello italiano fa scuola all’Easg 2014

Ne sono emerse alcune tematiche di particolare attualità come l’importanza di differenziare il gioco sociale che non incide negativamente sul benessere dei giocatori che oggi si avvicinano alle molteplici occasioni di gioco con denaro, e l’importanza di evidenziare i segnali che indichino il rischio di cadere in forme di gioco compulsivo in persone più fragili e predisposte. Molte relazioni hanno riguardato, in particolare, il rischio che corrono oggi gli adolescenti esposti massicciamente alla seduzione di una cultura consumistica e all’uso generalizzato di sistemi informatico-telefonici di acccesso a possibilitò di gioco.

 

Di fronte a una leggera flessione di alcuni giochi più tradizionali, si assiste infatti ad una costante crescita dei giochi online la cui accessibilità è praticamente ubiquitaria e senza reali possibilità di contenimento. A tale proposito si è molto discusso, anche grazie ad un autorevole intervento della italiana Valérie Peano della agenzia Egla, dell’importanza di sviluppare una legislazione europea che, seppure non può avere ancora carattere cogente sugli stati membri, possa comunque fornire una cornice normativa di riferimento alla quale le legislazioni nazionali possano ispirarsi in una sostanziale omogeneità di indirizzi.

 

DONNE IN GIOCO - È stato anche sviluppato il tema della diffusione del gioco tra le donne anche grazie a ricerche scientifiche condotte congiuntamente in Italia ed altri paesi europei con il coordinamento di Fulvia Prever di Milano.

Fabio Lucchini, di Federserd, ha inoltre presentato interessanti dati statistici a seguito dell’esperienza condotta attraverso il servizio di consulenza online www.giocaresponsabile.it.

 

ITALIA IN POLE NELLA PREVENZIONE - Un versante nel quale l’Italia si presenta come portatrice di esperienze avanzate è anche quella dei trattamenti residenziali previsti per giocatori. Su tale argomento, sono stati riportati i risultati emersi da una ricerca sugli outcomes dei primi cinque anni di sperimentazione del trattamento in ambito residenziale del Programma Orthos per giocatori d’azzardo patologico.

Il nostro Paese si distingue per la ricchezza di trattamenti ambulatoriali e residenziali mirati al superamento delle condizioni di tossicodipendenza. Tale condizione patologica è collegata nella stragrande maggioranza dei casi alla dipendenza da eroina e, in minor misura da cocaina e alcool. Mancano allo stato attuale risorse di trattamento per altre patologie che, pur avendo all’origine una struttura di personalità predisposta alla dipendenza (addiction prone personality), si diversificano in una gamma di diverse espressioni fenomeniche che vanno dal gioco d’azzardo patologico, alla sex addiction, all’abuso di Internet, all’abuso di ecstasy, cocaina ed altri stimolanti.

Per tali condizioni morbose, risultano talvolta insufficienti sia gli interventi medico-psicologici in ambito ambulatoriale offerti dai Ser.T., per la scarsa incisività in situazioni di comportamento compulsivo grave ed inveterato, sia di tipo comunitario a causa dei lunghi periodi generalmente previsti per i programmi di recupero.

La tipologia dei ‘nuovi dipendenti’ si esprime inoltre in una gamma estremamente diversificata a livello sociale, culturale, di età e di censo rendendo difficile un inserimento in contesti terapeutici predisposti per popolazioni target assai più omogenee e quindi meno adatte ad immissioni da parte di soggetti con storie personali e problematiche socio-adattive diverse e fortemente diversificate.

Ne deriva un forte disagio nella possibilità di offrire utili e realistici sbocchi terapeutici in situazioni che, seppure non ricalcano la devastante drammaticità di quadri di eroinomania primaria, comportano comunque forti elementi di sofferenza psico-adattiva ai singoli, alle famiglie ed alla collettività.

Si rende pertanto urgente sviluppare nuove forme di intervento che si confrontino con la recente evoluzione dei quadri patologico collegati alle nuove forme di dipendenza e che abbiano, a mio parere, le seguenti caratteristiche:

- Essere di durata più breve e comunque tale da rendersi compatibile con la permanenza di un inserimento nel tessuto sociale, lavorativo e familiare del soggetto;

- Avere una alta specificità di intervento sulla patologia specifica;

- Dotarsi di programmi a prevalente orientamento psicoterapico, più che medico, e articolati in modelli intensivi e fortemente strutturati al fine di poter incidere in profondità, pur in un arco di tempo limitato, sul comportamento disadattivo e sui nuclei problematici della personalità del soggetto;

- Prevedere una fase diagnostica accurata di intake in collegamento con i servizi sul territorio;

- Prevedere una fase di accompagnamento e consolidamento del lavoro psicoterapeutico collegato alla fase residenziale che sia sufficientemente strutturata e tale da non vanificare i risultati ottenuti.

 

LA SPERIMENTAZIONE - Su tali linee progettuali è stata avviata una sperimentazione a partire dalla 2007 su proposta della Associazione Orthos e finanziata dalla Regione Toscana. Per la sua “messa a norma” si rende tuttavia indispensabile l’inclusione della ludopatia tra i Lea (livelli essenziali di assistenza) senza la quale non sono previsti finanziamenti mirati ad affrontare questa patologia specifica.

Il programma Orthos, avviatosi sulla base di un progetto sperimentale da me proposto, è stato finanziato dalla Regione Toscana a partire dal 2007.

Il Programma consiste in 21 giorni di intervento intensivo di psicoterapia a orientamento umanistico-esistenziale integrativo (con elementi di carattere psicodinamico, relazionale e cognitivo) e counseling professionale in ambito residenziale centrato su 12 aree di criticità identificate come maggiormente presenti in questo tipo di patologia.

La scelta per una sede residenziale sita in un contesto a forte caratterizzazione naturalistica e lontana da centri abitati risponde ad una serie di motivazioni tra cui:

• Importanza di interrompere anche a livello concreto, oltre che simbolico, un ripetersi di comportamenti coattivi ed autolesivi

• Possibilità di affrontare quell’horror vacui a cui tanti comportamenti assuntivi si riconducono. Stare con il “vuoto” può rappresentare quel punto di svolta da una continua “fuga dalla propria ombra” verso una ritrovata familiarità con se stessi, le proprie paure, i propri mostri persecutori che tali non sono più se solo siamo aiutati ad affrontarli e a conoscerli con l’aiuto di un terapeuta formato e di compagni di viaggio con cui condividere l’esperienza di un nuovo incontro con se stessi.

La comunità residenziale Orthos è ospitata in una casa colonica della campagna senese sita nel comune di Monteroni d’Arbia.  La sua particolare ubicazione consente un piacevole soggiorno ai pazienti in un ambiente tranquillo e confortevole.  La struttura dispone di stanze da letto, spazi comuni, biblioteca specializzata e ambienti per lo studio, ambiente per le attività terapeutiche, atelier per le attività di espressione artistica e corporea, spazi per attività occupazionale e pc.

Gli obiettivi terapeutici si identificano nei seguenti punti:

• Esplorazione della storia personale e identificazione di eventuali disturbi della personalità che hanno messo in atto e successivamente perpetuato l’incapacità di regolare i propri impulsi e di realizzazione di un soddisfacente progetto di vita

• Riappropriazione delle componenti emozionali, cognitive, relazionali e comportamentali disfunzionali assumendone la personale responsabilità come individui adulti evitando la attribuzione a situazioni esterne, il mondo, gli altri

• Rivisitazione della storia affettiva e analisi dei possibili meccanismi di compensazione – attraverso i gioco compulsivo ed altri comportamenti di dipendenza o a rischio - della possibilità di strutturare soddisfacenti rapporti di intimità e di relazione costruttiva

• Messa a punto della situazione economico-lavorativa con programma di rientro di eventuali situazioni debitorie e di reinvestimento su possibili prospettive di lavoro

Sono candidati a tale forma intensiva di intervento soggetti di ambo i sessi e di maggiore età che risultano sostanzialmente inseriti nel tessuto socio-economico e che ancora dispongano minimamente di una rete di legami familiari. Si richiede inoltre una struttura di personalità non fortemente compromessa da elementi caratterologici disturbati ed una forma di dipendenza non gravemente invalidante.

Sono stati realizzati sino ad ora 24 moduli residenziali di tre settimane ciascuno per un totale di 260  utenti. Al programma residenziale sono seguiti incontri mensili in aggiunta all’intervento terapeutico condotto presso i SerD di competenza a livelli individuale, familiare e di gruppo laddove disponibili. Con entrambi cerchiamo di mantenere un contatto di verifica sull’evoluzione del quadro clinico anche a distanza di anni. I dati della ricerca condotta sulla esperienza sono stati pubblicati sull’Italian Journal of Addiction Vol.2 Numero 3-4, 2012  edita dal Ministero della salute e Dipartimento per le politiche antidroga con il titolo “ Ricerca sugli outcomes di Orthos: programma residenziale di psicoterapia intensiva per giocatori d’azzardo” con articolo consultabile in forma completa su www.dpascientificcommunity.it. Dalla ricerca, coordinata da V. Caretti e A. Schimmenti delle università di Roma e Palermo, risulta come “i risultati osservati significano che l’intervento Orthos ha come effetto una riduzione molto importante e duratura dei sintomi GAP (qui misurati attraverso i punteggi al SOGS); ugualmente, l’intervento Orthos migliora assai significativamente il funzionamento globale del soggetto e la sua condizione psicologica generale (VGF) anche a distanza di un anno e oltre”.

L’impostazione fortemente orientata alla responsabilizzazione dei residenti non consentirà l’accettazione di utenti affetti da patologie di tipo grave, sia sul versante delle dipendenze multiple che dei disturbi di personalità

 

L’AUTORE - Riccardo Zerbetto è psichiatra e psicoterapeuta già consulente del Ministero della Sanità (1980), promotore delle Comunità terapeutiche professionali del Comune di Roma e co-fondatore di Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio. Collaboratore della rivista Gioco News, ha preso parte in qualità di relatore all’edizione 2014 dell’Easg.

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