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Sandi (Snai): "Progetto Ihra, punto di partenza per autonomia e autosufficienza ippica"

24 luglio 2014 - 11:12

Roma - Avere insieme tutta una serie di soggetti è sicuramente un punto di partenza importante. Ihra nasce dopo la constatazione della inadeguata rappresentanza dell'ippica italiana; l'assenza di programmazione per le attività del settore; mancanza di prodotti di scommessa ippica interessanti per il pubblico e male pubblicizzata; conseguente impossibilità di sostentamento della filiera per l'assenza di promozione e rilancio dell'allevamento. Queste le parole di Giorgio Sandi, presidente di Snai, nel suo intervento al convegno di presentazione del progetto Ihra, in corso oggi a Roma.

Scritto da Dall'inviato Sara Michelucci
Sandi (Snai): "Progetto Ihra, punto di partenza per autonomia e autosufficienza ippica"

"Ogni pezzo del settore ippico crea una macchina complessa quindi gli obiettivi di ihra sono di diventare il referente delle istituzioni; salvaguardare e promuovere il comparto; mantenere i posti di lavoro; garantire il benessere del cavallo; valorizzare investimenti e asset del settore; innovare le scommesse; rendere il settore autonomo e autosufficiente con idonee misure fiscali e supporto finanziario negoziando con le istituzioni tempi e modalita", ricorda ancora Sandri.

L'ORGANIZZAZIONE DI IHRA - Sandi ha poi illustrato la struttura di Ihra. "Avrà un presidente che avrà funzioni di rappresentanza assistito da un segretario generale. Poi ci sarà un consiglio direttivo che vede la presenza di trotto, galoppo, società di corse, società di gestione scommesse e di un rappresentante di Mipaaf e Mef. Ci sarà il ripristino degli enti tecnici come Jockey club e Encat; creazione di un ufficio studi, comunicazione, legale per dare assistenza agli operatori".


LE SPESE PREVISTE - Il volume delle spese previste da parte di Mef e Mipaaf - dice ancora il presidente Snai - "sono di 173 milioni circa nel 2014, fino a superare i 190 milioni nel 2016. Nel modello di finanziamento prevista la priorità del montepremi non più residuale, ripartizione percentiuale predeterminata tra montepremi/provvidenze e remunerazione ippodromi, accordi internazionali per potenziamento offerta commerciale. Nei costi fissi da prevedere ci sono gestione corse per 10 milioni di euro; costi gestione Ihra di 3 milioni; marketing di 20 milioni e produzione, raccolta e diffusione segnale TV di 10 milioni".


RIPARTIRE DA ALLEVAMENTO E MONTEPREMI - Il volume delle scommesse ippiche dal 1995 al 2013 hanno subito un calo annuo del 5,7percento. Per il gettito un calo del 7 percento medio annuo. Dal 2007 al 2013 c'è stato un calo del 10 percento delle giornate di corse e un calo del volume delle scommesse del 19 percento. Calo montepremi di oltre 155 milioni e del numero di cavalli di 93mila unità. Quindi serve una stretta collaborazione tra Adm, Mipaaf e filiera ippica per rilanciare il settore e la delega in questo ha una grande importanza. Le scelte fatte negli anni hanno privato il comparto di un modello di autonomia e sostenibilità. Il pay out dell'ippica non è più competitivo da tempo, ma questo è solo uno degli elementi. Le nascite in Italia dei cavalli si sono ridotte del 45 percento, circa 400 cavalli in meno ogni anno. Se abbiamo i numeri giusti possiamo ripartire, per questo dobbiamo puntare sull'allevamento e sul montepremi".

UNIONE E CONDIVISIONE E APERTURA A TUTTI - L'ippica deve fare dei in modo che nei suoi centri il pubblico possa avvicinarsi e capire questo mondo. Del modello francese mi piace la condivisione di un piano. In un paese come l'Italia avere tutti insieme intorno a un tavolo e' un risultato importante. Della Francia mi piacciono i risultati e anche alcune forme di scommesse. Lo scopo di Ihra è quello di unire e mettere insieme ed è quindi aperta a tutti.

"ABBATTERE I FALSI MITI" - Ma il leader Snai si spinge oltre, e aggiunge: "C'è la necessità di togliere un po' di miti, come quello di Confindustria. Si tratta invece di un gruppo di operatori del gioco che ha appoggiato un progetto di rilancio dell'ippica che però non ho condiviso, perchè -  a mio giudizio - troppo 'ippodromocentrico' e iper-semplificato. Inoltre non ho mai capito la vecchia diatriba tra concessionari e operatori ippici, che non deve esistere".

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