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D'Alesio: 'Riportare il pubblico negli ippodromi'

09 giugno 2017 - 08:19

Il presidente del Coordinamento ippodromi, Attilio D'Alesio, dà la sua ricetta per il rilancio dell'ippica: puntare sul pubblico anziché sulla redditività.

Scritto da Redazione
D'Alesio: 'Riportare il pubblico negli ippodromi'

 

"Abbiamo bisogno di un grande cambiamento culturale dimenticando il passato e pensando ad un futuro fondato su nuovi valori e sulla qualità del prodotto corse che può essere garantito solo con la presenza di tanto pubblico negli ippodromi, infatti con migliaia di persone in  ippodromo la regolarità della corsa sarebbe certamente assicurata.
Mi auguro che il nuovo Parlamento ed il nuovo Governo, che verrà eletto dopo le prossime elezioni politiche, affronti finalmente e con impegno queste questioni e provi
a salvare e rilanciare l'ippica nazionale con il contributo e la collaborazione di tutte le rappresentanze della filiera ippica".


E' l'appello lanciato dal presidente del Coordinamento ippodromi, Attilio D'Alesio, per il rilancio dell'ippica.
 

D'Alesio poi ne approfitta per fare il punto sulla situazione del settore mettendo in fila i numeri. "Pochi cavalli partenti. Meno cavalli nati. Scommesse in costante calo (meno 18 percento rispetto allo scorso anno). Gioco sul campo che raramente supera i diecimila euro.
Poco pubblico negli ippodromi, per non parlare del numero dei proprietari veri. Quanti ne saranno rimasti? Ovviamente mi riferisco ai proprietari veri non ai professionisti, che per sopravvivere sono dovuti diventare proprietari. E gli ippodromi?
Ad oggi sono chiusi: Roma Tor di Valle, Milano San Siro, Firenze Le Mulina,
Ravenna, Livorno, Palermo, Civitanova Marche".
 

"E queste chiusure che effetti hanno avuto sul numero dei proprietari, degli appassionati, degli scommettitori e dei cavalli? A mio parere un effetto disastroso ed il bello è che qualcuno pensa di salvarsi facendone chiudere altri, della
serie 'morte tua vita mia'.
Su questi numeri la filiera tutta dovrebbe riflettere seriamente, così come dovrebbe riflettere il ministero delle Politiche agricole e finalmente imboccare una nuova
strada puntando sui valori sportivi dell'ippica.
Senza pubblico ed appassionati qualunque sport sarebbe destinato a morire.
Cosa succederebbe se gli stadi o i palazzetti dello sport fossero deserti e abbandonati?
Chi mai scommetterebbe su una partita se si svolgesse in uno stadio deserto?
Ed invece per noi ippici, Ministero compreso, il pubblico é l'ultimo dei problemi, continuiamo a parlare di scommesse, di redditività, di ippodromi metropolitani, di
numero di cavalli partiti, tutti parametri assurdi presi addirittura in considerazione per classificare gli ippodromi.
Il concetto poi di redditività è veramente assurdo. Lo Stato finanzia con oltre 200 milioni all'anno il settore e lo gestisce con decine di dipendenti pubblici ed
incredibilmente si parla di redditività.  Si è mai sentito parlare il Coni o una federazione sportiva di redditività?", conclude il presidente del Coordinamento ippodromi.

 

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