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Stop a ordinanze Desio e caso Milano, Sapar: "Segnali importanti per settore”

04 luglio 2014 - 10:30

La sentenza del Consiglio di Stato sulle ordinanze emesse dal sindaco di Desio e il ritiro della richiesta di sospensiva da parte del Comune di Milano “sono una vittoria degli operatori del settore, sostenuti dalla nostra Associazione attraverso il supporto legale, e aprono importanti scenari a livello nazionale, in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale sui poteri dei sindaci in materia di gioco prevista per l'8 luglio”.

Scritto da Redazione
Stop a ordinanze Desio e caso Milano, Sapar: "Segnali importanti per settore”

È il commento del presidente dell'Associazione Nazionale Sapar, Raffaele Curcio, convinto che le novità provenienti dalle aule di giustizia possano riguardare non soltanto la Lombardia. “Auspichiamo che questo segnale faccia capire che il settore ha necessità di una revisione organica - continua Curcio - che parta dal legislatore nazionale e che tenga conto della tutela dei giocatori e dei soggetti deboli, ma sia coerente nei confronti di un importante settore gestionale e produttivo che ruota intorno al gioco di Stato”.

 

COSA È ACCADUTO A DESIO E MILANO - In netto contrasto con le decisioni degli ultimi mesi con le quali gli organi di giustizia amministrativa hanno negato le richieste di immediata sospensiva degli atti limitativi dell’esercizio dell’attività in ambiti locali, che non poche preoccupazioni hanno destato negli operatori, il 30 giugno 2014 il Consiglio di Stato si è pronunciato con sentenza di merito sul potere dei sindaci nel limitare gli orari di utilizzo degli apparecchi. Il caso riguardava due ordinanze del sindaco di Desio, in provincia di Monza e Brianza, che stabilivano limitazioni orarie di utilizzo degli apparecchi motivate dalla necessità di "prevenire l’allarme sociale derivante dal sempre più frequente ricorso ai giochi a scommessa da parte dei più giovani", ed evitare che "l’offerta mattutina dei servizi di gioco potesse incentivare l’evasione scolastica dei minori ed ostacolare il corretto deflusso del traffico a causa del parcheggio disordinato degli autoveicoli degli utenti. La chiusura serale, invece, sarebbe volta a tutelare la quiete pubblica, che in passato sarebbe stata turbata dagli avventori dei locali": il Tar di Milano aveva sospeso prima ed annullato poi i provvedimenti comunali.

L'appello proposto dal Comune è stato rigettato nel merito pertanto gli operatori continueranno a non subire le limitazioni di orario imposte dal sindaco, ma la sentenza stabilisce importanti principi in materia di ordinanze sindacali: la liberalizzazione in materia di orari operata dalle recenti norme statali per gli esercizi commerciali e pubblici “non preclude all’amministrazione comunale la possibilità di esercitare il proprio potere di inibizione delle attività, per comprovate esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché del diritto dei terzi al rispetto della quiete pubblica; tuttavia, ciò è consentito dal legislatore solo in caso di accertata lesione di interessi pubblici tassativamente individuati quali quelli richiamati (sicurezza, libertà, dignità umana, utilità sociale, salute), interessi che non possono considerarsi violati aprioristicamente e senza dimostrazione alcuna" quindi il sindaco può intervenire solo se le esigenze di tutela che intende perseguire sono concrete e comprovate. Il potere di intervento del sindaco nei casi limitati in cui è previsto non è illimitato, ma “allorquando un comune ritiene di dover contrastare la lesione di specifici interessi pubblici degni di tutela, ha il potere di emanare ordinanze mirate, con effetti spaziali e temporali limitati"; cioè validi per il tempo necessario a risolvere la specifica e particolare contingenza urgente, non possono cioè essere emanate ordinanze che intervengono a tutela immediata in certe materie, senza limitazioni temporali di validità, altrimenti con lo strumento dell’ordinanza urgente si emanano norme che dovrebbero avere carattere più duraturo che la legge vuole che siano adottate con il ben diverso mezzo del regolamento. La decisione di un comune di intervenire in materia "dovrebbe essere il frutto di un'accurata e documentata istruttoria che mettesse in evidenza quali siano le specifiche esigenze della collettività locale che rendano necessaria la limitazione degli orari in cui è possibile offrire determinati servizi" e in pratica il comune dovrebbe dare prova della "esistenza concreta di fenomeni pregiudizievoli per la collettività, quali una particolare e documentata evasione scolastica, blocchi anomali della circolazione o turbamenti della quiete pubblica”.

Non è un caso che l'1 luglio 2014, il giorno successivo all’udienza in cui doveva essere trattata la richiesta di sospensiva proposta dal Comune di Milano per un caso sostanzialmente identico, è stata la stessa difesa comunale a non insistere nella richiesta di sospensiva.

Questo secondo caso vede l’associazione Sapar intervenuta già in primo grado ad adiuvandum del ricorso di un operatore: il Comune ha proposto appello perché in primo grado la ordinanza del sindaco Giuliano Pisapia era stata annullata, tra le altre cose, perché non erano state sentite le associazioni delle categorie interessate prima dell'adozione dell'ordinanza sugli orari; il Comune ha appellato e chiesto la sospensiva della sentenza di primo grado, inoltre ha chiesto che si fissasse per la trattazione unitamente al merito a breve. Anche in questo caso gli operatori di Milano non subiranno gli effetti limitativi degli orari voluti dal sindaco, la sentenza che sarà resa nei prossimi mesi sarà molto probabilmente ispirata ai medesimi principi già affermati per il caso di Desio.

IL CASO DI RIVOLI E I NUOVI POSSIBILI SCENARI – “La parola definitiva ai poteri dei sindaci in materia sarà però quasi certamente resa a breve in un'altra vicenda giudiziaria che vede la Sapar in prima fila a tutela degli operatori: l’udienza del prossimo 8 luglio 2014 innanzi alla Corte Costituzionale: il Comune di Rivoli ha infatti adottato una ordinanza che limitava aperture delle sale giochi e utilizzo degli apparecchi da gioco in determinati orari”, continua l’associazione. Il Tar Piemonte ha inviato alla Corte Costituzionale la questione, ritenendo che non vi siano dubbi che la norma impedisce al sindaco di utilizzare il suo potere di ordinanza intervenendo sulla attività riservata allo Stato (definire le limitazioni orarie alla offerta di gioco è materia riservata allo Stato che opera attraverso gli operatori con propri regolamenti e tramite la concessione) ma che tale limite al potere del sindaco meriterebbe di essere rimosso se l’autorità locale intende intervenire a tutela della salute dei cittadini. Qualora una tale prospettazione fosse fatta propria dalla Consulta in pratica ad ogni sindaco basterebbe affermare di intervenire per la tutela della salute per creare il proprio provvedimento limitativo dell’utilizzo degli apparecchi. Quindi l'attenzione si sposta verso il Giudice delle Leggi innanzi al quale la tematica dei poteri del sindaco dovrebbe trovare definitivo componimento. La pronuncia della Corte Costituzionale peraltro sarà resa anche in un importante contesto politico, infatti è una materia al vaglio del Governo che potrebbe da questa pronuncia ricevere indicazioni sulla attuazione di alcuni contenuti della delega fiscale con riferimento ai giochi.

 

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