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Aumento Preu, Iaccarino: 'L'industria del gaming così non sopravvive'

18 ottobre 2019 - 10:41

 Il presidente del centro studi As.Tro, Iaccarino, analizza le conseguenze dell'aumento del Preu su slot e Vlt inserito dal nuovo Governo.

Scritto da Redazione
Aumento Preu, Iaccarino: 'L'industria del gaming così non sopravvive'

 

"Il decreto fiscale appena definito dal Governo prevede un ulteriore aumento del Preu sugli apparecchi da divertimento e intrattenimento (slot e videolotterie), fissando le nuove aliquote dal 10 febbraio 2020 rispettivamente al 23 percento ed al 9 percento. La politica difficilmente batte strade nuove; questa misura ne è la conferma".

Questo il commento di Armando Iaccarino, presidente centro studi As.Tro, in merito all'aumento del Preu su slot e Vlt, inserito nel documento programmatico di bilancio del nuovo Governo.
 
"Dal 2014 gli aumenti del Preu - spiega Iaccarino - sono stati perseguiti pervicacemente ed ostinatamente in ogni manovra economica, da chiunque predisposta, costituendone parte significativa nell’assicurare un gettito importante nelle casse dello Stato. Proviamo a ragionare, partendo però da una precisazione indispensabile.
 
Il Preu è un’imposta sulla raccolta di gioco; si calcola quindi sugli importi complessivamente puntati, senza tenere conto delle vincite restituite ai giocatori, fissate in una percentuale minima del giocato, cosiddetto payout, attualmente pari al 68 percento su un ciclo predeterminato di partite.
 
Quindi, per ogni 100 euro giocati sulle slot, 68 tornano ai giocatori come vincite; con l’aliquota introdotta dal decreto fiscale, 23 dei restanti 32 andranno all’erario e circa 0,8 ad Adm come canone e deposito. Ciò che resta, cioè 8,2 euro, costituisce il ricavo lordo della filiera – da suddividere tra concessionari, gestori ed esercenti –, su cui calcolare altre imposte e costi di gestione.
 
In altri termini, l’aliquota effettiva che grava sulle aziende del settore è pari al 74,3 percento. Analogamente, per le videolotterie, di 100 euro giocati 84 costituiscono le vincite; dei restanti 16, 9 sono per l’erario, 0,8 per Adm e 6,2 per la filiera. In questo caso l’aliquota effettiva è pari al 56,2 percento.
 
È un livello di imposizione fiscale insostenibile per le aziende del settore ed unico al mondo. Sono concetti semplici e più volte spiegati, ma, a quanto pare di nessun interesse per chi decide la politica industriale di questo Paese.
 
Ed infatti l’aumento previsto dal decreto fiscale per le slot è il decimo negli ultimi quattro anni, il sesto negli ultimi 12 mesi. Dal 2015, anno in cui l’aliquota Preu era pari al 13 percento, al 10 febbraio 2020 l’incremento della tassazione sarà stato pari al 100 percento.
 
Analogamente, per le videolotterie dal 5 percento del 2015 si passa al 9 percento del 2020 attraverso nove aumenti, di cui 6 negli ultimi 12 mesi. Con questi ritmi nessun settore industriale sopravvivrebbe e, comunque, non vi è pianificazione e corretta amministrazione che possa sostenere la tenuta di un’azienda. Solo regole certe e stabili nel tempo permettono di fare impresa.
 
Qualcuno dice che poco importa la sopravvivenza di un settore che offre prodotti 'socialmente pericolosi'. Anche su questo bisognerebbe fermarsi un attimo a riflettere.
 
Le misure di cui stiamo parlando incidono prevalentemente o esclusivamente sugli attori del gioco legale, cioè su quegli operatori che, aderendo al sistema introdotto nel 2002, sono progressivamente diventati presidio di legalità sul territorio e garanzia di regolarità per i giocatori.
 
Non confondiamo una parte con il tutto; non tutti i giocatori sono 'patologici' né tutti gli operatori inquinano la 'sanità sociale', diffondendo la cultura del vizio, magari anche con dubbia contiguità con la malavita organizzata. Criminalizzare un’intera categoria e “punirla” con misure che ne rendono difficile la sopravvivenza è superficiale e controproducente.
 
Il controllo efficace del fenomeno gioco passa attraverso un rafforzamento del sistema legale e non una sua eliminazione, sia pure progressiva. Ridimensionando il sistema legale non si elimina il gioco; più realisticamente ogni euro in meno che affluisce all’erario per una percentuale elevata arricchirà le casse della criminalità organizzata.
 
Ed altrettanto realisticamente un’elevata percentuale dei giocatori disturbati andrà a cercare le proprie occasioni di gioco in aree prive di tutela. Le regolamentazioni territoriali restrittive adottate da molti enti locali e le misure fiscali che minano la sostenibilità delle Aziende sane del settore, colpendo esclusivamente il sistema del gioco legale rischiano di far diventare emergenza un fenomeno che, invece, richiede soprattutto di essere governato. Non capirlo - conclude Iaccarino - è come mettere la testa sotto la sabbia".

 

 

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