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La lunga strada della formazione: analisi di casi regionali e associativi

02 aprile 2016 - 08:28

Viaggio di Gioco News alla scoperta dei percorsi di formazione sul gioco pubblico, analizzando i casi regionali e il terreno in cui operano le associazioni di categoria.

Scritto da Francesca Mancosu e Sara Michelucci
La lunga strada della formazione: analisi di casi regionali e associativi

La maggior parte delle leggi regionali sul gioco patologico prevede l'obbligo della formazione per i gestori dei locali con apparecchi da gioco. In alcuni casi i corsi sono cominciati nel 2015, in altri lo saranno a breve: ma, come si evince dall'inchiesta di Gioco News, c'è ancora molto da fare. Mentre aumenta il numero delle associazioni che promuovono percorsi formativi dedicati in collaborazione con Asl, forze dell'ordine ed esperti.

NELLE REGIONI C'E' ANCORA MOLTO DA FARE - “Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale disciplina le modalità attraverso le quali vengono attivati corsi di formazione obbligatoria per i gestori delle sale da gioco e dei locali ove sono installate le apparecchiature per il gioco d'azzardo lecito, precisandone i tempi, le modalità, i soggetti attuatori e i costi a carico dei partecipanti”. Seppur con piccole differenze, la maggior parte delle 16 normative locali sul contrasto al gioco patologico approvate fra il 2012 e la fine del 2015 (comprese le due delle province di Bolzano e Trento e la doppia legge ligure) include un articolo come questo sugli obblighi di formazione che devono essere assolti dagli esercenti che si occupano di gioco, sia come attività prevalente sia collaterale, ma non tutte hanno trovato applicazione.

L'EMILIA ROMAGNA - In questo senso, una delle Regioni più virtuose è l'Emilia Romagna che, come stabilito dalle legge n° 5 del 2013, nel marzo 2015 ha iniziato i primi corsi in tutti i territori “tranne quello dell'Ausl di Imola”, evidenzia Marilena Durante della Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali.

“Fino al 31 dicembre dell'anno passato i 42 corsi realizzati nelle diverse Ausl sono stati gestiti da diversi enti (fra cui Confesercenti e Adecco), con la partecipazione di 800 operatori suddivisi fra titolari e preposti. Si è parlato di normativa di settore e questioni legali, pubblicità ai giochi, definizioni e aspetti della dipendenza, relazione con il giocatore, servizi di cura e associazioni di auto-mutuo aiuto con docenti indicati dalle Ausl fra i professionisti sanitari dei Servizi Dipendenze patologiche che si occupano del trattamento del Gap, integrati da rappresentanti di associazioni del Terzo settore che hanno una competenza specifica e che collaborano ai percorsi di cura. La parte normativa e legale è stata in gran parte affidata ad esperti giuridici esterni indicati dagli enti di formazione. Per il 2016, la programmazione è di competenza degli Enti di formazione che, quando hanno raggiunto un numero congruo di iscrizioni, si rivolgono ai professionisti sanitari per le docenze”.

LA LOMBARDIA - Altra regione in prima linea la Lombardia che - sia pure in forma potenzialmente contraddittoria (e, secondo gli addetti ai lavori, addirittura pericolosa), avendo aperto allo scopo un portale dedicato dal titolo 'No slot' - ha deliberato la formazione obbligatoria per i gestori di sale da gioco con un limite temporale di 12 mesi dalla data di installazione delle apparecchiature per quelli 'storici' e di 6 per le nuove autorizzazioni. “Nel corso dell’anno 2015 si sono svolti complessivamente circa 560 percorsi formativi ai quali hanno partecipato oltre 13.500 gestori (4mila dei quali della Provincia di Milano), ottenendo il relativo attestato. I corsi sono stati realizzati da circa 60 enti accreditati alla formazione su tutto il territorio regionale, dando così agli utenti varie possibilità di scelta relativamente all'ente, all'ubicazione, all'articolazione oraria e al costo”, fanno sapere dalla Direzione generale Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo, che ha predisposto un apposito sistema informativo sul quale vengono caricati i percorsi formativi e gli iscritti, al fine di rilasciare gli attestati regionali di partecipazione all'iniziativa formativa e di acquisizione della competenza. In questa fase, gli enti di formazione si stanno organizzando per la progettazione e la realizzazione del percorso secondo le disposizioni regionali. In un circuito virtuoso, non c'è dubbio, pensando al valore aggiunto della professionalizzazione ed ai risvolti anche in termini di tutela dei consumatori, attraverso rivenditori più competenti e qualificati, se solo non fosse accompagnato da una politica di radicale scomparsa del gioco (legale) dal territorio. Se infatti – come denunciano associazioni e operatori del settore -, la conseguenza di questo diktat sul gioco pubblico dovesse essere la diffusione di forme di gioco illegali, a quel punto sarebbe valso a poco il percorso formativo e professionalizzante intrapreso dagli stessi addetti ai lavori.

LA PUGLIA - In Puglia, come ribadisce anche Antonio Taranto del dipartimento Dipendenze dell'Asl di Bari, “il compito di organizzare i corsi di formazione per i gestori è attribuito dalla legge regionale 43/2014 ai Comuni”. Nell'hinterland barese è stato attivato almeno un corso nell'ambito dei comuni Molfetta\Giovinazzo, articolato in cinque incontri gestiti da operatori Asl, Guardia di finanza, avvocati della Fondazione Antiusura, assessori al Welfare. “La partecipazione al corso è stata molto scarsa perché la maggior parte dei gestori ha lamentato che i loro esercizi, spesso a conduzione familiare, non hanno la possibilità di inviare persone al corso senza prevedere la chiusura della bottega. Un peccato, perché sarebbe particolarmente opportuno che i gestori fossero consapevoli dei reali rischi che corrono i loro clienti e che siano anche in grado di riconoscere dei segnali di allarme, al fine di fornire suggerimenti tipo gli indirizzi dei luoghi di cura. Ancor più importante, però, è che, prescindendo da personali pareri o orientamenti politici, ogni soggetto, a qualsiasi livello e in qualsiasi posizione della 'catena delle responsabilità', sia consapevole della assoluta necessità di rispettare le regole, del gioco e del vivere sociale”.

LA VALLE D'AOSTA - Il compito di attivare corsi di formazione ai Comuni è affidato anche alle normative vigenti in Valle d'Aosta, dove l'Azienda regionale sanitaria Usl non ci ha potuto fornire un quadro generale delle amministrazioni che li hanno previsti, e in Toscana, dove il Comune di Prato - la prima città della regione per rapporto tra superficie degli esercizi con slot e abitanti, e provincia con la maggior quantità di sale giochi – ha annunciato l'intenzione di istituire quanto prima un corso per i gestori.

LE REGIONI DEL 'NO' - Fra gli altri enti locali che per primi in Italia hanno normato il gioco, salta agli occhi l'assenza di obblighi formativi per i gestori del Veneto, che potrebbe rimediare con l'approvazione di una nuova legge in materia, e soprattutto di quelli della Provincia di Bolzano e della Regione Liguria. “Le disposizioni provinciali in vigore riguardanti il gioco d'azzardo patologico non prevedono eventuali corsi di formazione per i gestori delle sale da gioco. Però, annualmente, viene elaborato dalla 'Rete dei Servizi per il Gioco d’azzardo patologico' un programma di lavoro e di interventi relativi alle priorità e iniziative contro il gioco d’azzardo patologico da attuare nell’anno di riferimento”, sottolinea l'assessore alla Sanità altoatesina, Martha Stocker. “In questo piano era stata prevista la realizzazione di un tale evento formativo e già nel 2013 il Forum Prevenzione ha attivato, su incarico dell'amministrazione provinciale e in collaborazione con il Centro terapeutico Bad Bachgart, il Comune di Merano ed i gestori delle sale gioco, una formazione per gli addetti alle sale gioco della provincia. In base a questa esperienza attualmente il Forum Prevenzione sta valutando gli obiettivi di una eventuale nuova formazione, la valenza che può avere per i partecipanti e l’applicazione pratica all’interno del lavoro nelle sale gioco”. Un'esperienza portata avanti autonomamente anche dal Comune di Bolzano, che già nel 2011 – prima dell'entrata in vigore della normativa provinciale – aveva attivato dei corsi di formazione per i gestori ed il personale delle sale da gioco cittadine tenuti dalla società di formazione Siipac sempre in collaborazione con il Forum prevenzione.

Nella Provincia di Trento, con la legge emanata nel luglio 2015 sono previste iniziative di formazione promosse insieme all'Azienda provinciale per i servizi sanitari e alle associazioni di categoria, “attualmente a favore di insegnanti, adulti di riferimento e studenti. Nel corso del 2016 è prevista l'implementazione a favore di tutte le categorie elencate nella normativa e quindi anche per i gestori delle sale da gioco. Promotore delle iniziative di formazione dovrà essere la Provincia Autonoma di Trento attraverso l'Azienda provinciale per i servizi sanitari”, fanno sapere dall'Ufficio accreditamento e integrazione socio sanitaria. In Liguria, dove le due leggi approvate nel 2012 non prevedono articoli sulla formazione degli esercenti, “sono stati svolti corsi per gli operatori dei servizi sociali e nel 2015 sono stati formati anche gli operatori di bassa soglia dei circoli Arci e delle bocciofile per fornire loro gli strumenti necessari per riconoscere i casi di Gap. Degli esercenti che gestiscono locali con apparecchi da gioco ancora non ci siamo occupati, non è previsto, ma stiamo pensando di creare un tavolo sulle dipendenze più strutturato e magari attivare un numero verde”, sottolinea Sonia Salvini dell'Osservatorio epidemiologico regionale delle dipendenze.

E QUELLE IN RITARDO - Le altre Regioni, invece, non si sono ancora attivate. Non lo hanno fatto il Lazio – che ha promosso corsi solo per gli addetti agli sportelli di informazione e ascolto sul Gap che hanno coinvolto i Comuni Capofila dei distretti socio-sanitari del Lazio e i Municipi di Roma Capitale – né l'Umbria, la Basilicata e l'Abruzzo, nonostante le pressioni in tal senso della Confcommercio di Chieti. Lo farà invece a breve il Friuli Venezia Giulia dove, su richiesta di Confesercenti, ai primi di febbraio si è riunito il Tavolo tecnico definito dalle legge regionale per il contrasto al gioco patologico che ha deliberato di far partire i corsi di formazione destinati agli operatori del settore entro l'estate. “Con la Confesercenti abbiamo stabilito di promuovere una formazione specifica, destinata sia a quelli che hanno già sale da gioco e apparecchi sia a chi vuole averli in futuro. Ci sono state le richieste di diversi giovani che vogliono aprire un bar e installare slot al loro interno, quindi vogliamo dare loro gli strumenti imprenditoriali necessari. Il prossimo tavolo in materia si riunirà a fine marzo, quindi i corsi, con tutta probabilità, non partiranno prima di giugno”.
Da questo insieme di testimonianze emerge chiaramente che, nonostante le 'buone intenzioni' la formazione obbligatoria per i gestori sta cominciando ora a decollare, con diversi mesi di ritardo rispetto a quanto stabilito dalle leggi vigenti. Ma molti esercenti, va detto, mettono in pratica da tempo i precetti anti Gap previsti dai corsi, senza studiarli su un manuale, come ribadisce anche Flavio Romeli, direttore nazionale di Assotabaccai, che svolge un ruolo di comunicazione e coordinamento delle sedi provinciali e regionali alle quali è affidata l'organizzazione dei corsi. “Ben venga la formazione, ma chi ha a che fare con i giochi ha a che fare con questo tema ogni giorno. Sa già come comportarsi con i giocatori problematici, con i minorenni, quali cartelli deve esporre, ed ha tutto l'interesse che il gioco resti un gioco e non si trasformi un problema”. 

UN GUADAGNO PER SOCIETA', INDUSTRIA E UTENTE - “As.Tro ha messo a disposizione della società Articolo1, che si occupa di formazione professionale (e ricerca di personale), il know how dello staff associativo. In Emilia Romagna i corsi sono stati allestiti per rispondere ad una esigenza normativa, in altre occasioni, invece, sono stati realizzati per venire incontro ad esigenze aziendali di elevazione qualitativa del proprio servizio. Il nostro obiettivo è quello di agevolare l'evoluzione del gioco lecito da qualcosa che attualmente i territori non vogliono, a qualcosa che il territorio possa apprezzare”. Parola del presidente dell'associazione del gioco lecito, Massimiliano Pucci. E i risultati? “Le richieste sono in aumento, e quindi presumo che i risultati siano soddisfacenti. Mi chiedo solo se chi rappresenta i territori sia interessato a cogliere l'evoluzione in corso, oppure a usare il gioco lecito solo come strumento di trattativa con il Governo sui riversamenti agli enti locali”.
Quanto è importante la formazione nel campo del gioco pubblico anche alla luce delle richieste di un gioco sempre più controllato? “La formazione nel gioco è tutto, e le grandi aziende convengono con noi sulla necessità di accompagnare i manuali e le procedure con delle conoscenze idonee a trasformare un semplice 'addetto' in un vero e proprio 'responsabile' della distribuzione di gioco legale”. Come vi state confrontando con gli enti locali in tal senso? “Nei casi in cui l'ente locale non si prefigga di rispondere a logiche di mera ideologia o non stia rincorrendo facili consensi in vista di elezioni, il confronto è positivo e fruttuoso. Molti Comuni che hanno ritenuto di ascoltarci non hanno emesso ordinanze restrittive, ma si sono impegnati con noi a introdurre corsi di formazione per aiutare il territorio a meglio gestire la presenza del gioco legale e contrastare quello illegale. In Emilia Romagna si assiste ad un tipico 'cortocircuito': da un lato si attivano i corsi previsti dalla legge regionale come obbligatori, nell'ambito di una normativa emanata di concerto con l'industria; dall'altro lato tutti i comuni limitrofi ai capoluoghi di provincia si 'fanno la loro legge', sostenendo che l'aumento dei malati del 100% (da uno a due), impone lo spegnimento degli apparecchi. È un vero peccato che i territori si vogliano privare degli effetti che la legge regionale avrebbe introdotto: con le slot legali spente si accenderanno i congegni illegali, con buona pace per ogni seria prevenzione al Gap”.
Secondo lei la formazione degli addetti ai lavori può favorire un cambio di visione e di mentalità sul gioco, sia all'interno dell'industria che all'esterno? In che modo? “Un esempio può chiarire: un addetto di sala che si preoccupa solo di fare le sue otto ore di lavoro senza subire il trauma di una rapina non è in grado di promuovere alcun tipo di distribuzione responsabile del gioco legale. Un preposto 'formato' sulla necessità di erudire costantemente l'utenza al rispetto del regolamento di sala, e sulla necessità di preservare i clienti dai rischi del Gap, invece, entra a far parte di un vero e proprio circuito di prevenzione. Ci guadagna la società, ci guadagna l'industria, ci guadagna l'utente”. (Sm)

FORZE UNITE PER UN GIOCO RESPONSABILE - “L’impegno dell’associazione nazionale Sapar a tutela del giocatore si è concretizzato attraverso la pianificazione di un ciclo di corsi di formazione per gli operatori del settore sul tema del gioco d’azzardo patologico, iniziato nel 2014 con l’organizzazione di diversi incontri nelle maggiori città italiane”. È quanto sottolinea Raffaele Curcio, presidente Sapar, il quale aggiunge: “La psicoterapeuta e formatrice, Cristiana Perilli, si è occupata di curare il percorso, con lo scopo di permettere ai gestori di acquisire quelle competenze utili per riconoscere i casi di Gap e prestare un primo aiuto ai giocatori. Perilli, già autrice di diversi libri sulla cura dei disturbi legati al Gap, è dirigente psicologa in un Ser.T milanese dove segue giocatori d’azzardo patologici”.
Gli obiettivi finali dei corsi sono: “provare a guardare il gioco d’azzardo da punti di vista differenti. Distinguere il gioco d’azzardo sociale dal gioco d’azzardo patologico e confrontarci sulle informazioni da dare a chi ci sembra essere in difficoltà per via del gioco. Riflettere insieme su come aiutare i giocatori patologici/compulsivi. L’associazione, inoltre, è sempre stata attiva nelle iniziative di tutela dei minori e dei giocatori, tanto che nel marzo 2011 ha lanciato la campagna 'Affinché il gioco rimanga un gioco', patrocinata dai Monopoli. La campagna, attraverso una stretta sinergia fra i gestori degli apparecchi e gli esercenti, si pone l’obiettivo di diffondere capillarmente sul territorio, e in particolare negli esercizi pubblici e commerciali in cui tali apparecchi sono installati, la cultura del gioco responsabile, al fine di prevenire qualsiasi forma di disagio individuale e sociale che possa derivare dal non corretto utilizzo degli apparecchi medesimi. Particolare attenzione viene quindi dedicata ai minori, che tra le cosiddette 'fasce a rischio', è certamente la più esposta. In tale prospettiva, la campagna ideata dall’Associazione Nazionale Sapar intende coinvolgere tutte le forze istituzionali e associative che si occupano delle attività di gioco lecito, in modo da rafforzarne l’impatto sociale e mediatico e massimizzarne l’efficacia”. 

NETWORKING E CONFRONTO LE CHIAVI DEL SUCCESSO - "Il settore del gaming, su cui Business International è presente da molto tempo, negli ultimi anni ha visto un cambiamento radicale nei modelli di business ed una forte pressione normativa che ha richiesto una formazione continua sia sui temi legati all’evoluzione del mercato e del business (Adv, mobile gaming, social media e altro) sia sui temi della compliance normativa (antiriciclaggio e autoriciclaggio, anticorruzione, Dlg 231/2001, problematiche fiscali e altro)". Lo afferma Antonio Greco, amministratore delegato di Business International.
Qual è a vostro avviso il percorso da intraprendere in tal senso? “Con i nostri clienti abbiamo intrapreso un percorso formativo e di networking in grado di colmare il gap di competenze organizzative e normative senza tralasciare momenti di confronto con le istituzioni, allargate a tutta la filiera. Il percorso si è svolto a Roma con successo nel 2014 e 2015 e prevediamo una nuova edizione nel 2016”.
Vista la particolarità del business “è fondamentale per il successo dell’intervento formativo identificare e coinvolgere docenti ed esperti che conoscono bene il mercato e le sue dinamiche andando a lavorare su ciò che serve alle imprese per non perdere quote di mercato”. 

UNA FORMAZIONE PROFESSIONALE, PERSONALE E TECNICA - Tra i nuovi format introdotti nel mondo dei pubblici esercizi, il progetto di Place Plus contiene un valore aggiunto proprio in termini di formazione. “Diventare un punto Place Plus, oltre all’eventuale acquisizione di servizi al cittadino, significa entrare a far parte di una community che condivida un percorso di formazione continua, gratuita per una crescita virtuosa dell’imprenditore e della persona, e dunque del proprio locale”, spiega Luca Cagnazzo, tra i promotori dell'iniziativa.
“La formazione che garantiamo – continua Luca Espa, della stessa azienda - è sia professionale, ovvero si forma la figura dell'imprenditore con tecniche specifiche di gestione dell'azienda (acquisizione di nuovi clienti, aumento dello scontrino medio, aumento dei ricavi e diminuzione dei costi, e altro ancora). C'è poi una formazione personale, lavorando sul miglioramento della persona, tecniche di comunicazione, di efficacia personale. Infine c'è una formazione tecnica, con il trasferimento della conoscenza per far si che si possa usufruire al meglio dei servizi offerti nel locale”. Come avviene il percorso? “C'è prima una formazione iniziale, a chiusura del contratto, e poi c'è una pianificazione mensile attraverso o webinar live o tramite il portale online di Place Plus. Vogliamo rispondere in questo modo a una domanda: 'Un esercente dove va a formarsi?' E lo facciamo dando un servizio di formazione che sia soprattutto uno strumento pratico per crescere, fidelizzare i clienti e ampliare i servizi”, conclude Alessandro Espa di Place Plus. 

SOLUZIONI PER UN GIOCO RESPONSABILE - “Attraverso una presenza radicata sul territorio e un consolidato rapporto con le aziende del settore, abbiamo colto la crescente esigenza di costruire percorsi di formazione adeguati, ponendoci come punto di riferimento per le nostre aziende clienti, nella progettazione, erogazione e monitoraggio di mirate attività formative aziendali. I nostri corsi sono caratterizzati da una forte attenzione agli aspetti normativi dei ruoli e delle responsabilità previste in capo alla figura del preposto di sala (ci avvaliamo della competenza di avvocati dell’associazione As.Tro)”. È quanto sottolineano Luca Londei e Marika Barbato, responsabili della divisione gaming di Articolo1 Soluzioni HR, società italiana autorizzata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che della formazione per gli operatori di gioco ha fatto uno dei suoi canali di eccellenza.
“Dedichiamo ampio spazio alle principali caratteristiche tecniche che contraddistinguono gli apparecchi da intrattenimento di cui all’articolo 110, comma 6, del Tulps collaborando con professionisti provenienti da grandi realtà del settore. Presentiamo la policy di comunicazione e le attività di marketing che devono mettere in atto le aziende che operano nel settore del gioco lecito. Affrontiamo l’impatto sociologico del gioco grazie al contributo di psicologi che aiutano gli operatori a riconoscere e prevenire la sindrome del gioco d’azzardo patologico”.
Quali sono gli obiettivi? “In stretta partnership con l’associazione As.Tro, abbiamo strutturato un corso di formazione per i preposti Tulps che avesse come obiettivo quello di formare le risorse da un punto di vista tecnico, realizzando un percorso volto ad incrementare la sicurezza degli ambienti di gioco, a diffondere la condotta del giocatore responsabile, a migliorare lo stato di decoro delle attività di gioco, in armonia con i contesti territoriali in cui sono inserite”.
E i risultati?
“Il corso fornisce al personale addetto alla gestione delle sale dedicate alla raccolta di gioco mediante new slot e videolotterie uno strumento utile per il raggiungimento di un’adeguata conoscenza delle regole che disciplinano l’operatività quotidiana, ed in particolare sensibilizza tutti affinché all’interno degli ambienti di gioco sia trasferita una cultura sensibile alle problematiche del gioco patologico. Questo ci ha consentito di creare delle partnership molto solide con grandi realtà che fanno capo ai Monopoli che si sono avvalse del nostro supporto per creare percorsi formativi ad hoc per i propri dipendenti, citiamo ad esempio realtà quali Admiral Gaming Network, Snai, Hbg Connex e tanti altri imprenditori che gestiscono gaming hall e sale sul territorio italiano”.
Quanto è importante la formazione nel campo del gioco pubblico anche alla luce delle richieste di un gioco sempre più controllato? “Noi crediamo che la formazione nel campo del gioco pubblico sia sempre stata una tappa necessaria per tutti gli operatori del settore, e già in diverse regioni d’Italia sono state emesse delibere ufficiali che rendono ora obbligatori tali percorsi. Noi riteniamo che sia davvero non solo un obbligo normativo, ma un dovere sociale che fornisce preparazione, consapevolezza e credibilità a chi lavora in questo settore”.
Come sta andando in Emilia Romagna? Ci sono altre regioni in cui prevedete di portare i vostri corsi?
“Nella regione Emilia Romagna (a seguito del Dgr 1723/2014) abbiamo già effettuato 16 corsi e anche in Lombardia siamo a quota 10. Nel corso del 2016 stiamo già preparando altri 2 nuovi corsi e attendiamo l’emanazione delle delibere ufficiali che usciranno nelle regioni dell’Umbria, della Puglia, del Piemonte e del Lazio per portare avanti altre collaborazioni e progettare nuovi percorsi formativi”.

E' IL GIOCO PUBBLICO BELLEZZA! - Tra i percorsi virtuosi intrapresi negli ultimi mesi in materia di formazione e gioco pubblico, è bene sottolineare anche il Corso di formazione professionale rivolto ai giornalisti realizzato da Gn Media – editore del network Gioco News – insieme all'Ordine dei giornalisti, che ha lo scopo di fornire gli strumenti necessari per una corretta informazione sui temi che interessano il settore e le dinamiche che ruotano attorno ad esso, Dal ruolo della politica e le istituzioni, a quello dell'industria e dei risvolti sociali e sanitari. Dopo le prime edizioni degli anni precedenti, il format verrà replicato in più tappe durante il 2016, a partire dal prossimo maggio.

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