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La Babele del gioco: i ricorsi contro le leggi di Bolzano e della Liguria si moltiplicano

30 marzo 2013 - 06:55

Una moltitudine. Non di lingue, ma di leggi sulla regolamentazione del gioco lecito. È lo scenario che si prospetta nel nostro Paese nei prossimi mesi, o almeno fino ad aprile, quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla tanto invocata remissione della Legge Provinciale di Bolzano, che dallo scorso 15 dicembre impone la rimozione di tutti gli apparecchi da gioco installati "in un raggio di 300 metri da istituti scolastici di qualsiasi grado, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente dai giovani o strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale”.

Scritto da Francesca Mancosu

LE LEGGE REGIONALE LIGURE - Sulla stessa linea c'è pure una legge regionale, quella della Liguria, in vigore dal 30 aprile 2012. Anche in questo caso, in nome della 'tutela di determinate categorie di persone e per prevenire il vizio del gioco', l'autorizzazione per l'apertura delle sale giochi "non viene più rilasciata nel caso di ubicazione in un raggio di 300 metri" da scuole e centri giovanili, impianti sportivi, strutture sanitarie. E anche luoghi di culto, come dimostra un recente caso di cronaca in cui il Tar della Liguria ha vietato l'apertura di una sala Vlt nel comune di Recco (Ge), rea di essere troppo vicina al cimitero di Camogli.

IL COMUNE DI GENOVA - Sulla stessa linea il regolamento appena approvato dal Comune di Genova, che conferma il divieto di aprire sale slot a meno di 300 metri da parchi, scuole, campi sportivi e luoghi di culto, stabilimenti balneari, aggiungendo una distanza minima di 100 metri dagli uffici postali e dai bancomat.

LA PROVINCIA DI BOLZANO - Al pari di quella della Provincia autonoma di Bolzano, la legge regionale ligure ha destato lo sconcerto degli operatori del settore del gioco pubblico, tanto che nel giugno scorso l'associazione As.Tro ha tentato di impugnarla, presentando un esposto al Ministero per gli Affari regionali per la sua 'palese incostituzionalità', visto che il gioco lecito è disciplinato dallo Stato e appartiene alla sua competenza legislativa esclusiva, secondo l'articolo 117 della Costituzione.

Il niet del Consiglio dei Ministri ha creato un vistoso precedente che ha favorito la presentazione di numerose proposte omologhe in diverse regioni d'Italia, e ha in qualche modo facilitato anche il proliferare di ordinanze comunali restrittive, che in alcuni casi sono state oggetto di ricorso. Come il provvedimento adottato dal Comune di Milano, che lo scorso febbraio, dopo dieci anni, aveva cambiato gli orari dei pubblici esercizi e delle sale da gioco, limitando l'apertura fra le 10 del mattino e l'una del giorno successivo. A bocciarlo ha provveduto il Tar Lombardia, affermando che “non appare nè sufficiente, nè congruo a giustificare il divieto di svolgimento dell’attività durante l’orario notturno”.

IL COMUNE DI VICENZA - A Vicenza, il Comune ha rafforzato i vincoli per le nuove aperture affrontando la problematica delle sale giochi dal punto di vista urbanistico: i locali in questione devono trovarsi al piano terra di edifici commerciali "lontani almeno 500 metri da scuole, luoghi di culto, centri giovanili, strutture sanitarie e caserme, ad almeno 300 metri dal perimetro dei beni monumentali Unesco, almeno 100 metri dagli incroci stradali (50 metri se si tratta di strade locali)".

L'Unione dei comuni della Valdera, in Toscana, ha invece siglato insieme alle sigle interessate un nuovo regolamento, che vieta l'esercizio delle slot all'interno di ospedali, luoghi di cura, scuole e pertinenze dei luoghi di culto, nei centri storici e in edifici destinati a civili abitazioni, con sanzioni dai 50 ai 500 euro. Il provvedimento, inoltre, obbliga i gestori ad apporre nei locali e sulle macchine cartelli e materiali informativi rivolti ai consumatori.

Nel frattempo, ha ormai raggiunto le mille segnalazioni il sito Senzaslot.it, una mappa dei bar no slot italiani creata da due ingegneri informatici pavesi.

LA LEGGE BALDUZZI, IL MANIFESTO DEI COMUNI E IL CONTRASTO DELLA LUDOPATIA - Al centro dei provvedimenti entrati in vigore negli ultimi mesi c'è indubbiamente la salute del cittadino. In primis le norme per la prevenzione della ludopatia contenute nella legge Balduzzi, che dal 1° gennaio 2013 obbligano tutti gli esercenti in possesso di new slot ad esporre nei propri locali formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro (e probabilità di vincita), pena una sanzione di 50mila euro.

Il materiale informativo necessario a 'scoraggiare' i giocatori, e a "segnalare la presenza sul territorio dei servizi di assistenza pubblici e del privato sociale dedicati alla cura e al reinserimento sociale delle persone con patologia correlata al Gap”, deve essere predisposto dalle aziende sanitarie locali, che ogni giorno aprono nuovi punti d'ascolto, spesso in collaborazione con i Sert.

Sempre a gennaio, è stato presentato il Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d'azzardo, promosso da Terre di mezzo e Lega delle Autonomie locali, a cui hanno già aderito oltre cento comuni italiani. L'iniziativa, oltre a una nuova legge nazionale per la riduzione del gioco e a un maggior potere d'ordinanza dei sindaci, chiede provvedimenti regionali in cui siano esplicitati i compiti e gli impegni delle Regioni per la cura dei giocatori patologici, per la prevenzione dai rischi del gioco d’azzardo e per il sostegno alle azioni degli enti locali.

I più vulnerabili sono indubbiamente i più giovani, ma come fare per impedire che i minorenni possano utilizzare gli apparecchi da gioco? In molte delle proposte di legge presentate in queste settimane ai vari consigli regionali, compare l'idea di dotare le Vlt e le slot machine di un lettore capace di leggere la banda magnetica della tessera sanitaria. La stessa intuizione, ipotizzata anche durante la prima fase di elaborazione della legge Balduzzi, è alla base di un progetto sperimentale in partenza in alcuni comuni della Val Brembana (Bg), con la collaborazione della Asl di Bergamo, che vorrebbe utilizzare allo stesso scopo la Carta regionale dei servizi della Lombardia. Restiamo in attesa dei prossimi sviluppi, e soprattutto della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge della Provincia autonoma di Bolzano, che aprirà immancabilmente nuovi scenari.

TANTE PROPOSTE DI LEGGE, ANCHE IN PIEMONTE - Tra le tante proposte normative finite sui banchi dei consigli regionali, ben quattro interessano il Piemonte, che nella seconda metà degli anni ’90 è stato un pioniere nel trattamento della ludopatia e nel 2010 ha sottoposto alla Camera dei Deputati una proposta di legge al Parlamento per vietare l’installazione e l’uso nei locali e luoghi pubblici delle macchinette da gioco, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale. Ma la Regione non ha ancora una 'sua' legislazione in merito. L'ultima proposta, avanzata lo scorso ottobre, ha incontrato i favori bipartisan: sul piatto ci sono il riconoscimento della potestà legislativa regionale in materia di salute pubblica e di commercio, e quindi la possibilità per i comuni piemontesi di "autorizzare e condurre l'esercizio di sale da gioco lecito in prossimità di strutture frequentate da giovani o, comunque, da soggetti vulnerabili", con il limite dei 500 metri, stabilendone anche gli orari di apertura.

Nel frattempo, la Terza Commissione permanente del Consiglio Regionale ha infatti chiamato le associazioni e le organizzazioni del settore a partecipare ad una consultazione online per analizzare le tre proposte di legge attualmente giacenti sul tavolo della Regione.

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