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Centro Sociale Papa Giovanni XXIII: "Italiani secondi al mondo per soldi persi al gioco"

30 maggio 2014 - 12:40

Con oltre  10 miliardi di euro all'anno, ggli italiani sono i secondi al mondo per soldi persi al gioco in rapporto alla ricchezza pro-capite. Lo sostiene il Centro Sociale Papa Giovanni XXIII che presenta i  risultati dell'indagine 'Giocato e perso nel mondo – la situazione italiana sul gioco d’azzardo', condotta nel 2013. In questa classifica - continua il Centro -, seguono a ruota gli australiani.

Scritto da Fm
Centro Sociale Papa Giovanni XXIII: "Italiani secondi al mondo per soldi persi al gioco"

 

 

PAY OUT - La percentuale di restituzione al giocatore, ricorda il Centro, "è predeterminata dalle concessioni governative e varia in modo importante fra gioco e gioco; si va da percentuali poco superiori al 40% (come nel Superenalotto), a cifre superiori al 90% (giochi on-line). Secondo i dati del 'Libro Blu' da poco pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel 2013 le cifre in Italia sono state queste: 84,7 miliardi di euro giocati, 67,6 dei quali sono tornati ai giocatori e  17,1 che sono andati in parte all’Erario (8,18 miliardi) e in parte alla filiera dell’industria del gioco d’azzardo (8,91 miliardi)".

 

LA DIFFERENZA CON GLI ALTRI PAESI - Secondo i risultati del più autorevole report internazionale sul fenomeno economico del gioco (pubblicato da H2 Gambling Capital www.h2gc ), si legge ancora nell'indagine, "sono solo 10 i paesi al mondo nei quali gli abitanti perdono oltre 10 miliardi di dollari all’anno in gioco d’azzardo: il paese dove le perdite sono maggiori sono gli Stati Uniti con i loro 119 miliardi di dollari, seguono Cina (76 miliardi di dollari persi all’anno), Giappone (31,4 miliardi), Italia (23,9 miliardi di dollari, equivalenti a 17 miliardi di euro), Inghilterra  (19,9), Australia (18,4), Germania (14,8), Francia (13,3), Canada (13), Spagna (12,4)".

 

LA SPESA PRO CAPITE - Fra i Paesi che perdono più di 10 miliardi all’anno troviamo nella classifica della spesa pro-capite: al primo posto gli australiani con 795 dollari persi ogni anno e in seconda posizione gli italiani con 400 dollari persi ogni anno da ogni cittadino dello stivale. Utilizzando i dati del Fondo Monetario Internazionale (IMF- International Monetary Fund), prosegue il Centro, "si scopre che il prodotto interno lordo pro-capite (Gross Domestic Product per Capita) del 2013 per i cittadini italiani è stato di 34.714 dollari, mentre per gli australiani è stato quasi il doppio: 64.863 dollari.
Facendo quindi un’analisi di quanto pesino i soldi persi ogni anno al gioco d’azzardo sul reddito dei cittadini si scopre che sui 10 paesi al mondo che più perdono al gioco d’azzardo ce ne sono solo due al mondo che perdono più dell’1% della propria ricchezza inseguendo la fortuna e sono l’Australia (1,23% del rapporto fra PIL e soldi persi al gioco) e l’Italia con 1,15%".

 

I GIOCHI 'PREFERITI' - Il rapporto ricorda poi che, secondo il report appena uscito dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Libro blu), nel 2013 il fatturato del gioco legale in Italia è stato di 84,7 miliardi di euro, di questi oltre la metà è  stato speso in ciò che la legge definisce “apparecchi” (Slot machine e Videolottery) pari a ben 47,5 miliardi di euro (25.4 miliardi in Slot machine e 22,1 in videolottery-VLT): di questi i soldi definitivamente  persi dagli italiani sono stati 9 miliardi di euro (6.2 persi alle slot e 2.8 alle Vlt) dei quali 4,3 miliardi sono andati allo Stato e i restanti sono andati alla filiera dell’industria del gioco d’azzardo. Al secondo posto, dopo i 47,5 miliardi giocati agli 'apparecchi', seguono a grande distanza i 12,4 miliardi di euro spesi sui giochi on-line e solo al quarto posto i 9,6 miliardi di euro spesi nelle lotterie istantanee".

 

MAGGIOR RISCHIO DI 'ADDICTION' - La ricerca presentata dal Centro Sociale Papa Giovanni XXIII poi evidenzia che i giochi favoriti dagli italiani sono gli apparecchi (slot e vlt), seguiti dal gioco on-line, vale a dire quelli "a maggiore rischio di addiction", in quanto hanno un "minore lasso di tempo fra  una partita e l’altra (ai quali si può giocare di continuo molto velocemente e senza attese), assenza di relazioni umane (come nel rapporto uomo/macchina), spazialità diffusa (che si trovano facilmente in ogni luogo), temporalità diffusa (ai quali si può giocare ad ogni orario), e soprattutto stimoli visivi e sonori che 'incantano' e trattengono il giocatore".

 

IORI - I dati di questa analisi - conclude l'indagine - "possono dare adito a interpretazioni diverse: si potrebbe ritenere necessario aumentare il payout per far si che gli italiani perdano meno soldi, ma questo porterebbe ad un’ovvia diminuzione delle risorse previste per gli altri attori del gioco d’azzardo: lo Stato e la filiera industriale". Un'eventualità, cosi commentata da Matteo Iori, presidente dell’Associazione Onlus 'Centro Sociale Papa Giovanni XXIII' e del Conagga (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo): "La diminuzione delle risorse per lo Stato non mi sembra una cosa plausibile e nemmeno auspicabile, e sul tema della filiera non vi possono essere i margini per riequilibrare la differenza di miliardi per i payout. Non offro quindi ricette a questa situazione ma fotografo un quadro nazionale che ci dimostra che gli italiani perdono una parte importante del loro reddito al gioco d’azzardo e probabilmente questo accade proprio a coloro che hanno situazioni di maggiore fragilità, e al contempo nel nostro Paese il gioco d’azzardo non è ancora riconosciuto dal Governo all’interno dei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) e di conseguenza lo Stato non garantisce la cura ai giocatori patologici così come invece fa per altre forme di dipendenza. Gli altri Paesi stranieri perdono meno di noi ma paradossalmente offrono di più: più assistenza, più trattamento e più programmi di prevenzione sul gioco d’azzardo e sui suoi rischi; ritengo quindi che siano davvero molti gli stimoli che questo report possa offrire alla politica e a tutti gli attori che in qualche modo sono interessati al tema del gioco d’azzardo".

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