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Guzzo (As.Tro): "Su gioco bene della cittadinanza passa per cultura della legalità"

18 settembre 2014 - 09:52

Cos’è ‘il coraggio’ di un amministratore Locale nei confronti del gioco lecito? È quanto si chiede Manuela Guzzo dell’associazione As.Tro.

Scritto da Redazione
Guzzo (As.Tro): "Su gioco bene della cittadinanza passa per cultura della legalità"

“Il coraggio, in se e per se, è una virtù, delicata e complessa quanto si vuole, ma pur sempre positiva, quando espressa da una personalità dotata delle qualità idonee per promuoverla e gestirla. Oggigiorno, purtroppo, non è la carenza di coraggio a far danni, bensì la comprensione delle azioni che dovrebbero ‘rivelare’ il coraggio. Nel campo del gioco lecito e delle presunte azioni di ‘coraggio’ allestite dagli amministratori locali di Regioni e Comuni, possiamo trarre esempi significativi”, sottolinea. E aggiunge: “Affermare che ‘l’allontanamento di un gioco legale’ sia atto di coraggio finalizzato a tutelare la salute è sbagliato per due ragioni: da un lato, la presunta finalità sanitaria è palesemente vanificata dalla sostituzione dell’offerta legale con un prodotto non autorizzato, ciò determinando aggravamento dell’esposizione della popolazione ai rischi di ludopatia; dall’altro lato, il calo di entrate erariali, che provoca la citata ‘distrazione’ della raccolta legale di gioco, provoca riduzione delle risorse pubbliche e quindi necessità di aumentare le tasse. Il coraggio, pertanto, non può essere rivelato da una iniziativa che fa solo danni e non provoca benefici. Il coraggio, invece, potrebbe essere rivelato da altre iniziative e azioni degli Amministratori Locali, adottate ‘conformemente alle Leggi vigenti’, e autenticamente rispondenti ad una idea di politica locale che affronti i problemi. Sono pochi (l’adozione del termine ‘nessuno’ potrebbe essere smentito da qualche isolato caso non censito), gli amministratori locali, che hanno puntato sulla profilassi informativa; sulla prontezza di intervento a favore dell’utenza di gioco che poteva aver bisogno di sostegno e cura; sull’abbattimento dei fattori depressivi della cittadinanza (assenza di cultura, svago, sport, aggregazione, mancato coinvolgimento della terza età nelle progettualità cittadine, ecc. ecc.); sul contrasto alle offerte illegali di gioco, contrastando ‘coraggiosamente’ le infrazioni con la revoche delle licenze di pubblico esercizio; sulla generale esaltazione della cultura della legalità e della trasparenza. Il coraggio, oggi, è censito in termini di slogan – ordinanze – distanziometri, ma nemmeno un ‘grammo’ di determinazione e Autorità viene speso per le suindicate iniziative, pacificamente riconosciute da tutti gli esperti della ‘sociologia urbana’ come profilassi sociale idonea ad abbattere tanto la patologia del gioco eccessivo o problematico, quanto il consumo di sostanze dannose/illegali, unitamente alle varie forme di ‘emarginazione’. Per tutto questo non servono soldi, ma, per l’appunto, il coraggio di volere il bene della cittadinanza che si amministra, accettando il fatto che il prioritario strumento con cui lo si persegue è quell’automatico ‘miglioramento’ delle condizioni generali di vita che deriva dalla cultura della legalità e del senso civico. Nessuno può garantire ‘successo elettorale’ a chi adotta ‘questo coraggio’, ma questo fronte apre polemiche che esorbitano dal presente ambito”, conclude.

 

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