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Sacchetti: "Gioco non da demonizzare ma da gestire adeguatamente"

16 ottobre 2014 - 15:29

Roma - Il gioco non deve avere criminalizzato e non ha quindi senso proporre di proibirlo, ma al contrario deve essere governato in maniera tale da essere mantenuto nella dimensione del gioco ricreativo tenendo ben lontana la dimensione negativa che è quella del gioco patologico.

Scritto da Ac
Sacchetti: "Gioco non da demonizzare ma da gestire adeguatamente"

 

È questa la tesi da cui parte il professor Emilio Sacchetti, presidente della Società Italiana di Psichiatria, nel corso del suo intervento nel corso del convegno dedicato al gioco patologico e rivolto agli operatori all'interno della conferenza internazionale ‘Gambling: more than addiction’ ospitata dal Palazzo degli archivi di Roma. Secondo il professore "è importante fare in modo che il gioco venga proposto in maniera adeguata, ma di certo sarebbe insensato pensare di eliminarlo".

Dal punto di vista medico e scientifico, entrando nella descrizione della patologia, Sacchetti spiega che "il gioco patologico ha radici genetiche e per questa ragione occorre considerare che ci si trova di fronte a una patologia complessa nella sua architettura. Pertanto pensare che si possa descrivere la patologia attraverso una definizione unica o un unico parametro è un approccio assurdo e infantile".

 

I DATI - Guardando i vari studi internazionali e le altre esperienze proposte dal professor Sacchetti, è interessante osservare i rischi di giocatori patologici rilevabili nelle varie popolazioni internazionali. In Canada i giocatori potenzialmente patologici sono lo 0,4%, in Brasile lo 0,8%, in Nuova Zelanda tra lo 0,8 e lo 0,9%. In Italia uno studi condotto a livello internazionale indicava una percentuale attorno all'1,3%.

"È quindi evidente che non ci si trova di fronte a un pericolo dietro l'angolo ma di un fenomeno da imparare a gestire e rispetto al quale si può e si deve intervenire".

Secondo Sacchetti, per esempio, bisognerebbe osservare come il numero dei giocatori patologici o problematici può anche diminuire, questo significa che si può anche uscire dalla condizione di giocatore patologico che è quindi recuperabile. Ad oggi però non ho mai visto nel nostro paese campagne di informazione che spiegano che questo può avvenire e che si possono recuperare i giocatori patologici".

 

I GIOVANI - Guardando ai numeri riferiti ai giovani, si entra nel perimetro di maggiore delicatezza ma anche di rischio. "Gli studi internazionali evidenziano la propensione al gioco e ai rischi di gioco patologico rispetto ai due sessi e alle varie fasce di età. Il dato più evidente è come siano molto poi a rischio dipendenza i giovani rispetto agli anziani, qualora sia loro consentito di accedere ai giochi di azzardo. Questo è un dato abbastanza noto ma che è bene tenere bene a mente perché deve essere un punto di partenza per ogni intervento preventivo o regolamentare. Devono quindi essere attuati strumenti efficienti per eliminare l'accesso ai minori che siano in grado di inibire l'accesso al gioco ai minori e senza mettere in difficoltà gli esercenti o i rivenditori. In questo può avere senso l'attivazione di macchine da gioco con dispositivi automatici, come una tessera, che evitano imbarazzi agli esercenti rendendo automatico il processo di identificazione".

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