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New slot e Vlt: i segmenti più tassati del gioco (e d'Europa)

04 maggio 2017 - 07:52

Il settore degli apparecchi da intrattenimento è il più tassato in assoluto in Italia e in Europa: ecco perché è esplosa la protesta.

Scritto da Ac
New slot e Vlt: i segmenti più tassati del gioco (e d'Europa)

La filiera del gioco pubblico – e, in particolare, il segmento degli apparecchi da intrattenimento – è in subbuglio. Tra manifestazioni di piazza e denunce di Palazzo. Il motivo è semplice: l'aumento delle tasse disposto dal governo, oltre ad essere l'ennesimo per il settore, appare anche insostenibile per le imprese e incoerente rispetto ai principi perseguiti dallo Stato in termini di emersione e contrasto dell'illegalità. Ma è davvero così alta la tassazione delle slot? E qual è l'impatto che questo inasprimento può avere sul settore? Per rispondere a queste domande, è necessario esaminare quello che è accaduto negli ultimi anni al settore per capire quello che sta per accadere.

SEMPRE PIU' IN ALTO - La legge di stabilità 2016, come noto, aveva già incrementato - a decorrere dal 1° gennaio 2016 – il Prelievo erariale unico applicato agli apparecchi da intrattenimento dal 13 al 17,5 percento, consentendo tuttavia agli operatori di rifarsi sui giocatori, diminuendo al tempo stesso la percentuale minima destinata alle vincite (pay out) dal 74 al 70 percento. Mentre per le Videolottery, la stessa legge, a partire dallo stesso momento, incrementava il Preu dal precedente 5 percento al 5,5 percento delle giocate. Ferma restando la tassazione sulla parte della vincita eccedente i 500 euro per le quali è dovuta, a monte, un'addizionale pari al 6 percento. Tutto questo dopo che i concessionari – titolari dei diritti delle Vlt - hanno versato 15mila euro per l'acquisizione di ogni singolo diritto d'esercizio, sostenendo così un costo fiscale anticipato di circa 900 milioni di Euro, nel lontano 2009. E con una tassazione che, all'epoca, era stata fissata al 2 percento per i primi due anni di attività, per poi dover passare, nel tempo, al 4 percento, secondo il decreto che aveva introdotto tali apparecchi sul mercato italiano. Salvo poi essere “superato” dalle successive manovre fiscali. Ma oltre a prevedere l'aumento del Preu, il legislatore aveva anche disposto la riduzione del 30 percento del numero di apparecchi (unicamente per le slot) a decorrere dal 2017, nonché l’evoluzione delle attuali macchine da gioco ad una nuova tecnologia più sicura e controllabile da remoto a partire dal 1° gennaio 2018. Passaggio che, com'è inevitabile, richiederà ingenti investimenti da parte della filiera.
IL NUOVO PARADIGMA FISCALE - Nonostante tutto questo, il governo ha voluto comunque incidere ancora una volta su questo settore. Ed ora si assiste all'ultimo atto di questa corsa al prelievo delle slot, con la manovra aggiuntiva del 2017. Secondo gli operatori, se tutte le disposizioni ancora pendenti (come la riduzione delle slot del 30 percento e l'introduzione di quelle 'da remoto' dovessero trovare conferma, andandosi a sommare al nuovo inasprimento della tassazione, la filiera non avrebbe più la capacità economica e finanziaria per sostenere le proprie attività con conseguente rischio di collasso del comparto e di danno agli interessi pubblici in materia di pubblica sicurezza e di contrasto al gioco illegale. E diventerebbe praticamente impossibile anche reperire le risorse necessarie per l’evoluzione tecnologica prevista dalla Legge di Stabilità 2016, “al fine di garantire ai consumatori ed allo Stato i necessari livelli di sicurezza e controllo”.
LA PROTESTA - In virtù di tutti questi inasprimenti che si sono susseguiti nel tempo, il settore degli apparecchi da intrattenimento in Italia – come evidenziato da Sistema Gioco Italia di Confindustria - è il più tassato in assoluto sia in termini di entità dell'imposizione fiscale, che della ripetitività con cui vengono ritoccate le aliquote, oltre ad essere il più tassato in Europa, se messo a confronto con gli altri mercati del gioco. Con la federazione che ha anche evidenziato la “totale incoerenza di quanto previsto nella manovra correttiva con le vigenti disposizioni finalizzate al contrasto dell’offerta di gioco eccessiva ed al maggiore controllo ed alla sicurezza della filiera”.
IL REGIME FISCALE DEGLI APPARECCHI – Il mercato italiano degli apparecchi rappresenta  una quota rilevante del mercato Italiano (circa il 56 percento) e il più redditizio per lo Stato. Anche in virtà dei ripetuti rincari di cui sopra. In particolare, negli ultimi cinque anni, ci sono stati ben quattro incrementi delle aliquote, per un autentico unicuum nel comparto dei giochi e dell'economia nazionale più in generale. Per quanto riguarda le Vlt, si è passati dal prelievo del 4 percento del 2012 a quello del 5 percento nel periodo 2013-2014, per poi salire al 5,5 nel 2016 fino ad arrivare, ora, al 6 percento della raccolta. Mentre per le slot, dal 12,7 percento del 2013-2014, si è passati al 13 percento del 2015, quindi al 17.5 percento del 2016 fino a raggiungere il 19 nell'anno corrente. In sintesi negli ultimi 5 anni la pressione fiscale negli ultimi anni è stata incrementata del 50 percento. Ma c'è di peggio. In effetti il governo, nel proporre l'aumento delle imposte sul segmento, ha proposto delle stime che non sembrano tener conto della prossima riduzione del 30 percento delle slot, già prevista dalla Legge di Bilancio 2016, né di tutto il resto. L’effetto della manovra sulla filiera degli apparecchi, a regime, su un arco di 12 mesi, è pari ad oltre 280 milioni di Euro che vanno ad impattare direttamente sul conto economico di concessionari, gestori ed esercenti che, in questo modo, non saranno più in grado di garantire l’operatività delle aziende e mantenere i livelli occupazionali. Oltre a rimanere incerti e, quindi, non garantiti i possibili effetti futuri, generando una precarietà che andrebbe ad inficiare il carattere strutturale della misura correttiva a fronte di interventi certi richiesti della Commissione Europea.
L'IMPATTO SULLA FILIERA – Ma qual è il reale impatto di questi aumenti sulla filiera? Per capirlo occorre esaminare la ripartizione dei proventi all'interno del settore. Intanto vale la pena osservare come la maggior parte della raccolta degli apparecchi da intrattenimento è destinata ai giocatori sotto forma di vincite, il cosiddetto Pay out, pari al 70 percento per le slot e all'88 percento per le Vlt. C'è poi da tener presente che gli operatori sono sottoposti al carico fiscale, dal 24 aprile aumentato per le slot al 19 percento, a cui si aggiunge lo 0,3 percento di oneri concessori obbligatori, mentre per le Vlt è del 6 percento,  a cui si aggiunge lo 0,3 percento di oneri concessori obbligatori. Alla filiera dunque rimangono dunque 10,7 punti percentuali del valore lordo della raccolta, per quanto riguarda le slot, e 5,7 punti percentuali per le Vlt. Ai ricavi lordi così calcolati vanno poi aggiunti i costi di tecnologia e quelli gestionali, logistici e commerciali oltre gli ulteriori oneri fiscali d'impresa. In questo modo, il ricavo lordo dei concessionari è compreso tra lo 0,5 percento e l’1 percento per le Awp e intorno al 2,8 percento per le Vlt. Per un livello di tassazione che, se considerato sul margine, diventa pari al 58,4 percento per l'intero segmento (oltre 64 percento per le slot e oltre 58 percento per le Vlt). Numeri che non trovano confronto con nessun altro settore dell'economia, né tanto meno con nessun altro mercato mondiale dei giochi. Per una evidente “erosione” del valore dei titoli concessori acquisiti dalle società interessate, a caro prezzo e a ben altre condizioni, che sono state troppe volte cambiate in corsa e in maniera anche estemporanea. Davvero troppo per continuare a rimanere in silenzio di fronte allo sgretolamento di un comparto: al punto che, se non ci saranno interventi, sembra scontato l'avvio di un contenzioso da parte delle società concessionarie contro lo Stato.
LE DIFFICOLTA' PER I GESTORI - E che dire, poi, del ruolo del gestore di apparecchi? Tale figura professionale, troppo spesso vituperata nella storia del comparto dei giochi, aveva trovato un periodo di ribalta negli anni precedenti, con il riconoscimento a livello istituzionale sancito dalla creazione dell'Elenco degli operatori new slot (Ries), con il quale veniva di fatto creato un albo professionale che andava a riconoscere questa figura dopo tanti anni di servizio e una precedente classificazione come soggetto “terzo” nella filiera. Da qui in poi, tuttavia, la strada è tornata ad essere in salita per gli operatori degli apparecchi, che anno dopo anno si sono visti restringere i margini della loro attività, mentre al tempo stesso venivano chiesti (leggi imposti) nuovi investimenti per il ricambio “forzato” delle apparecchiature. Proprio quello che dovrebbe avvenire nei prossimi mesi, con il passaggio alle nuove slot “remote”. Ma con il rischio che stavolta non ci saranno i soldi necessari nella filiera. Tornando ai conti sopra descritti e guardandoli da un punto di vista del gestore di slot, la situazione appare ancora più complessa. Di quel residuo della raccolta che avevamo indicato, al netto del prelievo e dei contributi di rete, al gestore rimane, nella migliore delle ipotesi, un 4,5 percento (lordo) del valore delle giocate (in virtù dei rapporti commerciali instaurati con gli esercenti, con cui vengono divisi i proventi della raccolta) al quale si devono poi aggiungere tutti gli oneri dovuti alla normale tassazione di impresa e i vari costi operativi, gli investimenti e così via. Per un margine che diventa oggi troppo esiguo per poter fare impresa, secondo gli stessi operatori. Da qui i motivi della protesta della categoria.

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