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Tassa 500 milioni, Corte Costituzionale ne discute l'8 maggio

07 febbraio 2018 - 10:27

Programmata per l'8 maggio la discussione in Corte Costituzionale sui ricorsi degli operatori del gioco sulla tassa dei 500 milioni.

Scritto da Redazione
Tassa 500 milioni, Corte Costituzionale ne discute l'8 maggio

 È stata fissata all'8 maggio la discussione in Corte Costituzionale dei ricorsi sulla cosiddetta "tassa dei 500 milioni" per gli operatori slot e Vlt prevista dalla legge di Stabilità 2015. La data arriva dopo una serie di rinvii che avevano fatto slittare il dibattimento fra ottobre e dicembre 2017. 

I ricorsi in trattazione riguardano la legittimità della norma all’art. 1, comma 649, della legge di Stabilità, che imponeva un sorta di “prelievo straordinario” alla filiera degli apparecchi da intrattenimento per un totale di 500 milioni. Una cifra che è stata versata soltanto da una parte degli operatori, in seguito a una contrattazione assai problematica tra concessionari e gestori, con lo Stato che deve ancora incassare circa 160 milioni di euro.


La vicenda coinvolge alcuni dei maggiori concessionari e gestori italiani, oltre ai rappresentanti delle associazioni di settore: da Codere a Cogetech, da Lottomatica a Bplus e Sisal, fino alla Sapar.

I DUBBI DEL TAR - La questione di legittimità era stata sollevata dal Tribunale amministrativo del Lazio, evidenziando dei dubbi in riferimento alla disparità di trattamento e alla ragionevolezza della norma e anche che potrebbe avere "un peso potenzialmente insostenibile" per gli operatori. Sulla base di una serie di ricorsi depositati dagli operatori del comparto (concessionari, gestori ed esercenti) che la lamentavano la "violazione del principio del legittimo affidamento, violazione e contrasto con gli articoli 3, 41, 97 Costituzione".
In particolare, secondo il Tar, la norma presenterebbe "altri profili che rendono la questione di legittimità costituzionale non manifestamente infondata in relazione agli articoli 3 e 41, comma 1, della Costituzione”, mettendo in rilievo “il canone di ragionevolezza”, ritenendo che “la norma contestata presenti dubbi di compatibilità costituzionale con riferimento sia al profilo della disparità di trattamento sia al profilo della ragionevolezza”. La previsione normativa, in sostanza, sembra avere violato i canoni di ragionevolezza e parità di trattamento presumendo, "in maniera illogica" secondo il Tar, che "ciascun apparecchio da intrattenimento abbia la stessa potenzialità di reddito laddove quest’ultima dipende da una molteplicità di fattori (quali, in primo luogo, la differenza tra Awp e Vlt e, poi, ad esempio, il comune, il quartiere, la strada in cui l’apparecchio è situato nonché la sua ubicazione all’interno del locale) che rendono implausibile il criterio scelto dal legislatore”.
Secondo il Tar, quindi, “la descritta irragionevole ripartizione del versamento imposto tra i concessionari poteva produrre un’alterazione del libero gioco della concorrenza tra gli stessi, favorendo quelli che, in presenza di una redditività superiore per singolo apparecchio, si trovano a versare, in proporzione al volume di giocate raccolte, un importo minore, per cui possono destinare maggiori risorse agli investimenti e, in senso più lato, favorendo gli operatori del settore dei giochi pubblici diversi da quelli in discorso”.
 
Nel frattempo, però, tutto è cambiato con la successiva Legge di Stabilità per il 2016, che è intervenuta nuovamente sul settore dei giochi innalzando la tassazione ma andando ad eliminare questo balzello dei 500 milioni che era stato inizialmente previsto dalla precedente legge con cadenza annuale per almeno 5 anni. A rimanere aperta, pertanto, è “soltanto” la questione relativa al versamento della quota relativa al 2015, corrisposta solo da una parte della filiera.
 

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