"La leva fiscale sugli apparecchi ha garantito una buona performance dell’Erario: in sostanza, l’inasprimento del prelievo ha bilanciato la riduzione della base imponibile, cioè della raccolta. La filiera è però in sofferenza, lo dicono i numeri: i margini lordi per gli operatori slot sono passati – con le nuove aliquote - dal 12 percento al 10,5 percento, con un trasferimento diretto all’Erario di oltre il dodici per cento dei ricavi lordi di filiera. Dalla raccolta vanno infatti sottratti vincite (70 percento), prelievo (19 percento) e trattenuta dei Monopoli (0,5 percento)".
Lo sottolinea l'avvocato Michele Franzoso del Centro Studi As.tro commentando il Bollettino diffuso nei giorni dal ministero dell’Economia e delle finanze sulle entrate relative ai giochi.
"Le entrate totali relative ai giochi (che includono varie imposte classificate come entrate erariali sia dirette che indirette) sono risultate pari a 13.998 milioni di euro (–367 milioni di euro, pari a –2,6 percento); considerando solo le imposte indirette, il gettito delle attività da gioco (lotto, lotterie e delle altre attività di gioco) è di 13.526 milioni di euro (–384 milioni di euro, pari a –2,8 percento). Sul fronte degli apparecchi, gli incassi sono saliti di 251 milioni di euro, pari al 4,5 percento. Alla luce di questi dati risulta evidente l’effetto dell’innalzamento dell’aliquota del Preu dal 17,5 percento al 19 percento per gli apparecchi Awp, e dal 5,5 percento al 6 percento per i terminali Vlt, disposto con la manovrina di aggiustamento dello scorso aprile", si legge nella nota di As.Tro.
"Se poi si considera come 'la media' dei prelievi sui vari prodotti di gioco pubblico oscilli tra il 20 percento del margine di cui beneficia il segmento online e scommesse ed il 65 percento del margine operativo di cui 'soffre' il comparto Awp, risulta evidente che si sia già affermato un nuovo modello di gioco pubblico, fondato sull’inversione dei ruoli industriali precedenti. Sino al 2015 il gioco terrestre, ed in particolare gli apparecchi da gioco lecito, rappresentava il 50 percento dei dati di sistema: attraverso redditività industriale, rilevanza erariale e raccolta lorda, il comparto fungeva da volano per il circuito e da 'sostentamento' per tutti gli altri prodotti. Oggi la situazione è capovolta: nel segmento apparecchi da gioco lecito l’industria è in sostanziale 'rimessa' per via del trasferimento all’Erario della quota marginale imputabile ad utile, mentre il gioco on line si impone come il presente, ma soprattutto il futuro della 'redditività effettiva', ovvero degli utili sui quali si costruisce il valore finanziario dell’asset", evidenzia Franzoso.
GLI SCENARI PER IL PROSSIMO GOVERNO - "Uno degli scenari 'post – voto' che presto dovrà essere esplorato è quello dei conti pubblici. All’interno del bilancio dello Stato i proventi complessivi da gioco (13,99 miliardi) rappresentano più del 3 percento dei complessivi 455,7 miliardi di euro 'inventariati' dell’Erario come di sua competenza giuridica. La percentuale sale enormemente per quanto riguarda la 'liquidità di cassa corrente' del Tesoro, che, come si sa, è proprio alimentata da quelle accise che si riscuotono in tempo reale e, non solo, a seguito di liquidazione annuale e incasso differito. Abbiamo visto che Erario ed Industria non camminano più sulla stessa strada e dalla rottura di 'compliance' derivano effetti di complessa gestione: in primo luogo, la maggiore fonte di incasso tributario (Awp + Vlt) è destinata a scendere visto che il tendenziale azzeramento degli utili comporterà sempre maggiori cali della base imponibile, motivati da assenza di investimenti. Inoltre, la maggiore fonte di utile industriale (il gioco online) è destinata a salire in quanto non assoggettabile a restrizioni territoriali, non 'stangata' fiscalmente, proiettata all’utenza del futuro, tecnologicamente istruita", si legge ancora nella nota di As.Tro. "Stravolgimenti di questa natura non sono infrequenti nell’economia globale, ma sono un’autentica novità nei settori assoggettati a concessioni nazionali, nei quali lo Stato ha (si presume) mezzi e strumenti per tutelare le proprie aspettative erariali, attraverso una funzionale regolamentazione del mercato ed una gestione delle leve fiscali che non 'spostino' gli investimenti verso le basi imponibili meno tassate".