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Pucci (As.Tro): 'Tutela del gioco legale, serve un'azione politica'

12 aprile 2018 - 14:01

In un'intervista a tutto campo a Gioconews.it, Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione As.Tro,  chiede più tutele per il gioco legale.

Scritto da Redazione
Pucci (As.Tro): 'Tutela del gioco legale, serve un'azione politica'

 

Il "caso" Piemonte, il ritardo della definizione dei decreti attuativi dell'intesa in Conferenza unificata Stato-Regione - complice l'attesa di un nuovo Governo, la tutela del gioco legale e dei gestori, la riduzione degli apparecchi, il confronto con gli enti locali: sono alcuni dei temi affrontati da Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione As.Tro, in questa intervista a Gioconews.it.


Domanda di rito: lo stato del settore?
"Il settore sta attraversando la sua prima vera crisi di sistema. Questa volta non riguarda più un 'segmento' (l’Awp del gestore), ma tutto il circuito del gioco lecito terrestre. In Piemonte, solo i poco attenti non si sono accorti che alla chiusura delle aziende di gestione seguirà quelle delle sale, stringendo il cerchio sull’intero comparto. Entro 18 mesi i distanziometri coinvolgeranno la maggior parte delle offerte di gioco lecito: in Emilia Romagna i divieti colpiranno in primis gli ambienti dedicati, in Toscana la nuova legge ha esteso l’originaria normativa, che riguardava solo gli apparecchi, anche alle scommesse, in Puglia la disciplina espulsiva attiene a tutte le offerte di gioco, ecc.. Ciò significa che oggi tutti devono fare 'la loro parte', affinché ciò che è accaduto in Piemonte non si ripeta".
 
 
Cosa è accaduto in Piemonte?
"In quella Regione, il segmento meno forte (il gestore applicato alla rete generalista) è stato lasciato solo dal segmento che ha beneficiato di un maggior termine di operatività residua come se il principio 'mors tua vita mea', potesse essere una soluzione, mentre all’interno di un sistema (come è quello del gioco lecito) è il principio che, in assoluto, ha il respiro più corto; tra un anno la campanella di chiusura suonerà per tutti.
Ma alcuni concessionari però hanno fatto ricorsi e si sono battuti in tribunale a Torino. Sono anni che sostengo che un settore come quello del gioco lecito (che non è strategico per la nazione, come l’energia o le telecomunicazioni) non può farsi 'accettare' da un territorio 'che ti si è ribellato contro', usando le sentenze e le ordinanze di urgenza. Non me ne vogliano i colleghi avvocati che fanno giustamente il loro lavoro, ma è da tempo che la giurisdizione tutto fa tranne che privilegiare interessi economici percepiti come privati per sacrificare gli interessi della collettività. Serve un’azione politica capace di rendere accettabile ai territori che ci ospitano la nostra offerta.
Questa crisi sembra senza via d’uscita, anche alla luce delle difficoltà che caratterizzano la nascita di un nuovo Governo.
Così sembra. Siamo in quella zona grigia in cui il vecchio è morto e il nuovo fatica a nascere. In questa zona grigia succede un po’ di tutto, ma sicuramente non si può sperare che 'da Roma' sia catapultata una norma che 'azzittisca' un federalismo sul gioco che tutti gli Enti locali hanno adottato con l’appoggio della gente".
 

Cosa sta succedendo in questa zona grigia?
"Ho letto interviste di costruttori di totem che stimolano la Regione Piemonte a difendere la scelta abolizionista sugli apparecchi leciti, ho ascoltato consiglieri comunali che stimano in sei miliardi di euro la spesa annua sanitaria per curare i malati di gioco, leggo la cancellazione di aziende di gestione cagionate da una applicazione 'singolare' della riduzione da parte di alcuni concessionari, e dulcis in fundo mi è toccato pure di sentire, nel pieno dei processi di riduzione e di espulsione per i distanziometri, un esponente di un concessionario annunciare l’imminente posizionamento di 4.000 nuove Vlt sui territori".
 

A proposito di riduzione, come procede questo "annoso processo”?
"Per quanto riguarda la prima fase, i gestori As.Tro non hanno lamentato tutti gli stravolgimenti che spesso leggo nei siti di settore, ma stiamo controllando che la fase più critica, la seconda, si mantenga sui binari del rispetto della legalità. Auspico che – a scanso di equivoci – lo spirito della Legge sulla riduzione possa essere tutelato da un’entità 'terza' come Adm".
 
 

Se tiriamo le somme sembra che siamo arrivati al cosiddetto fondo del barile.
"Sicuramente ci si arriverà prestissimo se non usciamo da un equivoco di fondo, quello secondo il quale si risolve la 'percezione negativa' sul gioco e si mette in sicurezza il business colpendo solo l’Awp da un euro installata in bar e tabacchi. Chi ragiona così non impara dagli errori e dalle sconfitte. Il più cocente fallimento delle 'vecchie logiche di settore', infatti, è proprio il progetto anti-Awp nei bar e tabacchi. Ogni sconfitta ha una sua forza 'costituente' (se l’analizzi e cambi rotta), ma chi resta ancorato a queste logiche per sperare che tutto resti intoccabile (a parte l’Awp sacrificata, si intende) crede ad un modello non più spendibile sui territori.
 

Ma come si “sistemano” i territori allora?
"Paradossalmente, i territori diventano gestibili se il sistema gioco lecito trova un suo equilibrio interno e inizia a pensare al bene del sistema stesso, senza più concentrarsi sulle lotte 'tra segmenti' di esso".
 

Cosa intende?
"Un esempio può chiarire. Dal primo maggio 2018 (giorno più giorno meno) ci saranno 265.000 Awp cementificate all’interno degli attuali circuiti di rete telematica, con totale blocco di ogni possibile dinamicità di mercato. Il nostro sistema annovera due tipi di concessionari, entrambi rispettabili: quello che non prevede il gestore come figura strategica per la propria mission aziendale; quello che concepisce la propria attività come sinergica a quella del gestore che conosce il territorio e che, con gli anni, ha imparato a dialogarci. Ma non sarebbe meglio concedere la facoltà a entrambi di portare avanti il loro modello per poi verificare chi realizza i risultati migliori per il sistema?".
 

E questo come impatta sui territori?
"Il concessionario che sceglie di lavorare con gestori come quelli 'cresciuti' in As.Tro (che sanno come proporsi sui territori) beneficia di garanzie importanti: sa, per esempio, che quel gestore è in grado di capire dove è meglio e come è meglio aprire (o eventualmente non aprire) una sala, e come addestrare la rete generalista. Questo concessionario sa che il proprio gestore, che sul suo territorio ha scommesso e ci ha messo la propria 'faccia', eseguirà sempre uno sviluppo ordinato – decoroso – responsabile e non aggressivo verso la realtà locale che lo ospita, prevenendo orari penalizzanti e distanziometri espulsivi che non saranno più necessari se l’offerta di gioco sarà stata allestita con quella 'umanizzazione' che in molte aree del Paese è mancata".
 

Il gestore, quindi, come “password” per il territorio?
"Se al gestore di oggi, che magari da lavoro a 100 persone in una Provincia (oltre a 'servire' tanti bar e tabaccherie), diamo strumenti idonei per proporre un gioco lecito 'diverso e diversamente allestito', la sua credibilità imprenditoriale ed etica nei consessi territoriali aumenta al punto da diventare 'riferimento' per la politica di prossimità. Ciò è già accaduto in diverse zone grazie alle capacità di gestori As.Tro, e al sostegno ad essi garantito dall’Associazione".
 

E quali sarebbero gli strumenti?
"Francamente sono tanti, per alcuni As.Tro è in grado di provvedere, ma per altri occorre che 'il sistema' inizi a condividere qualche percorso, avviando almeno un riflessione simile a quella che in As.Tro si sta affrontando.
Prima cerchiamo di capire questi strumenti, poi affrontiamo i termini della nuova riflessione su cui As.Tro si sta concentrando.
Innanzitutto una rappresentanza di categoria 'territorializzata'. Questo è fondamentale per rendere il gestore un rappresentante di interessi diffusi e non particolari. Poi occorre la 'libertà imprenditoriale' di lavorare con quei concessionari che valorizzino il decoro dei punti vendita, la loro ubicazione 'non sensibile', e gli investimenti sulla formazione; last but not least, un concreto supporto proveniente dall’innovazione tecnologica del prodotto Awp; in qualche cassetto riposa un progetto tecnico di rinnovo dell’Awp allineato alle indicazioni dell’Osservatorio Nazionale sul Gap, che sicuramente aprirebbe innovativi confronti e dialoghi con i territori".
 
 
Quali?
"Facciamo alcuni esempi: una Awp che prevedesse avvisi socio-sanitari a pieno video a cadenze prestabilite, ma anche in occasione di una determinata spesa di gioco concentrata in un ridotto lasso di tempo, e che anche prevedesse sia il blocco operativo temporaneo dell’apparecchio dopo un determinato incasso in un determinato lasso di tempo, sia un orologio interno per determinarne la disattivazione negli orari sensibili, non sarebbe forse proponibile, diciamo in Piemonte ? E se il gestore avesse la possibilità facoltativa di acquistare sia il congegno odierno, sia quello innovato, non potrebbe forse tentare di utilizzare quest’ultimo là dove l’Awp odierna è stata considerata meritevole di espulsione?".
 
 
È vero, per alcuni strumenti citati As.Tro da sola non può bastare; la vostra riflessione interna ha pensato anche a questo?
"Certamente, ed è il nostro passaggio politico più importante, più evolutivo e più complesso degli ultimi anni. Vogliamo aprire dei confronti con tutti gli attori del sistema, forti solo della convinzione che la vecchia logica 'segmento contro segmento' si porti dietro fallimenti pregressi e fallimenti futuri, e per noi è inaccettabile seguire una linea perdente. Se 'il gioco non si fa più a Roma, ma sui territori', il sistema deve recuperare 10 anni di mancato confronto con le realtà locali, iniziando a spiegare quello che io definisco il 'verbo' della legalizzazione del gioco, che non è l’esaltazione della slot solo perché ha il nulla osta, ma è l’ammissione di colpa di una liberalizzazione esercitata senza i giusti perimetri di cautela, che conviene a tutti 'aggiustare' e non conviene a nessuno distruggere”.
 
 
Pare che As.Tro stia cambiando pelle: da associazioni di gestori a potenziale associazione di 'tutto'. Mirate a questo?
"Rappresentare i gestori mi basta e mi avanza, ma rappresentarli come si faceva 10 anni fa significherebbe farli fallire e basta. Sono convinto che il gestore sia già 'morto' in un sistema fatto di logiche bocciate dai territori, e il nostro desiderio di non far avverare questo evento ci spinge verso un progetto di confronto con tutti, che ovviamente non condurrò, proprio per non essere accusato di 'ingombranza' politica".
 

E chi allora?
"Il Centro Studi As.Tro, coordinato e diretto da Armando Iaccarino, una persona il cui
curriculum è chiaro nel definirlo persona competente a delineare percorsi strategici e operativi fondati su equilibri chiari, ma soprattutto condivisibili trasversalmente. Per anni sono stato accusato di non tutelare abbastanza bene i gestori perché 'non litigavo' coi concessionari; tuttavia, per non seguire le 'sirene rivoluzionarie', mi è sempre bastato pensare che, in un sistema concessorio, il gestore antagonista del concessionario non avesse agibilità imprenditoriale. Cercare un confronto su questioni complesse (come quelle che attengono al prodotto e all’evoluzione dei 'modelli'), necessita sicuramente di una figura dallo spessore 'tecnico' riconosciuto, e per tale ragione si è preferito incaricare un professionista a-politico per suscitare – da subito- attenzione e interesse".
 

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