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Il gioco ‘punto it’ visto dall’Europa

13 settembre 2014 - 07:40

Rimandato in competitività. Questo il voto ‘in rosso’ che l’European Betting and Gaming Association e la Remote Gambling Association danno del gioco online italiano. In questa intervista doppia, Maarten Haijer e Clive Hawkswood, rispettivamente segretario generale dell’Egba e chief executive dell’Rga, ne delineano i punti forti ma anche quelli deboli.

Scritto da Anna Maria Rengo
Il gioco ‘punto it’ visto dall’Europa

 

Che giudizio può essere dato del quadro legislativo del gioco online in Italia?

MH: “La legge sul gioco d'azzardo del 2010 ha creato l'opportunità per gli operatori europei di gioco online di offrire giochi d'azzardo ai cittadini italiani con una licenza italiana. Guardando il vasto numero di licenze che sono state rilasciate, è un grande successo. Tuttavia i consumatori italiani stanno giocando sempre di più con siti web che non sono regolamentati in Italia perché vi si può facilmente trovare un'offerta più competitiva. Questo indica chiaramente che il costo totale per gli operatori (la combinazione di tassazione e costi di rispetto della normativa) della licenza italiana è troppo alto e dovrebbe essere affrontato urgentemente in modo da garantire che i consumatori italiani rimangano a giocare nell'ambito del quadro normativo italiano”.

CH: “Il regime italiano rimane uno dei migliori all'interno dell'Ue, ma la pressione fiscale è ancora superiore a quella ideale e vi sono una serie di dettagliate restrizioni di prodotto che possono rendere i prodotti meno attraenti per i clienti rispetto a quelli offerti in altre giurisdizioni”.

Come si potrebbe rendere l'offerta di gioco online in Italia più attraente?

MH: “Più cooperazione tra le autorità degli Stati membri in generale e un approccio più europeo al gioco d'azzardo potrebbero contribuire a migliorare la qualità delle offerte. Con più Stati membri che introducono piani nazionali di rilascio di licenze, gli operatori regolamentati affronteranno presto i 28 diversi schemi di requisiti normativi nell'Ue. I costi di regolamentazione stanno diventando insopportabili e gli operatori regolamentati non possono sostenere la concorrenza di un'offerta non regolamentata e non tassata. Questo sta già avvenendo in Italia e in altri mercati regolamentati e vi è l'urgente necessità di standardizzazione e cooperazione tra le autorità di regolamentazione. Un passo avanti sarebbe consentire agli operatori di unire le puntate dei giocatori di poker in tutti gli Stati membri, in modo da aumentare il premio in denaro per i giocatori, il che renderebbe il gioco regolamentato innegabilmente più attraente per tutti i consumatori europei. Per le scommesse sportive, tassare il reddito di gioco lordo degli operatori invece del fatturato allineerebbe non solo le disposizioni italiane con le norme internazionali, ma creerebbe anche un migliore ritorno ai giocatori. La possibilità di vincite più elevate aumenta la canalizzazione dei giocatori all'offerta regolamentata, elemento cruciale per garantirne la tutela”.

CH: “È tutta questione di offrire la migliore gamma di prodotti a un prezzo competitivo. Più un mercato non è in grado di farlo, tanto più è probabile che i clienti cercheranno altrove un valore e una scelta migliori. Questo non è giusto per le società che sono regolate e pagano le tasse, ma è la realtà della situazione in ogni giurisdizione in cui l'offerta fornita da operatori nazionali non è abbastanza attraente”.

La lotta che l'Italia sta facendo ai siti 'dot com' è giusta e quale potrebbe essere la soluzione da adottare?

MH: “Gli sforzi compiuti dal regolatore italiano per incanalare i giocatori verso l'offerta autorizzata dovrebbero essere incoraggiati. Il modo appropriato per farlo è rendere l'offerta regolamentata più attraente per i giocatori. Inoltre è importante arrivare alla radice del problema e valutare perché i giocatori vanno all'offerta dot com. Nella stragrande maggioranza dei casi i giocatori vi si rivolgono perché alcuni giochi sono vietati o le vincite potenziali sono minori. Pertanto, l'imposizione di regole inutili e troppo onerose è in ultima analisi a beneficio dei siti dot com. La soluzione sta nel trovare il giusto equilibrio consentendo un'offerta completa di prodotti che viene monitorata dal regolatore nazionale”.

CH: “Il problema di questo approccio è che si concentra sul lato dell'offerta dell'equazione. In altre parole, viene fatto un grande sforzo per interrompere la fornitura del gioco offerto da società con sede fuori d'Italia. Questo può avere successo solo parzialmente. È molto più efficace, se possibile, affrontare la questione del gioco non italiano. Ciò inviterebbe alla revisione di alcuni regolamenti (per esempio, si potrebbe fare di più per la liquidità del poker?) e a ridurre la pressione fiscale. Fino a quando non si potrà fare qualcosa per aumentare l'attrattiva del gioco con licenza per i clienti italiani, il problema persisterà e la sola questione sarà quanto è grande il mercato nero”.

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