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Gioco, Petroni (Deloitte): 'Italia apripista nelle regole'

16 novembre 2019 - 09:00

Luca Petroni, Partner di Deloitte Financial Advisory Srl, evidenzia il ruolo da apripista del modello normativo italiano in materia di gioco, e i vari fronti di innovazione sui quali l'industria si sta, con successo, confrontando.

Scritto da Amr
Gioco, Petroni (Deloitte): 'Italia apripista nelle regole'

 

Industria sana in contesto regolatorio sano. Questo, parafrasando l'antico detto latino, potrebbe essere la filosofia dell'Italia in materia di gioco, pur con degli elementi di incertezza e di preoccupazione, a cominciare dalle scelte portate avanti dal Governo gialloverde e per proseguire con il lavoro che intenderà svolgere quello giallorosso.


Ne parliamo con Luca Petroni, Partner di Deloitte Financial Advisory, Srl che, assieme con il Centro Arcelli per gli Studi monetari e finanziari dell’Università Luiss Guido Carli (Casmef) ha condotto una ricerca sul gioco online.


Nell'ambito di un contesto internazionale di eccellenza e di innovazione in materia di gioco, come si può collocare l'industria italiana?
“Nella ricerca che abbiamo condotto nel 2019 siamo andati a esaminare anche il contesto regolamentatorio e sotto questo profilo è emerso che quello italiano è considerato un'eccellenza e viene preso ad esempio in vari Paesi tra cui, in questi ultimi anni, l'America Latina. Si tratta di una regolamentazione che viene da lontano e che nasce dalla necessità di combattere il gioco illegale, una vera piaga nel nostro Paese, soprattutto in passato. Grazie all’efficacia della nostra regolamentazione siamo riusciti a contrastare fortemente questo fenomeno.
La ricerca ha poi analizzato le tendenze del gioco online. L'Italia viene subito dietro il Regno Unito, un Paese maturo sul gioco in generale, e anche la Spagna sta crescendo moltissimo. Certamente nel settore del gioco online l'innovazione ha un importante significato.
Osserviamo inoltre come il gioco si stia spostando dal fisico all'online, che ancora pesa poco, circa l’8 percento della raccolta totale, ma sta crescendo. Ciò dipende dalla diffusione del Pc e soprattutto degli apparati mobile, i preferiti dai millennial, che sono uno dei principali target delle società di gioco.
Dall'altro lato, tra grafiche 3D molto attrattive e social, si tratta di un mercato molto attraente, che avvicina al gioco anche il pubblico femminile, più portato a giocare online che offline, in quanto i siti fisici sono considerati degli ambienti prettamente maschili e che non mettono a proprio agio le giocatrici.
Ciò che è inoltre emerso è che il gioco online si presta ad essere meglio presidiato per combattere i fenomeni distorsivi: si possono mettere blocchi, fissare dei limiti di spesa o di tempo, sospendere il giocatore se emergono delle problematiche comportamentali; peraltro, in Italia, il gioco problematico risulta allineato alla media europea e si attesta a circa l’1 percento sul totale della popolazione adulta e, sotto questo aspetto, la tecnologia ci consente tempestivamente di combattere eventuali comportamenti compulsivi”.
 

Quali sono i fronti dell'innovazione sui quali l'industria del gioco deve concentrarsi?
“Sulla grafica e sul gioco stesso per quanto riguarda la sua appetibilità e attrattività. Anche la realtà aumentata e quella virtuale sono opportunità che possono essere sfruttate, come pure l'utilizzo delle criptovalute”.
 
 
Il settore del gioco svolge un ruolo da pioniere nell'innovazione o, come molti altri del resto, è un beneficiario nell'innovazione altrui?
L'utilizzo di criptovalute nel gioco, una volta che il mercato le reputa mezzi di pagamento sicuri ed affidabili, può dare un impulso allo sviluppo di queste forme di pagamento. Ma soprattutto ritengo che l'aspetto sociale del gioco online permetta di combattere fenomeni di assuefazione e di controllare i flussi di denaro. L'Italia si sta difendendo bene anche nello sviluppo di piattaforme tecnologiche al servizio del mondo del gioco”.
 
 
Quali scenari si possono prospettare per il mondo del gioco?
“Da un lato, come detto, ci sarà un parziale effetto-sostituzione tra gioco fisico e online, dall'altro i trend ci confermano che il mercato continuerà a crescere. Ma soprattutto mi soffermerei sul discorso della pubblicità: l'Italia è il primo mercato europeo dove c'è il divieto assoluto e questo la penalizza molto. Una pubblicità regolamentata serve, anche per promuovere il mercato del gioco legale e veicolare i messaggi del gioco responsabile. A mio parere un divieto così forte andrebbe rivisto e può penalizzare il gioco legale a vantaggio di quello illegale”.
 

E quanto all'aumento della tassazione che c'è stata negli ultimi anni?
“Se da un lato può contrarre la crescita del gioco, dall'altro le società, se hanno margini minori, saranno portate a fare dei risparmi. Certamente nel gioco online i costi sono molto ridotti, non c'è il personale di quello fisico e i margini sono più alti”.
 

Al di là dell'innovazione tecnologica, in quali altri campi il gioco deve puntare a eccellere o comunque a investire?
“Si dovrebbe destinare parte dei proventi del gioco al contrasto al Gap, territorialmente, con delle campagne mirate. Ma già oggi le società sono impegnate in iniziative sociali sul territorio in quanto loro stesse, dalle interviste che sono state fatte nel corso della ricerca, vogliono minimizzare i danni sociali che può provocare il gioco in alcune fasce della popolazione.
Chi non innova è destinato a morire e chi si ferma è perduto. Soprattutto ora che non si può più pubblicizzare il gioco, servono aziende dinamiche, che abbiano un forte accento di innovazione sul prodotto e che in maniera anche indiretta riescano a trovare dei modi per sensibilizzare il giocatore”.
 

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