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Gianluca Buonanno: “Lotta al match fixing, una scommessa europea”

20 dicembre 2014 - 10:13

Dall’Italia a Strasburgo con una grande attenzione al fenomeno delle partite truccate, da contrastare con qualsiasi mezzo, ma anche alla necessità di garantire la sicurezza dei giocatori. Questa la nuova sfida, stavolta europea, del leghista Gianluca Buonanno, che ha lasciato Montecitorio per il Parlamento Ue.

Scritto da Anna Maria Rengo
Gianluca Buonanno: “Lotta al match fixing, una scommessa europea”

 

Quali iniziative in materia di gioco, anche online, e di lotta al fenomeno del calcio scommesse auspica vengano portate avanti in questa legislatura europea?

“L'Europa dovrebbe affrontare con più coraggio ed efficacia questo tema. Nel 2011 è stato pubblicato un cosiddetto libro verde Ue sul gambling. Ne condivido i contenuti generali ma sinora il documento è rimasto un'affermazione di principio.

La Commissione dovrebbe agire con maggiore concretezza sul punto al fine di preservare l'integrità dello sport e prevenire risultati truccati, agire contro le frodi e il riciclaggio, proteggere i consumatori e le categorie più vulnerabili soggette a dipendenza patologica e migliorare la cooperazione amministrativa tra gli Stati membri. Gli utenti del gioco crescono ma non riscontro una crescita proporzionale dell'attenzione dell'Europa sul punto. Ho presentato un'interrogazione alla Commissione Europea in punto sicurezza degli scommettitori nelle partite di cartello e mi aspetto un riscontro”.

La regolamentazione del gioco è lasciata principalmente agli stati membri. È d’accordo con questa impostazione o auspicherebbe una maggiore armonizzazione in ambito comunitario?

“Servono regole serie, efficaci e che tutelino gli scommettitori e gli utenti del settore. Se fosse l'Europa a presentarle sarei il primo a sostenerle, purché siano davvero di buon senso e non comportino un incremento dei costi, delle spese e siano davvero dirette alla tutela del sistema senza aumentarne la burocrazia”.

Cosa ne pensa del fatto che di gioco non si occuperà più il commissario al Mercato interno ma quello all’Economia digitale?

“Guardi, mi lasci dire la mia sulla ripartizione delle competenze dei Commissari nella nuova Commissione Juncker. Stiamo assistendo a un fenomeno poco virtuoso per cui al fine di non creare figure di Commissari eccessivamente forti si è preferito spezzettare tra più Commissari le competenze che sarebbe sensato mantenere intatte in capo ad un singolo Commissario. Risultato, un singolo Commissario può fare poco e il potere di coordinamento resta saldamente nelle mani del presidente Juncker, ma questo signore a chi rende conto e chi gli detta l'agenda? Non sembrava possibile ma l'Europa si sta allontanando ancora di più da un trasparente rapporto coi cittadini”.

Lei ritiene che il gioco patologico e quello illegale siano delle problematiche reali in Europa? Come andrebbero, nel caso, affrontate?

“Ha citato due problematiche drammatiche che stanno producendo danni enormi alla società. Il gioco deve restare un divertimento, se produce effetti patologici e distrugge famiglie è necessario fare qualcosa. Un'osservazione sul tema, negli Stati europei dove la crisi ha colpito meno e dove la piaga della disoccupazione non ha morso come in Italia, la dipendenza patologica al gioco è sensibilmente minore. Riportiamo lavoro e crescita in Italia ed anche questo fenomeno diminuirà. Il problema della dipendenza non potrà venire risolto da una semplice legge, spesso ha origini complesse e difficilmente identificabili ma sarebbe irresponsabili estendere l'offerta senza criteri e senza tenere conto delle conseguenze sociali”.

Volgendo lo sguardo all’Italia, cosa ne pensa delle misure sul gioco contenute nella legge di Stabilità?

“Non le condivido, il Governo punta solo a fare cassa”.

In Italia si assiste al sovrapporsi di normative locali in materia di gioco. Ritiene che l’attuazione della legge delega riuscirà a mettere ordine a livello nazionale e a dare regole certe e uniformi?

“Il sistema non è razionale e il sovrapporsi di norme amministrative creano una burocrazia folle la cui logica non può essere condivisa. Tuttavia il problema non sta nell'Ente che norma ma nel fatto che questo ente non possa in autonomia regolare il sistema. Una buona norma può essere fatta a livello locale meglio che non a livello nazionale. Un esempio, se le Regioni potessero istituire autonomamente casinò e case da gioco assisteremmo ad un fenomeno virtuoso per cui una prima Regione che attira appassionati e turisti e che arricchisce l'indotto, hotel, ristoranti, negozi etc etc., verrà imitata dalle Regioni vicine che vorranno anch'esse partecipare al fenomeno di crescita. Ne guadagnerebbe l'economia, il settore e i lavoratori del settore e si darebbe un grande contributo alla crescita economica dei territori che ospiterebbero queste strutture. Il solo Governo nazionale in questo caso costituisce un freno all'economia e non un volano”.

Che cosa ne pensa dell’idea di restringere l’offerta di gioco a fronte dell’apertura, per esempio, di uno o più casinò per regione?

“Dovremmo guardare alla luna e non fermarci al dito che la indica. Bisogna lavorare per attirare utenti e investitori stranieri nel nostro paese, il quale potrebbe offrire agli appassionati del gioco e delle strutture di gioco le migliori attrattive al mondo. Un esempio, nazioni in via di sviluppo, quali le Filippine, stanno costruendo un'offerta turistica legata al gioco con l'obiettivo di attirare appassionati asiatici, cinesi, giapponesi e coreani che notoriamente sono grandi fruitori di tali strutture. I filippini stanno attirando investimenti per miliardi di dollari, sono nate strutture alberghiere da far invidia a Las Vegas e Montecarlo, l'occupazione è in boom e tutti i settori economici ne stanno giovando. Così a Singapore ed in altri Stati”.

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